DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

THE PASSION. Il film e molto altro




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IL FILM 








LA PASSIONE DI CRISTO di MEL GIBSON. 

VIDEO E LETTURA TEOLOGICO-SPIRITUALE DEL FILM



Una Passione di violenza e di amoreDi Vittorio Messori




Nella saletta insonorizzata la luce si riaccende dopo due ore e sei minuti...

Non siamo che una dozzina (io il solo giornalista), consapevoli di un privilegio: per invito di Mel Gibson e del produttore Steve McEveety della Icon Films il Corriere è il primo giornale in Europa a vedere sullo schermo la cassetta appena giunta da Los Angeles con la copia finalmente definitiva. Quella stessa che mercoledì prossimo sarà in duemila sale americane, in cinquecento inglesi, in altrettante australiane, quella la cui attesa ha mandato in corto circuito tutti i siti Internet e che nella prima settimana recupererà (i book-maker lo danno per certo) i 30 milioni di dollari della produzione. Il Papa stesso non ha visto che una versione provvisoria, mancante tra l’altro di parte delle musiche. Ma sì, stasera siamo i primi, gli italiani dovranno attendere sino al 7 aprile, i francesi e gli spagnoli addirittura sino a giugno. Quando finiscono di scorrere i titoli di coda, dove i nomi americani si alternano a quelli italiani, dove i ringraziamenti al Comune di Matera si affiancano a quelli per teologi e specialisti di lingue antiche, dove Rosalinda, la figlia di Celentano (il diavolo) sta accanto a un’ebrea romena (la Madonna), quando il tecnico abbassa la leva che ridà la luce, nella saletta continua il silenzio. Due donne piangono, quietamente, senza singhiozzi; il monsignore in clergyman che ho accanto è pallidissimo, gli occhi chiusi; il giovane segretario tormenta nervoso un rosario; un timido, solitario inizio di applauso si spegne subito, nell’imbarazzo.

Per molti, lunghissimi minuti nessuno si alza, nessuno si muove, nessuno parla. Dunque, quanto ci annunciavano era vero: The Passion of the Christ ha colpito, l’effetto che Gibson voleva si è realizzato in noi, prime cavie. Per quanto vale, io stesso sono sconcertato e muto: per anni ho passato al vaglio, una per una, le parole del greco con cui gli evangelisti narrano quegli eventi, nessuna minuzia storica di quelle 12 ore a Gerusalemme mi è sconosciuta, ne ho tratto un libro di quattrocento pagine che Gibson stesso non ha ignorato. So tutto. O, meglio, scopro adesso che credevo di sapere: tutto cambia se quelle parole si traducono in immagini di una tale potenza da trasformarle in carne e in sangue, in segni graffianti di amore e di odio.


LA SCOMMESSA - Mel lo ha detto con l’orgoglio unito all’umiltà, con il pragmatismo impastato al misticismo che forma in lui un miscuglio singolare: «Se quest’opera dovesse fallire, per cinquant’anni non ci sarà futuro per il film religioso. Qui dentro abbiamo buttato il meglio: soldi quanti ne occorrevano, prestigio, tempo, rigore, carisma di grandi attori, scienza degli eruditi, ispirazioni dei mistici, esperienza, tecnica d’avanguardia. Ci abbiamo buttato, soprattutto, la nostra certezza che valeva la pena, che ciò che successe in quelle ore riguarda ogni uomo. Con questo Ebreo avremo a che fare per sempre, tutti, dopo la morte. Se non la spuntiamo noi, chi potrà farcela? Ma la spunteremo, ne sono certo: il nostro lavoro è stato accompagnato da troppi segni che me lo confermano». In effetti sul set è avvenuto assai più di quanto non si sappia, molto resterà nel segreto delle coscienze: conversioni, liberazioni dalle droghe, riconciliazioni tra nemici, abbandono di legami adulterini, apparizioni di personaggi misteriosi, esplosioni di energie straordinarie, figuranti lucani che si inginocchiavano al passaggio dello straordinario Caviezel-Gesù, persino due folgori, una delle quali ha colpito la croce, e che non hanno ferito alcuno. E, poi, coincidenze lette come segni: la Madonna con il volto dell’attrice ebrea a nome Morgenstern che, lo si è notato solo dopo, è, in tedesco, la Stella Mattutina delle litanie del rosario.
Gibson si è ricordato del monito del beato Angelico: «Per dipingere il Cristo, bisogna vivere con il Cristo». Il clima, tra i Sassi di Matera e gli studi di Cinecittà, sembra essere stato quello delle sacre rappresentazioni medioevali, dei cortei dei flagellanti davanti alle reliquie dei martiri. Un Carro di Tespi del Trecento, per il quale, ogni sera, un prete in talare nera, quella con la lunga fila di bottoni, celebrava una messa al campo, in latino, secondo il rituale di san Pio V. Proprio qui, in effetti, è la ragione vera della decisione di far parlare gli ebrei nella loro lingua popolare, l’aramaico, e i romani in un latino basso, da militari, che ferisce le orecchie di noi, vecchi liceali, abituati alle raffinatezze ciceroniane. Gibson, cattolico amante della Tradizione, è coriaceo assertore della dottrina ribadita al Concilio di Trento: la Messa è anche pasto fraterno ma è innanzitutto sacrificio di Gesù, rinnovazione incruenta della Passione. Questo è ciò che importa, non è il «capire le parole», come vogliono i nuovi liturgisti di cui Mel sbeffeggia la superficialità che gli appare blasfema. Il valore redentivo degli atti e dei gesti che hanno il vertice sul Calvario non ha bisogno di espressioni che chiunque possa capire. Questo film, per il suo autore, è una Messa: che, dunque, sia in una lingua oscura, com’è stata per tanti secoli. Se la mente non comprenderà, tanto meglio, ciò che conta è che il cuore capisca che tutto quel che è avvenuto ci redime dal peccato e ci apre le porte della salvezza. Proprio come ricorda la profezia di Isaia sul «Servo di Jahvé» che, a tutto schermo, è messa come prologo all’intera pellicola. Il prodigio, comunque, mi è sembrato verificarsi: dopo un po’, si abbandona la lettura dei sottotitoli per entrare, senza distrazioni, nelle scene - terribili e meravigliose - che bastano a se stesse.


LA QUALITÀ - Sul piano tecnico, l’opera appare di una qualità altissima, tanto che i precedenti film su Gesù potranno sembrare ridotti a parenti poveri e arcaici: in Gibson, luci sapienti, fotografia magistrale, costumi straordinari, scenografie scabre e, quando necessarie, sontuose, trucco di incredibile efficacia, recitazione di grandi professionisti, sorvegliati da un regista che è anche un loro illustre collega. Soprattutto, effetti speciali talmente mirabolanti che, come ci diceva Enzo Sisti, il produttore esecutivo, resteranno segreti, a conferma dell’enigma dell’opera, dove la tecnica vuole essere a servizio della fede. Una fede nella versione più cattolica - non a caso il compiacimento del Papa e di tanti cardinali, Ratzinger non escluso - di cui The Passion è un manifesto che gronda simboli che solo un occhio esercitato discerne in pieno. Occorrerebbe un libro (due, in effetti, sono in preparazione) per aiutare lo spettatore a capire.
In sintesi estrema, la «cattolicità» radicale del film sta innanzitutto nel rifiuto di ogni demitizzazione, nel prendere i vangeli come cronache precise: le cose, ci viene detto, sono andate così, proprio come la Scrittura le descrive. Il cattolicesimo sta, poi, nel riconoscimento della divinità di Gesù che convive con la sua piena umanità. Una divinità che erompe, drammaticamente, nella sovrumana  capacità di quel corpo di subire una quantità di dolore come mai alcuno né prima né dopo, in espiazione di tutto il peccato del mondo. Ma la «cattolicità» radicale sta anche nell’aspetto «eucaristico», riaffermato nella sua materialità: il sangue della Passione è intrecciato di continuo al vino della Messa, la carne martoriata del corpus Christi al pane consacrato. E sta, pure, nel tono fortemente mariano: la Madre e il Diavolo (che è femmina o, forse, androgino) sono onnipresenti, l’una con il suo dolore silenzioso, l’altro - o l’altra - con il suo compiacimento maligno. Da Anna Caterina Emmerich, la veggente stigmatizzata, Gibson ha preso intuizioni straordinarie: Claudia Procula, la moglie di Pilato, che offre, piangendo, a Maria i panni per raccogliere il sangue del Figlio è tra le scene di maggior delicatezza in un film che, più che violento, è brutale. Come brutale fu, appunto, la Passione. Il Pietro disperato dopo il rinnegamento, si getta ai piedi della Vergine per ottenere perdono. Credo, comunque, che l’importanza, anche teologica, attribuita alla Madonna nonchè l’eucarestia, non spiritualizzata, non ridotta a «memoriale» ma vista nel modo più materiale, dunque cattolico (la transustanziazione ), creeranno qualche disagio nelle chiese protestanti americane che, senza avere visto il film, già si sono organizzate per favorirne la diffusione.
Se al martirio sono dedicate due ore, due minuti bastano per ricordare che non fu quella l’ultima parola. Dal venerdì santo alla domenica di Pasqua, alla risurrezione, che Gibson ha risolto accogliendo una particolare lettura delle parole di Giovanni: uno «svuotamento» del lenzuolo funerario, lasciando un segno sufficiente per «vedere e credere» che il suppliziato ha trionfato della morte.
Antisemitismo o, almeno, antigiudaismo? Non scherziamo con parole troppo serie. A visione effettuata, penso abbiano ragione i non pochi, e autorevoli, ebrei americani che ammoniscono i loro correligionari di non condannare prima di vedere. Chiarissimo è, nel film, che ciò che grava sul Cristo e lo riduce in quello stato non è la colpa di questo o di quello, bensì tutto il peccato di tutti gli uomini, nessuno escluso. All’ostinazione nel chiedere la crocifissione da parte di Caifa (quel sadduceo collaborazionista che non rappresentava affatto il popolo ebreo, da cui era anzi detestato, il Talmud su di lui e sul suocero Anna ha parole terribili), fa più che abbondante contrappeso il sadismo inaudito dei carnefici romani; alle viltà politiche di Pilato che lo portano a violentare la sua coscienza, si oppone il coraggio del sinedrita - episodio aggiunto dal regista - che affronta il Sommo Sacerdote gridandogli che quel processo è illegale. E non è forse ebreo il Giovanni che sorregge la Madre, non è ebrea la pietosa Veronica, non è ebreo l’impetuoso Simone di Cirene, non sono ebree le donne di Gerusalemme che gridano la loro disperazione, non è ebreo Pietro che, perdonato, morirà per il Maestro? All’inizio del film, prima che il dramma si scateni, la Maddalena chiede, angosciata, alla Vergine: «Perché questa notte è così diversa da ogni altra?». «Perché - risponde  Maria - tutti gli uomini erano schiavi e ora non lo saranno più». Tutti, ma proprio tutti: «giudei o gentili» che siano. Quest’opera, dice Mel Gibson amareggiato da aggressioni preventive, vuol riproporre il messaggio di un Dio che è Amore. E che Amore sarebbe se escludesse qualcuno?



Analisi scena per scena

Le fonti nel dettaglio




LA PASSIONE DI CRISTO

THE PASSION OF THE CHRIST
di MEL GIBSON - 2004

Ultime dodici ore della vita di Gesù (con flashback del passato e resurrezione) - Questo film vuole mostrare la passione di Gesù Cristo proprio nel modo in cui è avvenuta (Mel Gibson). Girato in latino ed aramaico (traduzioni del Padre Gesuita William Fulco). Il monumentale compito di scegliere le location, il cast e di perfezionare la sceneggiatura ha richiesto 12 anni.(3)Tutto ciò che i vangeli raccontano trova riscontro in ciò che è davvero successo, cominciando dal Getsemani, sino alla tomba vuota all'alba della prima domenica della storia. I Vangeli, in questo film non sono leggenda: sono cronaca fedele.(Vittorio Messori)
La Icon [le riprese cominciano il 4 novembre 2002 a Craco, in provincia di Matera, dove è girata l'impiccagione di Giuda. Il set rimane nella città di Matera fino a dicembre, per poi trasferirsi a Cinecittà.(3) Esce nelle sale americane il 25 febbraio 2004, ed in Italia il 7 aprile 2004, Mercoledì delle Ceneri.](3) Singolare record: il film più discusso della storia ma in anticipo, cioè ancor prima della proiezione nelle sale. L'attesa è stata enorme e negli Stati Uniti è stato distribuito in 4500 sale; per un paragone, si pensi che "The return of the King", l'ultimo della "trilogia dell'Anello", di sale ne ha avute trecento in meno.(18) Le Fonti del film: testo di Matteo (una buona parte), Marco, Luca (abbastanza) e Giovanni (abbastanza), con alcuni elementi desunti dalla tradizione cristiana e dalla devozione popolare. Tra gli altri testi della Bibbia sono citati nel film i Salmi di lamentazione o supplica - sia in bocca a Gesù, sia in bocca alla madre - e alcuni testi profetici. Il film inizia con una citazione di Isaia 53: "Fu colpito per i nostri dolori" che è un testo tradizionale della lettura cristiana della passione. Gli Ebrei lo riferiscono al popolo ebraico, non al Messia, né al Gesù dei Cristiani. Gibson mette questa citazione in apertura come una chiave di lettura di tutto il racconto. Alcuni particolari sono desunti dagli Apocrifi, dalla tradizione popolare, dalla lettura mistica tedesca Katherina Emmerich, qualcuno dice anche da Papini. Comunque, quando utilizzano fonti successive ai Vangeli, come i diari della Emmerich o i testi di Papini, non si sa da dove essi attingono. L'immaginario del romanziere o della mistica si alimentano a un patrimonio che li precede. Allo stesso modo va considerata la fonte dei testi apocrifi. I primi tre Vangeli (Marco, Matteo e Luca) sono convergenti e dipendenti o da fonti comuni o da rapporti a livello letterario. Il quarto Vangelo invece non dipende dai primi tre, ma utilizza tradizioni che stanno sullo sfondo o a monte dei tre sinottici. Questa è l'impostazione attuale dell'origine dei Vangeli per capire come sono stati elaborati i racconti, frutto di una tradizione orale che è stata messa per iscritto a partire dalla metà degli anni 60 d.C.. Come dice Luca nel suo prologo - Lc 1,1-4 - molti hanno tentato di scrivere un resoconto ordinato degli avvenimenti, ma la documentazione sulla passione, senza i particolari narrativi, c'è già negli anni 50 con documenti databili: la prima lettera di Paolo ai Corinzi.(27)
Egli è stato trafitto per i nostri delitti,
schiacciato per le nostre iniquità;
per le sue piaghe noi siamo stati guariti.
Isaja 53 700 a.C.
La luna e la sua luce sono il simbolo del Padre... i peccati dell'uomo sono simboleggiati dalle nuvole, che oscurando la luce divina, lo gettano nella disperazione facendolo accasciare al suolo, prima di risollevarsi e schiacciare il serpente...(3)
Giardino degli ulivi del Getsemani [Cinecittà]

PietroGiovanniGiacomo [I 12 DISCEPOLI]
[Jim Caviezel...le iniziali dell'attore sono le stesse di Jesus Christus (latino) o Jesus Christ (inglese).(35)]

Giuda e i 30 denari d'argento [Fotografia: Gibson ha chiesto espressamente per tutto il film di ispirarsi ai quadri di Caravaggio per l'atmosfera di chiaroscuri, estrema sintesi della lotta fra il bene ed il male.(3)] La figura di Giuda è intensa perchè io mi ritrovo in lui, nel suo moralismo, nel suo tradire, nel suo pentimento, nel non credere che Dio ti possa perdonare per tutto quello che hai combinato.(35)

Agonia
Il diavolo tenta Cristo con la domanda inevitabile: "Come può qualcuno sopportare i peccati del mondo intero?" È troppo. Cristo quasi soccombe all'idea, ma poi prosegue con convinzione per portare avanti esattamente questo - per accogliere su di sé, secondo la volontà del Padre, i peccati del mondo intero...Vi è un forte senso, presente per tutto il film, del dramma cosmico del quale siamo tutti parte...qualcosa che, a parte Cristo stesso, è intuita chiaramente solo da Maria sua madre e dal demonio sempre presente.(29)
...il sudore di sangue nel giardino si trova solo in LucaGesù entrato in agonia, nella lotta, incomincia a sudare e le gocce cadevano per terra come sangue.(27)


Satana (vuol dire 'Avversario'), escono larve dal naso...le larve si nutrono di carne morta, e risiedono in cose decadenti...Gesù può vederlo, gli altri no.(3) Satana, il Tentatore, che appare inizialmente con caratteristiche androgene, con apparenza femminile ma con voce maschile, e che rivela la sua femminilità con il progredire del film e che appare infine al momento della crocifissione (con una tecnica visiva che ricorda William Wallace mentre guarda la sua amata durante la propria esecuzione) con un bimbo in braccio.(31) L'androgino, ovvero la falsificazione del bene (si rifà al Simposio di Platone)...l'indistinzione tra uomo e donna riflette la non-distinzione tra bene e male...Se la distinzione dei sessi fa parte del piano divino, il demonio mescola le essenze. Egli, l'Anomos per eccellenza, si balocca con nomi e forme, vi gioca fino a renderle irriconoscibili, deturpando insieme ad esse anche l'immagine del Creatore...sant'Ignazio descrive il demonio come colui che suole presentarsi sotto forma di «angelo di luce», mentre Isaia nel Vecchio Testamento si scaglia contro i mistificatori della verità: «Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre, che cambiano l'amaro in dolce e il dolce in amaro» (Is 5, 20). Mel Gibson: «Credo che il diavolo sia reale, ma non credo si mostri troppo spesso con corni, fumo e coda biforcuta. Il diavolo è più intelligente di così. Il male è fascinoso, attraente. Sembra quasi normale, quasi buono. Ma non del tutto. Questo è quello che ho cercato di fare col diavolo nel film. La faccia dell'attrice è simmetrica, in un certo senso bella, ma non completamente. Per esempio, le abbiamo rasato le sopracciglia. Poi l'abbiamo ripresa quasi sempre al rallentatore, così che non la si vede battere le ciglia, il che non è normale. Nel Getsemani abbiamo fatto il doppiaggio con una voce maschile, anche se l'attrice è donna. Questo è ciò che fa il male, prendere qualcosa che è buono e travisarlo un po'». Nella scena della flagellazione Satana compare tenendo in braccio la caricatura mostruosa di un infante. «Di nuovo», incalza Gibson, «è il male che distorce ciò che è buono. Cosa c'è di più tenero e bello di una madre e un bambino? Così il Diavolo prende questo e lo distorce solo un po'. Invece di una madre e un figli normali si ha una figura androgina che tiene un "bambino" di 40 anni con i capelli di dietro».(35)
Il serpente è il simbolo per antonomasia di Satana e del male. Il serpente tentatore.(3)

Non sono soldati romani ma le guardie del tempio sotto gli ordini di Caifa.(3) L'arresto nel monte degli Ulivi (Vangelo di Luca).(27)

Il bacio di Giuda
Pietro che guarda il traditore Giuda. Il vero nome di Pietro è Simone ma Gesù lo cambiò in Pietro che è greco per 'pietra', come Cefa è in ebraico.(3)
Giacomo

Giacomo che fugge.(3)
Giovanni (notare il vestito scuro).
Qui sembra Giovanni che fugge ma in realtà è Matteo.(3)
...Matteo ha la vestaglia bianca...Sappiamo da fonti storiche che Matteo osservò la scena e poi fuggì, e Gibson ha voluto inserirlo anche se per pochi attimi.(3)
Nella scena dell’arresto di Cristo nel Getzemani compare il ragazzo che fugge avvolto in un lenzuolo, che è la "firma" dell’evangelista Marco: un passaggio per nulla essenziale al racconto, che però Gibson ha voluto appositamente inserire.(37)
...Matteo.(6)
Pietro, il più audace di tutti, con un colpo di spada recise l'orecchio di uno dei servi del sacerdote, un certo Malcus, che cadde a terra tramortito.(1)

Malcus (o Malco). Era una guardia al servizio del Sinedrio e fu tra i soldati che arrestarono Gesù nel Giardino di Getsemani. Ci viene indicato per nome da Giovanni, che ci tramanda anche come Pietro ne taglia l'orecchio. Guarito da Gesù secondo Luca, i vangeli non ne fanno più menzione, ma la tradizione ritiene che il suo incontro con Gesù ne abbia cambiato la vita.(3) [Vangelo di Giovanni] la scena del taglio dell'orecchio destro di Malco, servo del sommo sacerdote, mentre la guarigione dell'orecchio si trova in Luca. Chi era mutilato non poteva diventare sacerdote. Quindi Giovanni in questa maniera fa capire che Pietro in qualche maniera  destituisce i candidati al sacerdozio ebraico. Ma Gesù lo guarisce e ordina di mettere via la spada. Dunque egli sceglie la non la violenza, e rifiuta la difesa armata. Gesù sana le ferite provocate dalla violenza umana.(27)



Maria [Maia Morgenstern, ebrea di origine rumena.(14) Morgenstern, che in tedesco significa "stella del mattino".(18)]. È sempre presente.(3)

Giovanni, pescatore e socio di Pietro..Fu l'autore dell'Apocalisse e secondo la maggioranza (ma non tutta) della tradizione, morì ad Efeso all'incirca nel 100 d.C.(3)



Giuda appare già pentito del tradimento, ma ormai è sopraffatto da Satana(3)
È Satana a comparirgli dinanzi sotto orribili sembianze.(3)
Un sacerdote che fornendo un sacchetto di monete chiede a qualcuno di portare quanta più gente al Tempio.(3)

Gesù portato nel cortile del Sinedrio...inizia il processo...
Maria Maddalena, Oriunda di Magdala, in Galilea. Recenti studi sembrano dimostrare come non si sia trattato di un vero e proprio processo, ma di un arresto seguito non da una condanna ma dalla decisione di investire della questione Pilato, pur se l'arresto rimane non legale. Per questo la Maddalena grida ai soldati l'illegittimità di ciò che è stato fatto.(3)
Nel film si pone anche il problema della legittimità del processo notturno davanti al Sinedrio. Questo sarebbe illegittimo, perché non si può fare una condanna capitale di notte e senza il plenum del consiglio, cioè la maggioranza dei sinedriti.(27) In meno di 24 ore viene pronunciata ed eseguita una condanna a morte senza che all'imputato sia offerta alcuna possibilità di impugnazione...in definitiva vengono violati i più elementari e fondamentali diritti che appartengono a ogni uomo che sia accusato di qualche crimine.(46)

Cassius
L'occhio destro rimarrà chiuso per i colpi ricevuti.(7)

Il primo flashback...
Professione paterna...simbolo dell'altare su cui Cristo si sacrifica per l'umanità. In questa scena Gesù dice che sta costruendo un tavolo alto per una persona ricca.(3)

Lo chiamava 'bari' cioè 'figlio mio'.(3)

Altre tre volte compariranno dei tavoli nel film.(3)
...ha sul giovane volto un sorriso sereno, l’unico del film.(12)


Tra gli elementi centrali: in tutto il film l'amore tra Madre e Figlio, tra la Madonna e Gesù, legame sempre presente con la stessa intensità dall'inizio alla fine.(7)

Maria...i teologi vedranno la corredentrice che liberamente offre il figlio al sacrificio.(37)
Claudia Procla o Procula, moglie di Pilato. Presente nel vangelo di Matteo (27,19).(3) Chiamata Claudia, ma non nel vangelo...ma nei V. apocrifi dal secondo secolo, quando i personaggi anonimi del Vangelo sono identificati con un nome. Ex: il centurione diventa Longino, poi San Longino, canonizzato seduta stante. Anche altri personaggi prendono nome nella tradizione apocrifa.(27) Le parole di Claudia da una nuova traduzione: "Nulla esca da te che sia contro quel giusto, perchè donne più importanti oggi sono state tormentate da un incubo angoscioso a causa sua". Le donne principali di cui parla potevano benissimo essere la sposa di Giuseppe d'Arimatea, la sposa di Nicodemo, o le sorelle di quest'ultimo, oppure alcune di quelle donne che, secondo Luca, assistevano Gesù e i suoi discepoli con i loro beni (Lc 8.1-3).(44 pg244)
Ponzio Pilato, 'Procurator cum potestatè della Giudea.(3) Il ruolo di Pilato e dei Romani corrisponde sostanzialmente al racconto dei quattro vangeli che tende a dare un'immagine favorevole di Pilato. Egli tenta a tutti i costi di salvare Gesù. Questo lo dice Luca: per tre volte Pilato dichiara: "Non trovo in lui nessuna colpa". Lo stesso si trova in MatteoMarco e Giovanni.(27) Secondo alcune leggende, pare che Ponzio Pilato sia nato ad Amiterno, antica e leggendaria città nelle vicinanze dell’Aquila, da cui, il capoluogo abruzzese, ebbe origine; sempre in questo luogo sembra che sia stata ritrovata anche una pergamena che potrebbe essere la sentenza di morte pronunciata contro il Nazzareno. In un’altra leggenda si sostiene che Pilato fosse nato a Bisenti in provincia di Teramo, dove vi è stata addirittura individuata la casa che diede i natali a cotale personaggio. (48)
Anna, suocero di Caifa. Membro dell'aristocrazia Sadducea fu il Sommo Sacerdote predecessore di Caifa. Continuò ad esercitare molta influenza anche senza l'investitura formale grazie anche ai vincoli parentali che lo legavano al suo successore. In molte fonti compresi i Vangeli il suo nome rimane legato alla carica di Sommo Sacerdote assieme a quello di Caifa, che però ne era formalmente l'unico titolare. Il Vangelo di Giovanni riferisce che Gesù fu portato da lui prima che da Caifa dopo l'arresto.(3)
Sadduceo Giuseppe Caifa, genero di Anna, occupò la carica di Sommo Sacerdote per quasi venti anni (18-36 DC), carica che era decisa dai Procuratori della Giudea. Fu il predecessore di Pilato a nominarlo. Durante la sua carica Gesù fu crocifisso. Caifa strappandosi gli abiti in segno di sdegno, ritiene inutili ulteriori testimonianze.(3)
[Vangelo di Giovanni] Lo schiaffo del soldato che, davanti a Caifa, domanda: "Così rispondi al Sommo Sacerdote?"Gesù chiede: "Perché mi percuoti? Se ho parlato male mostramelo".(27)La scena del dileggio con lo schiaffo, non da parte della soldataglia o dei custodi, ma di uno dei membri del Sinedrio corrisponde al testo di Matteo e Marco: "Incominciarono a schiaffeggiarlo e a chiedergli: indovina, profeta, chi ti ha schiaffeggiato?". Questa scena non c'è in Luca, né in Giovanni, ma solo in Marco e Matteo, che non esplicitano che è il soggetto dell'azione. Perciò si può pensare che quelli stessi che lo hanno accusato di bestemmia incomincino il pestaggio e il dileggio. In altri termini l'autorità ebraica si abbasserebbe a schiaffeggiare Gesù.(27)






Giuseppe di Arimatea. Presente in tutti e quattro i Vangeli, era personaggio autorevole in Israele, membro del Sinedrio, discepolo di Gesù ma di nascosto per via della sua posizione; ci dice Luca che si era invano opposto alla decisione di mettere a morte Gesù. È lui che ottiene da Pilato il corpo di Gesù, è lui che lo porta al sepolcro,è lui che compra il lenzuolo di lino in cui poi lo avvolge, è lui che mette a disposizione una bella e dignitosa tomba scavata nella roccia. Ha un ruolo breve ma importante, perchè rifiuta di essere coinvolto nel processo contro Gesù e protesta vivacemente. Neanche nel Sinedrio dunque, tutti i Sacerdoti volevano condannare Cristo. Fa un'apparizione fugace anche al momento della deposizione. (3)
Nicodemo. Due membri del Sinedrio, Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo, entrambi farisei ed entrambi segreti ammiratori di Cristo, quando si ribellano al processo, ne vengono allontanati e non vi partecipano più, non avendo quindi la possibilità di votare per l'innocenza. Votazione che tra l'altro, sembra non avere luogo. La denuncia di Nicodemo, cioè l'assenza di numerosi sacerdoti, e la stessa protesta sua e di Giuseppe d'Arimatea, forse indica come Gibson voglia limitare le responsabilità più gravi ai soli vertici e non all'intero Sinedrio.(3) Ci sono gli interventi di due personaggi che mettono in dubbio la legittimità. Si sa che uno è un personaggio del quarto vangelo, chiamato Nicodemo, membro del Consiglio. Poi c'è un altro che prenderà l'iniziativa di dare sepoltura a Gesù, Giuseppe di Arimatea, conosciuto nella tradizione di tutti i quattro Vangeli.(27)




"Prima che il gallo canti mi negherai per tre volte."(7) Solo in Luca si racconta l'incontro tra Gesù e PietroGesù voltatosi guardò Pietro che si ricorda delle parole di Gesù e piange.(27) Per Pietro la radice del tradimento era la vergogna nei confronti del mondo. Per noi la radice del rinnegamento non è soltanto nella vergogna, ma è soprattutto nell'adesione alla mentalità comune.(42)

La figura di Pietro è sconvolgente. La fragilità, lo sguardo, la memoria e il pentimento!(7) L’umanissimo tradimento di Pietro.(38)
Pietro anticipa il tempo del perdono, inginocchiandosi davanti alla Madonna, implorandone il perdono. Come succederà anche più avanti nel film, notate che Pietro si rivolge a Maria chiamandola "Madre".(3)

Pietro non osa farsi avvicinare dalla mano della Madonna perchè si sente traditore


La Madonna riesce a percepire la presenza di suo figlio in un modo particolare. Si adagia al suolo del tempio proprio in corrispondenza della cella sotterranea dove è tenuto Gesù.(3).Maria ha istantaneamente percepito la Sua presenza; chinatasi appoggiò la guancia e il cuore al terreno. Anche Gesù era consapevole della vicinanza di Sua Madre, e mentre l’inquadratura scende sotto la strada fino alla sporca caverna che era la Sua prigione, lo spettatore riesce a cogliere Gesù che stende la mano in un invisibile abbraccio con la donna che ama. Colui davanti al quale "le rocce si struggeranno come cera" (Giuditta 16,5) è stato separato da sua Madre, ma Essi sono uniti da un legame che va oltre le cose di questo mondo.(12)


I bambini, simbolo dell'innocenza, lo accusano del più terribile dei peccati esasperando i suoi rimorsi. Il senso di colpa è una potente arma di Satana, così Giuda invece di cercare il perdono si suicida.(3) L'episodio di Giuda che va ad impiccarsi si trova solo in Matteo e in Luca, ma negli Atti degli apostoli. Vi sono due versioni dell'episodio: secondo l'una Giuda si è impiccato, secondo l'altra si è squarciato come i traditori, secondo la tradizione del libro della Sapienza. Anche in questo caso alcuni elementi sono utilizzati dalla tradizione ebraica.(27)
Giuda. Il suo animo è tormentato, il suo volto sanguina, perchè dentro vi si annida una larva come nel diavolo della scena di Getsemani. Così come la larva compare nella narice del diavolo nel giardino degli ulivi, notate come Giuda strofina il naso sulla colonna del Sinedrio come per liberarsi di qualcosa e poi prima di restituire il sacchetto con i denari, anche con questo si strofina il naso. Ad un certo punto, due bambini gli si avvicinano, e presto deformandosi si rivelano per quello che sono: demoni. Lui può vederli, non gli altri. Lo inseguono e non lo lasciano in pace. Diventano ancora di più e lo conducono su di un colle isolato, continuando a maledirlo.(3) Ecco perchè quel campo è chiamato anche oggi 'Campo del sangue' (Matteo 27,8).(1) Belzebù letteralmente sinifica "il Signore delle Mosche". Ecco che le mosche che circondano Giuda simbolizzano che era ormai stato sopraffatto da Satana.(3) La disperata solitudine di Giuda.(38)
È la seconda volta nel film che vediamo un animale essere sotto i piedi. Ma mentre nel giardino degli ulivi Gesù aveva schiacciato il temibile serpente, questa volta non sono i piedi di Giuda a sopraffare l'innocuo animale, che seppure morto -anzi proprio per questo- è causa della morte di Giuda.(3) Si noti che Giuda era scalzo.(7)
Pochi giorni prima era stata la famosa Domenica delle Palme, e Gesù era entrato trionfante a Gerusalemme, in sella ad un asino. La vista della carcassa d'asino, forse esattamente lo stesso che aveva portato Gesù in trionfo, morto e pieno di larve, lo ha sopraffatto. L'asino infatti mostra in modo esplicito a Giuda il risultato del suo tradimento: la morte di Cristo. Giuda inoltre era forse il discepolo più desideroso di creare un regno di Cristo già su questa terra, e quella carcassa simboleggia anche i sogni di gloria di Giuda, che adesso appaiono in putrefazione, indicando come non ci siano più validi motivi per vivere, tutto è morto. Non è più il tempo dei rimorsi (i bambini sono scomparsi): è giunta l'ora della morte.(3)


Nel Sinedrio

La colomba è simbolo di pace e purezza, ma soprattutto è simbolo dello Spirito Santo, ...momento del battesimo lo Spirito di Dio discende sul Cristo sotto forma di colomba. La presenza dello Spirito Santo richiama chiaramente una espressione di Gesù che troviamo in Lc 12, 11-12: "Quando poi vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi del come e del che risponderete a vostra difesa, o di quello che direte; perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento stesso quello che dovrete dire." La coppia di colombe è il sacrificio del "riscatto" del primogenito proprio dei poveri. La presenza della colomba ricorda quindi a Gesù la presenza dello Spirito Santo e dell'amore di suo Padre a poche ore dal suo sacrificio. Ricordiamo che Noè per stabilire il livello dell'acqua dopo il diluvio utlizzò due uccelli: un corvo ed una colomba (solo questa poi tornerà con un ramoscello d'ulivo, a testimoniare la presenza della terra ferma).(3)
"Dunque sei un re?" "È per questo che sono nato. Per testimoniare la verità agli uomini" Pilato gli ribatte laconico:"Cos'è la verità?".(3) Dialogo di Gesù con Pilato è ripreso da Giovanni.(27)

Erode Antipa, Tetrarca della Galilea (figlio di Erode il Grande, noto per la famosa strage degli innocenti.(3)) Da Luca la scena dell'incontro di Gesù con Erode Antipa, una figura effeminata, ambigua, circondato da una strana corte greco-romana. Luca è a conoscenza di tradizioni e informazioni di cui parla grazie ad alcuni parenti dell'ambiente di Erode Antipa come Susanna, moglie dell'amministratore di Erode. Luca vuole mostrare che due autorità autonome e politiche depongono a favore dell'innocenza di Gesù: Erode da una parte e Pilato dall'altra.(27)

...doppia la sua terribile presenza (il diavolo) con degli animali, come il serpente nell'Orto degli Ulivi, l'animale putrefatto nel suicidio di Giuda, il feroce leopardo nella corte di Erode. Ma anche i bambini dai volti deformi - uno addirittura è portato in braccio dal Diavolo in persona: sono un duplicato della sua azione malefica.(41)
Che cos'è la verità? Le sequenza di Pilato sulla verità sono prese da Giovanni.(31) "Quid est veritas?". Quelle stesse parole, anagrammate, contengono la risposta: "est vir qui adest" (è l’uomo che sta di fronte). Lo nota tre secoli più tardi Agostino d’Ippona.(47)
Il servo tremante

Barabba Lo scambio di Gesù con Barabba corrisponde al racconto di tutti e quattro gli evangeli. La richiesta di crocifissione da parte del popolo su istigazione dei capi Giudei, corrisponde al racconto evangelico. Dunque i Vangeli sono stati rispettati con qualche eccezione.(27)
È sempre Caifa a rispondere: che sia crocifisso!(3) "crucifige!" è scandito nel ristretto cortile di Pilato.(37)
Abenader. Figura leggendaria presente solo nei Diari di Emmerich...rassegnò le dimissioni e si fece battezzare con il nome di Ctesifone.(3)
Diverse volte nel film vedremo come Gesù abbia un forte impatto carismatico sulle persone che lo incontrano per la prima volta: MalcusClaudiaPilato, il cortigiano africano di Erode, ed in seguito AbenaderCassiusSimone di CireneVeronica, il ladrone buono. Nella scena che stiamo analizzando, persino Barabba, che è raffigurato ben poco umano, sembra per qualche attimo colpito e titubante quando guarda Gesù(3) Ognuno che guardava Giuda, Pietro, sua Madre, la Maddalena, il Cireneo, la Veronica, il soldato romano; ognuno era afferato, carpito, amato sin nel midollo. E io ho come riconosciuto quello sguardo. L'avevo già visto e lo vedo, in qualche modo, da dieci anni negli sguardi dei miei amici.(35)




La presenza dei capi giudei alla flagellazione di Gesù non corrisponde al racconto evangelico, che parla di una flagellazione fatta nel Pretorio o nel palazzo del governatore. Che fosse presente la folla oppure solo la corte o un gruppo di soldati non si sa. Nel film compare in primo piano sempre il gruppo di Giudei con la folla che sta sullo sfondo. Compare anche la madre di cui si riprendono gli occhi. I primi piani invitano a guardare la scena non sotto l'aspetto doloristico, ma con lo sguardo emotivo della madre che è coinvolta nel rapporto con il figlio. Questa presenza quasi continua della madre come una specie di refrain o di motivo musicale emotivo, va dal momento dell'arresto fino al processo e alla morte.(27)
...solo a 16 o 19 minuti di flagellazione...sulla Sindone risultano 121 colpi, e anche ammettendo che l'uomo della Sindone non fosse Gesù, questo vuol dire che una flagellazione di quei tempi richiedeva molto più tempo. Sulle flagellazioni documenti storici tramandano che, ad esempio, di un sopravvissuto alla flagellazione, si racconta fosse flagellato fino a che non gli si vide il bianco delle ossa. Riguardo alla violenza dei soldati, ricordo che all'epoca ridenti famigliole romane amavano divertirsi guardando i gladiatori, e, dopo poco, anche gente sbranata dai leoni.(35)
Il film è solo realistico: un uomo flagellato col tremendo flagrum romano (una frusta di catenelle metalliche terminante con punte acuminate) non può che uscirne con la carne a brandelli e letteralmente coperto di sangue.(18)

Le scene della flagellazione e della crocifissione, molto accentuate e insistite, si fondano su un solo verbo dei testi evangelici. Qui il regista ha sviluppato un certo dolorismo, perché i vangeli dicono: "Dopo averlo fatto flagellare lo consegnò". Un solo verbo, addirittura un participio, una cosa en passant - "dopo averlo fatto flagellare" - un tipo di castigo o pena, preludio o preliminare alla crocifissione. Era praticato dai Romani come misura deterrente nei confronti della popolazione. Nei vangeli un solo verbo "lo flagellarono", nel film invece una scena impressionante. Ma non si deve dimenticare l'iconografia della flagellazione, della colonna, di Gesù fustigato. Queste immagini sono presenti dal Medioevo fino al 1600. Insomma non farei a Gibson una colpa di aver insistito. Nel film si ha una duplice flagellazione, prima la fustigatio ebraica con il computo di 39 colpi. Per non rovinare una persona procurandole danno irreversibile nel Deuteronomio si prescrive di limitare a trentanove colpi, cioè quaranta meno uno. La legge viene rispettata alla perfezione. L'ufficiale che controlla conta in latino. La flagellatio prolunga la scena: si fa con le corde munite di ossicini o piombi che scarnificano. Gibson ha sviluppato il film liberamente utilizzando i due modelli di castigo e di pena.(27)
Lo scherno e le risa oscene che circondano Gesù evocano i volti spaventosi di Hieronimus Bosch.(38)


Claudia, abbandona il palazzo e suo marito per diventare cristiana.(1)
Io non sapevo che Gesù avesse sofferto così tanto.(36 - pg20)
I soldati romani, o alcuni di loro, sono delle bestie sadiche, non solo nel fare il loro lavoro, ma nel bivaccare nella loro crudeltà.(14)
Satana, il bimbo si gira: ha il volto deforme e peli sulla schiena, con le fattezze di un adulto.(3)




...quando finì la flagellazione erano circa le nove del mattino.(1)
...la sua soggettiva ci mostra il mondo capovolto, perchè il suo Regno non è di questo mondo (anche successivamente dopo la prima caduta).(3)
La corona di Spine - La scena dell'incoronazione di spine con il sangue che cola, in parte corrisponde ai Vangeli dove si dice: "Lo percuotevano, gli sputavano e lo deridevano". Questo ha un senso ben preciso: Gesù non è un re potente, ma è un re da burla. Dunque i cristiani sono scoraggiati dall'esaltare Gesù come re politico. Questa è l'intenzione dei vangeli. Nel film si sottolinea invece l'aspetto del dolore con una ulteriore forma di tortura attraverso la corona di spine messa sul capo.(27)

Chi è senza peccato scagli la prima pietra. - La scena dell'adultera è molto bella. Questo testo che è stato sballottato tra i Vangeli. Nessuno voleva avere questo racconto pericoloso perché Gesù non condanna la donna adultera. Si vede questa donna piegata che allunga la mano, ma non si vede il suo volto, se non quando tutti hanno gettato via le pietre della lapidazione. Dunque Gesù è condannato, lui che ha sottratto la donna alla condanna. Si richiama in modo simbolico la figura della donna che viene condannata quando esce dalla protezione del fratello o del marito o del padre, le figure maschili che controllano la donna nel mondo semitico di un tempo.(27)

La Maddalena. In ben due scene del film Gibson compare: sono sue le mani che infilzano e martellano il chiodo sui palmi di Gesù, e sua è la mano che solleva la Maddalena da terra.(3) La tradizione popolare ha sempre identificato questa donna con Maria Maddalena, così come ha identificato sempre con Maria Maddalena la "peccatrice" che ha bagnato i piedi di Gesù e li ha asciugati con i suoi capelli (Luca, 7, 36-50). Probabilmente questa "confusione" è nata a livello popolare per dare un nome alle due donne rimaste "sconosciute" nel Vangelo, e altrettanto probabilmente il processo di identificazione con la Maddalena è avvenuto perché lo stesso Vangelo di Luca (8,2), subito dopo l’episodio della "peccatrice" sopra citato, dice che da Maria di Magdala "erano usciti sette demoni"; quindi, a livello popolare penso sia stato facile identificare le due donne, e da qui altrettanto facile estendere l’identificazione anche all’adultera del Vangelo di Giovanni.(35)


Ecce homo! La scena dell'Ecce homo si trova solo in Giovanni. Gesù viene presentato in questa forma: "Ecco l'uomo".(27)
La lavanda dei piedi, un gesto di amore, nel momento in cui Pilato si lava le mani.(27)
Le mani di Ponzio Pilato. Da questa scena ha inizio un parallelismo che proseguirà per tutto il film fra la passione e l'eucaristia.(3) Pilato che si lava le mani si trova solo in Matteo ...rito ebraico che non ha nulla a che fare con il mondo greco-romano. Quando si trovava una persona uccisa in aperta campagna e non si sapeva da chi era stata uccisa, gli anziani dei villaggi vicini andavano sopra la persona uccisa, si lavavano le mani e recitavano una formula rituale: "Noi non siamo responsabili di questa morte". Questo è il rito che Matteo attribuisce a Pilato. Matteo che scrive (in greco) per una comunità che vive fuori dalla Palestina utilizza un rituale ebraico ripreso dal libro del Deuteronomio.(27)
E' una croce enorme, una croce latina a due bracci, due travi inchiodate. Questo storicamente non corrisponde alla realtà. Il regista segue un'immagine devozionale e tradizionale di Gesù, che la gente vede nelle Via crucis. Se avesse messo come fa con i due ladroni, una trave, il patibulum, con le mani dei condannati legate alle travi, la gente avrebbe detto: La croce dov'è? Anche le cadute di Gesù sotto la croce che non finiscono più, non solo tre...(27) La prima scena nella quale compare la croce, Gesù l'abbraccia. Dunque egli sembra appassionato, desideroso di affrontare la passione e quando si trova davanti la croce, sembra finalmente veder realizzato il suo sogno. ...Pone il problema del dolore. Che senso ha il dolore, se può essere oggetto di desiderio e ricerca? I primi piani del volto sofferente, colpisce lo spettatore, anche se è l'immagine della tradizione cristiana del volto di Gesù con la corona e tutto sanguinante. Il volto dà espressione al dolore umano. Questo è molto insistito utilizzando la tecnica dei primi piani che mostrano il corpo sfigurato, le replicate cadute, l'enorme profusione di sangue.(27)
Gibson ha fatto portare ai due ladroni il patibulum, mentre per Gesù che porta la croce ha scelto l'immagine tradizionale.(27)
Nei testi del Vangelo non si racconta nessuna caduta di Gesù: le tre cadute fanno parte - com'è noto - della devozione rituale della Via crucis.(24)

Solo 4 giorni prima era entrato a Gerusalemme in festa tra le Palme
Via crucis...anche la Madonna, oltre a Gesù, ha la facoltà di vedere il diavolo. Il diavolo, da figura isolata qual'era nel Giardino degli ulivi, si accompagna sempre a più gente: prima compare dietro i sacerdoti durante la flagellazione, e adesso è immerso nella folla.(3)Indimenticabile l'ultimo tratto della Via Crucis: Satana e la Vergine Maria ai due lati opposti della strada.(12)
Amore materno di Maria, sempre accanto al figlio.(38)


Il primo significato dello sguardo che la Madre porta al Figlio è una identificazione. Chi avrebbe creduto che il Creatore, perchè noi vivessimo il rapporto con tutte le cose, avrebbe dovuto perderle per poi riaverle! Sua Madre lo ha creduto subito.(26)




L'aspetto materno di Maria, che comprende subito come questa volta non le sarebbe possibile consolare Gesù come fatto parecchi anni prima, tuttavia Gesù si rafforza alla vista di sua madre, e riprende il cammino verso il Golgota, annunciando che grazie al suo sacrificio il mondo non sarà più lo stesso...questa scena si svolge di fronte la casa di Caifa, e difatti nel film vediamo le torce ai muri e un bel palazzo a corte sullo sfondo.(3)
Ho guardato Cristo, ho camminato con Lui, ho desiderato pulire la sporcizia che ricopriva il Suo Santo Volto...Volevo gridare le ultime parole di Simone di Cirene: "Fermatevi! Non avete fatto abbastanza? Fermatevi!". La Madre, però, non lo ha fatto e nemmeno Lui il Figlio, la vittima innocente...ha detto teneramente "Sono qui!". Egli ha risposto donando a Lei e a noi il segreto per ottenere la forza necessaria ad una sofferenza redentrice: "Ecco, io faccio nuove tutte  le cose".(riflessione spirituale di San Luigi di Montfort)...Giovanni Paolo II ha mostrato al mondo per un quarto di secolo come il semplice consiglio "attraverso la Madre fino al Figlio". Il momento più forte dell’amore di una madre è forse quello in cui la sua forza risoluta incoraggia i figli ad una sofferenza che il mondo non può capire ma che è radicata attraverso il suo valore redentore nel cuore aperto del Cristo.(12)
Cassius - "Chi è quella donna?" dice il centurione, e si sente rispondere che è la Madre del Nazareno. E inizia il percorso che lo porterà ad essere inondato dal suo sangue mentre gli trafigge il fianco, e a credere che quel sangue lo salva.(36)


È ancora Abenader a venire in soccorso di Gesù, come avvenuto durante la flagellazione.(3)
Ponzio Pilato. Verrà abbandonato da Claudia.


Solo Luca racconta l'incontro di Gesù sulla via della croce con le donne di Gerusalemme, alle quale egli si rivolge.(27)
Circa il ruolo delle donne nella Passione è interessante il gioco di contrasto tra il loro atteggiamento e l'aggressività bestiale del mondo maschile.(27)

Simone di Cirene - Quando il Cireneo viene chiamato dai soldati per aiutare Gesù a portare la croce ha, come prima reazione, quella di dire: "io non c’entro, non ho fatto niente, sono innocente". È la reazione più normale davanti al dolore, alla sofferenza: all’opposto l’esempio di Gesù, che accoglie la sofferenza come strumento di salvezza per sé e per gli altri.(5)
La figura del Cireneo...quell'abbracciare Cristo e la Croce alla fine del Calvario... chi non vorrebbe essere capace di farlo?(35)
La Veronica con la figlia adottiva di circa 9 anni(1). Non compare nei Vangeli, ma è una figura tradizionale della Via Crucis.(3) Il suo nome vero era Seraphia, era la moglie di Sirach (un membro del consiglio del tempio, era contrario a Gesù ma dopo fu indotto da Giuseppe D'Arimatea e Nicodemo a migliori sentimenti). Era nata a Gerusalemme ed era cugina di Giovanni Battista. Aveva almeno 5 anni più della Santa Vergine e aveva assistito al suo matrimonio con S.Giuseppe.(1) Presa dai Vangeli apocrifi (la Veronica e il velo, Dimaco il ladrone "cattivo").(31)
La leggenda narra che quando Gesù gli rese il panno, miracolosamente vi rimase impressa l'immagine del volto di Cristo. Il nome Veronica deriva infatti dal latino 'Vera' e dal greco 'eikon',e significa quindi 'vera immagine'. (3)
Aveva preparato un eccelente vino aromatico per confortare Gesù(1)
Il volto rimasto impresso nel panno . Sono presenti molti panni nel mondo che pretendono di essere l'originale usato da Veronica, uno dei quali è a San Pietro a Roma (3), A Torino (1), in Abruzzo a Manoppello (CH) "Secondo padre Pfeiffer, il modello dei modelli, la radice dell’albero genealogico che ha generato tutte le immagini del Signore è il Volto Santo conservato presso il santuario di Manoppello in Abruzzo...Prendendo le mosse dalla perfetta sovrapponibilità del volto della Sindone di Torino con il volto di Manoppello.... giunto a Roma da Costantinopoli, ipoteticamente attorno al 705...Esistono poi una serie di fatti storici e dati iconografici, che secondo me spiegano come da Roma il velo santo sia giunto a Manoppello in Abruzzo.(11)...

...Volevo gridare le ultime parole di Simone di Cirene: "Fermatevi! Non avete fatto abbastanza? Fermatevi!"(12)

Gesù cade più volte portando la croce, non solo tre. Questo particolare non è nei Vangeli.(27)

Non c'è amore più grande per un uomo che dare la propria vita per i suoi amici
Il cristianesimo è l’unica religione in cui Dio, invece di essere lontano e superiore, scende fra gli uomini e ne assume la sofferenza. È proprio questa la differenza che disturba tanto e fa del cristianesimo la religione meno compatibile con le altre, quella meno accettata dalla secolarizzazione.(5)
I continui flashback che fanno coincidere i momenti più acuti della Passione con passi del discorso delle beatitudini, della lavanda dei piedi.(18)





Il Monte del Golgota. Significa 'luogo del teschio' - forse perché vi erano stati trovati dei teschi, o perché era un luogo di esecuzione, o perché assomigliava un teschio, per la presenza di numerose grotte che ricordavano le orbite vuote. Era appena fuori dalle mura di Gerusalemme di allora.




La mano di Mel Gibson - L’uomo di fede cristiana dovrebbe vedere in questo gesto, che comunque rimane non rivelato nel film, un atto di pentimento e di riconoscimento del proprio peccato, dei propri peccati. In effetti ognuno di noi ha crocifisso Cristo, con i suoi peccati. Cristo con i suoi patimenti si è fatto peccato al posto del nostro peccato al fine di riconciliarci con il Padre.(36)

Pietro,Gesù,Giovanni e un altro discepolo (...quando si girava l'ultima cena, chi non aveva un ruolo "parlante" nel film, sapeva solo di essere "uno dei discepoli", senza sapere chi di preciso.(3))
...i soldati, per inchiodare Gesù, devono quasi strappargli la spalla per far combaciare la mano con il foro precedentemente praticato.(41)


Gli ultimi istanti prima che la croce sia issata rappresentano gli ultimi attimi della vita terrena di Gesù, e la Madonna raccoglie della terra, che non a caso lascerà cadere quando la croce sarà issata e suo figlio si avvierà ad ascendere al cielo.



Jesus Nazarenus Rex Iudaeorum (in latino e aramico) - Anche nel titulus, la tavoletta, abbiamo l'iscrizione: Iesus Nazarenus Rex Iudeorum e la grafia senza vocali dell'ebraico-aramaico, ma non in greco. Giovanni invece dice che l'iscrizione era nelle tre lingue: ebraico-aramaico, greco e latino.(27)


Il peccato è il nostro allontanamento da Dio, e Cristo deve provare ogni conseguenza del peccato dell'uomo, e la sensazione di essere abbandonato dal Padre è la più straziante.(3) Parallelo fra la croce che viene issata e il calice che viene alzato


Gesmas (o Gestas): Il ladrone cattivo. Il Calice che penzola (Non ho trovato il significato).(7) I due ladroni reggono sulle spalle solo la barra orizzontale, lo stipes.(18)



Dismas: Il ladrone buono.(3) Vangelo di Luca la scena dei due ladroni, che è abbastanza accentuata nel film, e la preghiera finale di Gesù: "Nelle tue mani affido il mio spirito".(27) ...il buon ladrone nel film è a sinistra di Gesù anziché a destra...Nell'unico Vangelo dove è narrato tale episodio (Luca 23, 39-43) non si specifica la rispettiva posizione dei due "malfattori"...non ne conosco la ragione, forse questa potrebbe riagganciarsi al fatto che lo stesso Gesù aveva detto  che nel Giudizio finale il Figlio dell’Uomo porrà i buoni (le "pecore") alla sua destra e i cattivi (i "capri") alla sua sinistra (Matteo, 25, 31-46). Nell'iconografia cristiana Disma il ladrone buono è sempre rappresentato a destra di Gesù. Il film è denso di riferimenti anche iconografici all'arte cristiana (ad esempio il sangue che spruzza copiosissimo sul soldato romano che gli trafigge il costato e su Maria sotto la croce mi ha fatto pensare ad una, anzi più d'una, analoga raffigurazione negli affreschi del convento di San Marco a Firenze).(35)

Il corvo rende fisicamente cieco chi già lo era spiritualmente, Gesmas(3)
Padre perdonali perché non sanno quello che fanno
Il Cristo in croce, poi, mi ha fatto ricordare un dipinto di S. Alfonso de' Liguori (il santo e Dottore della Chiesa era anche pittore, oltre che musicista, teologo moralista e fondatore): in esso il crocifisso è come inondato di sangue, così come appare nel film e come davvero deve essere stato.(18)


[Vangelo di Giovanni] spugna imbevuta, posta sopra una lancia. Il vangelo parla di hyssôpo, un ramoscello di un cespuglio che serviva ad aspergere con il sangue dell'agnello gli stipiti delle porte. Ma già nel '500 gli umanisti hanno letto in greco hyssô, che significa "lancia". Da qui deriva la scena della lancia su cui i soldati hanno messo la spugna imbevuta di aceto accostata alle labbra di Gesù morente.(27)
È andato in croce per liberarci dal fascino del nulla, per liberarci dal fascino delle apparenze, dell'effimero.(26)
Indicando in Giovanni suo figlio, Gesù si rivolge a sua madre chiamandola Donna, ad indicare come sia lei la donna di cui parla la Bibbia che schiaccia il serpente, e poi indicandola a Giovanni come "tua madre", indicando come la Madonna diventi la madre di tutti gli uomini.(3)
Ci ha amati fino alla fine (Gv 13,1). Cristo in croce è il peccato condannato dal Padre.(26)[solo in Giovanni] La scena di Gesù in croce che si rivolge alla madre e al discepolo amato si trova.(27)

[Vangelo di Giovanni] Le parole di Gesù: "Tutto è compiuto" e le parole : "Chinato il capo, spirò".(27)
«Verso le tre Egli gridò ad alta voce: "Eli, Eli, lamma sabachtani!", che significa: "Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato!" In quel momento il Signore pronunziò le sue ultime parole e morì, lanciando un altro grido che penetrò il cielo, la terra e sotto terra. Tutto era ormai compiuto.»(1)
Spirò!
Il pianto di Dio.

La goccia che cade dal cielo al momento della morte di Gesù, forse una lacrima di Dio, purifica gli uomini dal peccato proprio come l'acqua del battesimo.(3)


La lacrima di Dio che provoca il terremoto alla morte di Gesù è un accenno ad una possibile valenza teologica e simbolica della passione.(27)
Il terremoto ...molto vistoso nel film...come aveva minacciato Gesù: "Distruggerò questo tempio". L'annuncio della distruzione del tempio si trova nei Vangeli di Marco e Matteo, e fa parte delle delle accuse che porteranno Gesù alla condanna. Nel momento della morte di Gesù si ha non solo la rottura del velo, ma la fine della vecchia struttura templare. Questo è un elemento teofanico - una manifestazione di Dio - ripresa nell'Apocalisse dove i terremoti - grandi manifestazioni di Dio - squarciano la grande città di Babilonia, simbolo del potere.(27)
Spezzare le gambe ai condannati era un modo per velocizzarne la morte, ma questo a Gesù non viene fatto, e questo assume una duplice valenza. Non solo la Bibbia aveva annunciato che al Messia non sarebbero state spezzate le ossa, ma l'agnello pasquale andava mangiato senza spezzarne le ossa.(3) "Foste liberati con il sangue prezioso di Cristo" (Prima Lettera di Pietro 1,19); "Il Sangue di Gesù ci purifica da ogni peccato" (Prima Lettera di Giovanni 1,7) "Ci ha liberati dai nostri peccati con il suo Sangue" (Apocalisse 1,5).(36 pag59)
Cassius. Figura leggendaria che ritroviamo nei Diari di Emmerich....si battezzò con il nome di Longinus e fu quindi sepolto in Italia, nei pressi di Mantova.(3) [Vangelo di Giovanni] pratica romana del crurifragium, la spaccatura delle tibie per affrettare la morte dei crocifissi. Nel film l'ufficiale che dà l'ordine di spaccare le tibie dice in latino crura. Ai due crocifissi con Gesù viene fatto il crurifragium mentre a Gesù, già morto, per ordine dell'ufficiale viene dato il colpo di grazia e dal fianco esce sangue ed acqua. Questa scena del film è tratta dalle immagini medievali, dalle iconografie tradizionali, dove il sangue che fluisce abbondante e purifica, lava l'ufficiale che ha dato l'ordine. L'uscita di sangue e acqua chiude la parte che riguarda Giovanni.(27)



Satana in un Golgota inaridito simile all'inferno, urla contro il cielo. Pensava di aver vinto, ma il sacrificio di Gesù lo sconfigge togliendogli le chiavi dell'inferno, così il suo grido di vittoria si  trasforma nell'agonia della sconfitta.(3) In tutto il film c'è un crescendo di Satana: da solo all'inizio...sempre con più gente dopo...sembra che sta per vincere...ma alla fine sprofonda nelle visciere...!(7) Alla fine il diavolo è sconfitto. Questo corrisponde a un testo giovanneo: "Quando sarò innalzato da terra… il principe di questo mondo sarà cacciato fuori".(27)




Scena come immortalata nella famosa Pietà di Michelangelo. Il Figlio giace un’altra volta nel grembo della Madre. Anche se l’Uomo del Dolori è ora morto, non riesco a vedere altro in questa scena se non la Speranza Personificata...questa scena mi chiama ad aiutare, sostenere ed amare ogni sacerdote che il Padre Onnipotente pone nel raggio delle cure del mio cuore. Quando il sacerdote è giovane, sano e dinamico, il mio amore consiste nel sostenerlo con la preghiera, come Maria ha sostenuto Suo Figlio. Quando il sacerdote deve portare la sua Croce per la salvezza del mondo, voglio accompagnarlo nel mio ruolo di co-martire per la fecondità dei figli di Dio. Quando appare sfiduciato, spento, svuotato, vorrei che fosse il mio cuore – attraverso le mie preghiere, i miei sacrifici e il mio sostegno – quello da cui potesse trarre conforto. Senza di lui non ho alcuno Sposo Eucaristico; con lui Cristo si dà alla Chiesa fino alla fine dei tempi.(12)
La Resurrezione,l'evento non ha testimoni, perchè alla resurrezione bisogna crederci spinti solo dalla Fede. - La risurrezione è presentata in modo molto discreto, secondo il modello giovanneo del lenzuolo che si affloscia. Compare anche di profilo la figura di Gesù ritto in piedi. Anche questo è giovanneo.(27) Però la presenza di Gesù nella tomba, non più disteso, ma ritto in piedi, non corrisponde a nessun testo evangelico perché Gesù non appare nella tomba, dove ci sono uno o due angeli, come testimoni. Egli appare solo fuori della tomba. Il regista ha fatto questa scelta: la pietra si apre, entra la luce e poi la figura di Gesù vivo. Gibson ha risolto così il problema, perché la resa della risurrezione è difficile. E' più facile raccontare per filo e per segno la passione, la morte e tutte le sequenze di torture che non la realtà della risurrezione, non sperimentabile con gli occhi, ma solo attraverso la fede.(27)
Il punto nodale del film è costituito dalla croce e dalla resurrezione di Gesù, in cui si compie una volta per sempre il disegno salvifico di Dio (Eb 9,26).(6)
La discrezione della Resurrezione ti lascia un ultimo pensiero di pace. Quando esci dal cinema e ti immergi di nuovo nella realtà ti guardi intorno e pensi delle persone che ti stanno intorno: "Ma loro lo sanno?". Sono coscienti dell'immenso dono che abbiamo ricevuto? Io si, oggi più di ieri.(35)
Corpo completamente guarito eccetto i buchi dei chiodi. (il significato?)(7) Dentro il sepolcro, circondati da pareti di roccia. Si sente un rumore di pietra che si sposta, si vede una luce, le bende funebri si afflosciano svuotate dal di dentro (proprio così indica il verbo greco nei Vangeli: ecco perché i primi che arrivarono al sepolcro rimasero sconcertati), Gesù nel suo corpo risorto, forte e bellissimo, con le mani forate dai chiodi e il volto di chi torna da un lungo viaggio.(35)





APPUNTI SINTETICI

Mentre realizzavo questa pagina mi sono accorto dei mille particolari e dei mille significati che mi erano sfuggiti e che ho elencato e che spero possano essere colti più facilmente dopo la lettura. Questo è un film da vedere almeno 2 volte l'anno!(7)

La Madonna sentiva che la creatura che aveva in seno sarebbe dovuta, un giorno, morire - e questo ogni madre, cercando di non pensarlo, lo sente -, ma non che sarebbe risorto. Questo è l’avvenimento che unicamente è paragonabile al mistero dell’inizio; come si è formato il seme dentro il suo seno, così, raggiunta la maturità del tempo, sarebbe risorto; quell’uomo sarebbe risorto. Ma lei non lo sapeva. «Avvenga di me secondo la tua parola» sulla bocca della Madonna è lo stesso che: «Signore, sia fatta la tua volontà» sulla bocca di Cristo. La corrispondenza tra l’Angelus e la Croce è nel fatto che tutti e due dicono: «Avvenga di me secondo la tua parola». È il gesto dell’obbedienza nella sua essenzialità pura. La sua essenzialità pura fa strappare da qualche cosa che Dio chiede, per passare attraverso una croce e una resurrezione da cui scaturisce una fecondità senza limite, una fecondità col limite del disegno di Dio. La fecondità scaturisce dalla verginità. Non si può concepire la verginità che così.

1. Gesù nell’orto degli ulivi
«Ora l’anima mia è turbata; e che devo dire: “Padre, salvami da quest’ora [di fronte al pensiero del sacrificio, di fronte al pensiero della morte, del rinnegamento di sé…]?”. Ma per questo sono giunto a quest’ora [per questo, per questa condizione sono stato scelto, chiamato, educato amorosamente dal mistero del Padre, dalla carità del Figlio, dalla luce calda dello Spirito. Ora l’anima mia è turbata e che devo dire: “Padre, salvami da quest’ora? Tira via questa condizione, Padre, tira via questa condizione… devo dir questo?”. Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora!]». Così potrò dire alla fine: «Padre, glorifica il tuo nome [glorifica la Tua volontà, avvera, realizza il tuo disegno], che io non comprendo [perché non comprendeva la grande ingiustizia]. Padre, glorifica il Tuo nome davanti al quale io sono in timore e tremore, in obbedienza, cioè in amore: la mia vita è il Tuo disegno, è la Tua volontà».
Quante volte - pregando lo Spirito e la Madonna - dovremo rileggere questo brano per immedesimarci con l’istante più lucido e più affascinante nel quale la coscienza dell’uomo Cristo, Gesù, si è espressa; la si può sorprendere, dai suoi recessi più profondi fino ai picchi più alti del suo esempio di amore all’Essere, di rispetto all’oggettività dell’Essere, dell’amore alla sua origine e al suo destino e al contenuto del disegno del tempo, della storia. «Padre, se è possibile, che io non muoia; però non la mia ma la tua volontà sia fatta». È la suprema applicazione del nostro riconoscimento del Mistero, aderendo all’uomo Cristo inginocchiato e grondante sangue dai pori della pelle nell’agonia del Getzemani: la condizione per essere vero in un rapporto è il sacrificio.

2. Gesù flagellato alla colonna
La compagnia dell’Uomo-Dio alla nostra vita è diventata tragedia, inconcepibile, inimmaginabile, che sfida l’immaginazione di chiunque. In tutti i secoli della storia non si può immaginare - neanche per gioco, fosse una fiaba - una tragedia più grande di questa: la compagnia di Dio fatto carne dimenticata, oltraggiata dall’uomo; tragedia che nasce dal cinismo delle nostre istintività perseguite. Si danno convegno attorno a questo “legno”, la cattiveria dell’uomo che vien meno alla chiamata dell’Infinito, i disastri che questo delitto provoca, così che la morte dell’Uomo-Dio è la somma e il simbolo di tutti questi disastri. E, nello stesso tempo, pure si dà convegno la potenza irresistibile di Dio, perché proprio quel supremo disastro, quella cattiveria diventano strumento per una vittoria e per una redenzione di essa. Questo è l’enigma che Dio mantiene nella vita, perché questo grande disegno di bontà, di saggezza, di sapienza e di amore deve essere prova, deve attuare l’idea di prova. Perché prova? Perché il mondo è nel male, il mondo è posto nel Maligno.

3. Gesù coronato di spine
Quella piccola testolina che la Madonna, come ogni madre davanti al figlio neonato, avrà stretto senza stringerla, accarezzata con delicatezza come fa ogni madre, guardata con stupore e con ammirazione, sarebbe dovuta essere incoronata di spine. Salve caput cruentatum. Come la Madonna risentiva in sé questo male del mondo, senza dettaglio e senza accuse, ma come dolore già sterminato che doveva culminare nello sguardo alla morte di suo Figlio!

4. Gesù sulla via del calvario
Dio venuto tra gli uomini va al patibolo: sconfitto, un fallimento; un momento, una giornata, tre giornate di nulla, in cui tutto è finito. Questa è la condizione, la condizione del sacrificio nel suo significato più profondo: sembra un fallimento, sembra di non riuscire, sembra che gli altri abbiano ragione. Il rimanere con Lui anche quando sembra che tutto finisca o sia finito, rimanergli accanto come ha fatto Sua Madre: solo questa fedeltà ci porta, presto o tardi, all’esperienza che nessun uomo al di fuori della comunità cristiana può provare nel mondo: l’esperienza della Resurrezione.
E noi siamo capaci di lasciarlo per altro amore questo Cristo che si inoltra nella morte per salvarci dal male, cioè affinché noi cambiamo, perché il Padre eterno rigeneri in noi quello che il delitto della dimenticanza ha surclassato! Quest’uomo che si avventa sulla croce per brandirla, per abbracciarla, per inchiodarvisi sopra, per morire, una cosa con quel legno, «lasceremolo noi per altro amore»? Si svena quell’Uomo per noi e noi dobbiamo lasciarlo per altro amore?

5. Gesù muore in croce
Noi siamo peccatori e la morte di Cristo ci salva. La morte di Cristo fa diventare bene qualsiasi nostro passato, ma il nostro passato è pieno d’ombra che si chiama peccato. Ed è la morte di Cristo che ci salva. Non si può riconoscere Cristo in croce senza immediatamente capire e sentire che questa croce deve toccare noi, che non possiamo fare più obiezione al sacrificio; non c’è più obiezione al sacrificio da quando il Signore è morto.
Proprio attraverso il nostro sguardo fisso sulla croce - dove è Colui che ci guarda con l’occhio fisso dell’eternità, fisso di pietà e di volontà di salvezza, avendo pietà di noi e del nostro nulla -, attraverso lo sguardo fisso alla croce, diventa esperienza di redenzione quello che sarebbe una cosa così estranea da sembrare a noi astratta, arbitrariamente creata. È fissando la croce che noi impariamo a percepirne sperimentalmente l’invadente Presenza e l’ineluttabile necessità di grazia per la perfezione della nostra vita, per la gioia della nostra vita. È nella Madonna che la adorazione del nostro cuore trova il suo esempio e la sua forma. Infatti non fu appena per Cristo la condizione della croce: la morte di Cristo in croce salva il mondo non isolata in se stessa. Non è da solo che Cristo salva il mondo, ma è con l’adesione di ognuno di noi alla sofferenza e alla croce. Lo dice S. Paolo: «Io compio nella mia carne d’uomo i sacrifici che mancano alla croce di Cristo, alla passione di Cristo».

Con te, o Maria, riconosciamo che non è castigo la rinuncia che è chiesta alla nostra vita, ma condizione per la salvezza di essa, per l’esaltazione di essa, per l’incremento di essa. Maria, fa’ sì che la nostra offerta, l’offerta della nostra vita aiuti il povero mondo, questo povero mondo, ad arricchirsi nella conoscenza di Cristo e a gioire nell’amore a Cristo.(45 - Luigi Giussani)

Il film spinge a studiare e conoscere più a fondo i Vangeli, a celebrare in modo più autentico l’Eucarestia...suscita domande serie e pressanti su argomenti importanti come il dolore estremo, il senso della vita, il tradimento, il sacrificio, l’amore...Tra le tante cose che mi hanno colpito del film, ci sono l’accettazione della sofferenza da parte di Gesù, l’atteggiamento di tenerezza, fedeltà e vicinanza al figlio della Santissima Vergine Maria, il tradimento di Giuda, la negazione di Pietro, la fedeltà di Giovanni e di Maria Maddalena, la sottile presenza del demonio che viene definitivamente sconfitta, gli sguardi di Gesù e quella che potrebbe essere una "Lacrima del padre" di fronte alla morte di Gesù.(6)

Grazie a valanghe di copie-pirata in inglese, fra i cinesi si sta affermando la febbre e l’entusiasmo per "La Passione di Cristo"...Un giovane non cattolico : "...mi ha colpito profondamente. Non posso credere che ci sia qualcuno che possa dedicarsi fino a morire per gli  altri. Voglio conoscere meglio il cristianesimo...". Un sacerdote pensa che il film sia "un ottimo strumento di evangelizzazione. Un anziano cattolico...commenta: "Pensavo che dal cinema, Hollywood, gli attori, non venisse mai niente di buono. Ma questa volta mi ha conquistato...come si chiama quello?... Ah, sì, Mel Gibson!".(8)

...Gli apostoli ... scrissero i quattro Vangeli, scegliendo alcune cose tra le molte che erano tramandate a voce o già per iscritto, redigendo un riassunto di altre, o spiegandole con riguardo alla situazione delle Chiese, conservando infine il carattere di predicazione, sempre però in modo tale da riferire su Gesù cose vere e sincere.(9)

Monsignor Rubén Di Monte, arcivescovo di Mercedes-Luján: "...Credo che per comprenderlo si debbano conoscere bene i Santi Vangeli e chi ha la grazia di conoscerli apprezza questa versione cinematografica in modo speciale...Spero ... che non ci si invischi in discussioni sterili su chi attacca o chi non attacca, chi giustifica e chi non giustifica".
Monsignor Mario Maulión, arcivescovo di Paraná: "Mi ha colpito...soprattutto il fatto che trasmetta un messaggio di speranza nel Signore, speranza di vita e un messaggio di fedeltà all’uomo e al Padre".
Monsignor Mario Serra, vescovo emerito di Buenos Aires:: "Ho visto molti film su Cristo, ma mai uno che avesse la forza di questo".
Monsignor Rubén Frassia, vescovo di Avellaneda-Lanús: "E’ un film che ci mostra l’amore di Gesù e il Suo dolore, ma è anche molto mariano. La figura della Vergine Maria è presentata con una tenerezza, una dignità e un controllo straordinari e mostra la donna che conosce il mistero, che lo accompagna e che rimane in piedi davanti a Suo Figlio nonostante il dolore.".
Monsignor Fernando Maletti, vescovo di Bariloche: "Per me, vedere ‘La Passione’ è stato quasi un ritiro spirituale...In un periodo come  questo, in cui prevale la superficialità, vedendo quanto sia stata cruenta la morte di Gesù dobbiamo capire quale cammino intraprendere...E’ anche una lettura fedele del Nuovo Testamento partendo dalle profezie di Isaia e la scena finale esprime come la speranza sorga piena e decisa come un supremo atto d’amore di Dio".(10)

La contestatissima frase di Caifa: "Che il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli", riferitaci dal solo Matteo, è presente nell'audio ma non è sottotitolata. [Quando Pilato esclama che lui non puo' essere ritenuto colpevole della morte di Cristo, Caifa risponde con quella frase, ma i sottotitoli sono stati eliminati. Poco dopo che Pilato si lava le mani.](3)

Il ritratto di Cristo di Jim Caviezel, ha fatto piangere il mio cuore che, ho capito presto, batteva all’unisono con quello di sua Madre Maria e con tutte le donne rappresentate nel film: Maria Maddalena, Veronica, Claudia, le donne piangenti... Ritengo che questo film abbia il potere di illuminare in tutti i cuori perché è la più grande storia d’amore possibile. Con fede, si può solo ricorrere all’adorazione ... sapendo che lì c’è un Uomo che mi ama.(12)

Gibson: È un progetto che va avanti ormai da 10-12 anni...quando avevo 35 anni...ho iniziato ad andare alla ricerca delle radici della mia fede. Avevo sempre creduto in Dio...avevo bisogno di qualcosa di più...Ho cominciato a considerarla una cosa realizzabile e a strutturarla nella mia mente per far sì che avesse un senso per me, di modo che poi potessi raccontarla...Questo film mostrerà la Passione di Gesù Cristo nel modo esatto in cui è avvenuta. Sarà come tornare indietro nel tempo e guardare gli eventi svolgersi esattamente così come sono andati...Non c’è una storia di eroi più grande di questa, che parla dell’amore più grande che si possa avere, rinunciare alla propria vita per qualcuno. Penso che la Passione sia la più grande storia d’avventura e d’amore di tutti i tempi; Dio che diventa uomo e gli uomini che uccidono Dio. Se questa non è azione, allora nulla lo è.
...questa storia ha ispirato arte, cultura, comportamenti, governi, regni, Paesi – ha influenzato il mondo più di quanto si possa immaginare. E’ un evento fondamentale della storia che ci ha resi ciò che siamo oggi. Credenti o non credenti, ne siamo stati tutti interessati. Moltissime persone cercano il significato della vita, ponendosi tante domande. Verranno a cercare delle risposte. Alcuni le troveranno, altri no...
Gesù Cristo è senza dubbio una delle più importanti figure storiche di tutti i tempi. Mi dica il nome di una persona che abbia avuto un impatto maggiore sul corso della storia...Questa non è una storia di Ebrei contro Cristiani. Gesù stesso era ebreo, sua madre era ebrea e lo stesso vale per i suoi dodici Apostoli. E’ vero, come dice la Bibbia, che "venne fra la sua gente, ma i suoi non l`hanno accolto"; non posso nasconderlo...Questo, però, non significa che i peccati del passato fossero peggiori di quelli del presente. Cristo ha pagato il prezzo di tutti i nostri peccati...Questo film vuole ispirare, non offendere.
...Sto solo cercando di raccontarla bene, meglio di come sia mai stata raccontata finora. Quando si ha a che fare con qualcosa che non è una finzione, la responsabilità di un regista è rendere la storia nel modo più accurato possibile. La gente che ha una mente aperta l’apprezzerà per quello che è.
...In questo film non c’è violenza gratuita...ci siamo troppo abituati a vedere bei crocifissi appesi al muro e dimentichiamo cos’è successo realmente. Voglio dire, sappiamo che Gesù è stato flagellato, che ha portato la croce, che ha avuto mani e piedi inchiodati, ma  pensiamo raramente a ciò che questo significa.
...I dipinti del Caravaggio non hanno sottotitoli, ma la gente recepisce il messaggio...le immagini supereranno la barriera linguistica.
...stiamo soltanto ricreando la realtà, ma stiamo facendo del nostro meglio perché sembri davvero di essere lì.
...Penso sia quasi controproducente dire certe cose in una lingua moderna. Fa venir voglia di alzarsi e gridare la battuta successiva, come quando si sente "Essere o non essere" e ci si dice istintivamente "questo è il problema". Se, però, si sentono le parole come sono state pronunciate in quel momento, si può rimanere come storditi. E’ quello che succede mentre lavoriamo. Si raggiunge una chiarezza attraverso la recitazione, attraverso le sfumature dei personaggi, il movimento della telecamera – è il movimento, è il calcolo del tempo, è tutto. All’improvviso tutto mi diventa molto, molto chiaro.
...In questo film c’è un’enorme responsabilità, non vogliamo vendere niente di poco valido. Spero solo di riuscire a rendere giustizia alla storia. Non si può accontentare tutti, ma, lo ripeto, non è il mio obiettivo.(13 - Mel Gibson)

"La Passione" appartiene alla svolta del XX sec., il più crudele nella storia, a causa della sua violenza, esplicita e costante. La flagellazione è peggiore della crocifissione...E’ come il film "Braveheart" di Gibson, solo più in questo modo, e allo stesso tempo "confronting" (ti porta, cioè, a metterti faccia a faccia con qualcosa, ndr); un’avvertenza per gli spettatori. In quanto credente, ho trovato il film estenuante. Alcuni che lo hanno visto insieme a me piangevano. E’ certamente un antidoto per coloro che pensano che la crocifissione fosse come una festicciola per il the del pomeriggio. Gesù non viene banalizzato o reso sentimentale...Questo film non dà alcuna consolazione agli anti-semiti. Nessuno ha accusato il film di essere anti romano, sebbene essi si scoprano i peggiori di tutti. Aiuterà coloro che non sono addentro a queste cose a comprendere perchè ci sono stati così tanti martiri pronti a morire per Cristo, (più nel XX sec. che in qualsiasi altro) e perchè la cristianità ha ancora un’influenza così profonda su molte culture differenti dopo 2.000 anni. La chiamata a seguire Cristo è personale e originale. Non è mai esistita una moralità medievale che riuscisse ad ottenere un impatto simile a quello del film.(14)

Ridimensionata la notizia della donna morta durante la proiezione...sì che una donna a Wichita nel Kansas, ha avuto un collasso verso la fine del film, più o meno dopo la scena della crocifissione ma precisa, con puntigliosità, che è deceduta dopo in ospedale e che la patologia della morte non è stata stabilita con precisione – per comprendere che titolare di "morte nel cinema" era quanto meno azzardato!...costato all’attore-regista (cattolico praticante, marito e padre pressoché esemplare in un ambiente notoriamente avverso a simili comportamenti familiari), circa 30 milioni di dollari, ha avuto incassi record di 26,6 milioni mercoledì, il giorno della prima, proiettato su 4.643 schermi in 3.006 sale...un Jim Caviezel descritto come pienamente nella parte e d’altronde è cattolico, come la moglie, entrambi devoti alla Regina Pacis, la Madonna di Medjugorje...Circa il presunto antisemitismo si vuol forse "tralasciare" il piccolo particolare che Gesù, Maria e Pietro erano ebrei?(15)

Leggiamo qualcosa da uno scritto del Prof. Pier Luigi Baima Bollone (Sindone – La prova, pp. 123-124, Mondadori 1998) : «Su tutta la  superficie del corpo, sia sull’impronta anteriore [anche sull’addome] sia sua quella posteriore spicca una quantità di lesioni [circa 80] dalla struttura caratteristica [con] […] l’aspetto di due bottoni, come se fossero state provocate da due palline, unite tra loro da un tratto rigido». Ancora: «L’analisi elettronica e la ricostruzione tridimensionale del volto della Sindone hanno confermato l’esistenza di lesioni traumatiche e di colature di sangue. Da entrambi i lati spiccano rotture della testa e della coda delle arcate sopracilliari […] vi è una tumefazione dello zigomo destro […] la guancia destra mostra il segno di una ferita […] sullo zigomo sinistro si rilevano escoriazioni o  piccole ferite lacero-contuse. Il naso è allungato, disossato e interrotto da una ferita alla metà del dorso [con] […] un’ulteriore deviazione ed enfiagione dell’apice della piramide nasale. Tutto il volto mostra colature e perdite di sangue». Mi fermo qui, ma mi pare che basti: questo è il «cadavere della Sindone [che] – come scrive in modo giustamente asettico il Prof. Bollone – mostra un gran numero di lesioni contusive, ferite da punta e una ferita da punta e taglio». Questo è Cristo dopo il Calvario: non propriamente un bel vedere. Quella linea di confine passa anche tra il Cristo di Zeffirelli senza ferite e senza sangue e quello lacero e dolente di Mel Gibson. ...chi uscirà con le lacrime, non le avrà versate per la «crudezza» del sangue, ma pensando al Corpo da cui è sgorgato. E chissà che – libero finalmente dalle catene ideologiche – non riesca ancora a «piangere» anche il giorno dopo….(16)

Andate a vederlo! Sì, ci metto un punto esclamativo perché il mio non è un invito delicato. Vorrei, se potessi, quasi costringervi. E non andateci soli. Portate mogli e mariti, senza dimenticare i vostri figli, magari debitamente preparati, avvertendo che la Passione e la Morte di nostro Signore Gesù Cristo sono quanto di più crudele, disumano e terribile gli uomini abbiano mai compiuto nel corso della loro storia. Invitate i vostri amici ad accompagnarvi e se li trovate titubanti, se accampano scuse, se vi dicono di no, se sono sempre a corto di tempo libero, offritevi di pagare loro il biglietto. Non vi pentirete. A loro farà un gran bene, a voi costerà qualcosa, ma ricordatevi che Dio non si fa battere da nessuno in magnanimità. Egli saprà come ricompensare la vostra generosità. Sì, perché vedere e far vedere il film di Gibson è un'autentica opera di apostolato, di evangelizzazione, di consolidamento della fede cattolica... Non vi disturberà il fatto che gli attori recitino in lingua aramaica - quella parlata da Gesù - e in latino. Il film di Gibson andrebbe visto da ogni cattolico, e fatto vedere anche a chi cattolico non è. A chi crede in Dio e a chi di Dio non importa nulla. Non assicuro - ci mancherebbe - che si converta, ma che qualche tarlo cominci a rodergli dentro, qualche domanda no si affacci alla sua coscienza, se non l'ha messa del tutto a tacere, questo sì. ...cattolico il regista, Mel Gibson. Ma, mi dicono, cattolico che non si riconosce in pieno nel cammino della Chiesa dopo il Concilio Vaticano II. Non è questo il luogo per discutere le sue convinzioni. Tuttavia, voglio contraccambiare il dono che mi ha fatto realizzando questo film. Gli regalo le mie le vostre preghiere, cari lettori, perché Dio lo illumini e lo conduca presto ad apprezzare come si conviene il Romano Pontefice felicemente regnante.(17)

...quelle organizzazioni ebraiche che hanno sprecato tempo e soldi inutilmente nella protesta hanno sperato di bloccare il film, invece lo  stanno promuovendo...ho scrutato attentamente gli eventuali segni di antisemitismo e devo dire che, semmai, ne ho trovati parecchi di antiromanismo.
(18)

Trovo le descrizioni coerenti con l’esito, almeno — per esempio — com’è illustrato dall’Uomo della Sindone»(19)

Mel Gibson che per la realizzazione, personalmente, ha speso circa 30 milioni di dollari. Una pellicola che nella prima giornata di programmazione in Italia (il 7 aprile) è stato visto da 250.000 spettatori su 663 schermi sparsi su tutta la penisola. L'incasso totale è stato di 1.218.000 Euro. Insomma un record che segue quello Americano: la Icon ha già incassato al 7 Aprile $333,774,000 e solo in America...
L’esasperazione tematica ed il contrasto appaiono forti. Basti pensare ai trenta minuti dedicati alla flagellazione e, all’opposto, ai trenta secondi (finali) dedicati alla Resurrezione
...Appare come un film contro il potere del quale mette a nudo la fredda logica della ragion di Stato: il mantenimento dell'ordine per i Romani, la protezione della proprie posizioni di predominanza intellettuale per i Farisei, la conservazione dei privilegi di una corte lubrica e sfrenata per Erode.(20)

...è una riflessione sulla Passione e sulle responsabilità che tutti noi, me compreso, abbiamo avuto nella sofferenza e nella morte di Gesù. Non ha nulla di antisemita.(21)

...Internet, invece, spazio più libero e incontrollato, offre un quadro totalmente diverso: stanno nascendo a decine e decine siti che testimoniano i frutti di "The Passion…"...
Il mondo non solo si scandalizza del dolore, ma ancor più si scandalizza di un Dio che si fa uomo e che va a finire su una croce, dopo una tremenda Via Crucis, e una agonia estenuante. Il mondo è stato troppo abituato ai buddismi, agli induismi, ai maomettismi, ai paradisi artificiali, alle illusioni solfuree dei maghi tanto di moda nel secolo presente, al buonismo, al permissivismo, al tutto è lecito, al "la vita è mia e me la gestisco da me", e al fatto che tutte le religioni sono uguali. Ora si capirà che il cristianesimo non è uguale, perché nessun budda ha affrontato una così dolorosa passione per salvare me, te, l’uomo, l’umanità. Questi non sono il vero Dio. La new age non è Dio è qualcosa che invece si oppone al Dio cristiano perché dice che ognuno di noi è dio, e approva lo spiritismo, sostenendo una teoria inesistente: la reincarnazione...Gibson, secondo la sua testimonianza, ha avuto una conversione potente in quanto è scampato miracolosamente al suicidio.(22)

Il Papa Giovanni Paolo II ha visto il film (il 5 e il 6 dicembre 2003, ndr) e non ha fatto commenti...Il film è la trascrizione cinematografica dei Vangeli. Se fosse antisemita il film, lo sarebbero anche i Vangeli. Non dimentichi che il film è pieno di personaggi ebrei "positivi": da Gesù, a Maria, al Cireneo, alla Veronica, alla parte di folla commossa, ecc. Se un racconto del genere fosse antisemita, ciò porrebbe un problema di dialogo ebraico-cristiano perché equivarrebbe ad affermare che i Vangeli non sono storici. Bisogna rendersi conto della serietà di tali affermazioni».
Se il Papa ha visto il film, il silenzio successivo della gerarchia è molto eloquente. Qui non c'è nulla di antisemita, altrimenti lo avrebbero denunciato.(23)

...in effetti furono proprio i romani a crocifiggerlo...Perfino il Credo da secoli recita: "Patì sotto Ponzio Pilato". Ponzio Pilato, della famiglia sannita dei Ponzi. A decretare la condanna fu in effetti questo "italiano" - avendo la carica di "procuratore" dell'impero - e a eseguirla (flagellazione, pugni e sputi compresi) furono i soldati romani.
L'articolista "chro" scrive che Gibson sarebbe un "cattolico tradizionalista che non riconosce il Concilio Vaticano II", ma non mi risulta che sia vero. Perché ripetere un'informazione più volte smentita? In ogni caso il Concilio Vaticano II parla dei Vangeli nei termini sopra citati dalla Dei Verbum; termini che - se ho ben capito le sue interviste - sono completamente condivisi da Gibson.
...al titolo di copertina di Newsweek ("Chi ha veramente ucciso Gesù?") personalmente ho una risposta pronta e certissima: sono stato io. Io ho piantato accanitamente quei chiodi sulla Sua carne divina (com'è commovente che Gibson abbia voluto interpretare nel film proprio la parte di colui che martella quei chiodi.), io ho crudelmente arato profondi solchi col flagello sulla Sua schiena, colpi su colpi,  ossessivamente ho torturato il corpo (e l'anima) dell'Uomo-Dio, fino a che non gli è rimasto - come dimostra la Sindone - neanche un centimetro quadrato di pelle integra addosso. Io Gli ho conficcato in testa quel derisorio casco di spine che gli è penetrato fino al cranio  provocandoGli dolori lancinanti, io l'ho deriso, io Gli ho sputato in faccia. Questo insegna la Chiesa, da sempre. Questo confessano tutti i cristiani da sempre. Io, non "gli ebrei" o "i romani" o "gli italiani". Io e tutto il popolo di poveri peccatori che da secoli mendica nelle chiese il Suo perdono. E ci tengo a riconoscermi responsabile perché a me - come a Giuda - nel momento del più infame tradimento è rivolto quel Suo sguardo e quella Sua parola accorata: "amico mio.". E' quello sguardo e quella parola che non si può più dimenticare e che ti fa struggere il cuore. E a me è rivolto il Suo perdono, pronunciato dalla croce. Da dove regna sui nostri cuori per sempre, fino alla fine della storia, vero e unico Re del Cielo e della Terra, unico senso della nostra barcollante esistenza, perno attorno al quale ruota tutta la storia umana che infatti non riesce più a dimenticarlo, non riesce a distogliere lo sguardo da Lui.
Ha scritto Bernanos: "verrà un tempo in cui, quando parleranno di Gesù, gli uomini non potranno trattenere le lacrime". Che sia questo?  Spero che il film di Gibson elargisca a milioni di persone quello che i mistici chiamano "il dono delle lacrime". La più alta e sublime delle preghiere (il pianto di Pietro.). Fissando lo sguardo sulla Sua macellazione - di silenzioso agnello sacrificale - è impossibile non commuoversi.(24)

...Le due ore di proiezione si sono concluse con un silenzio impressionante: tutti hanno approfittato degli interminabili titoli di coda e della semipenombra che indica la fine dello spettacolo, per prendere il fiato...il film è un pugno nello stomaco ...frutto...della pura e semplice riproposizione della pagine del Vangelo che parlano dell'ultima giornata di vita di Gesù Cristo. Noi tutti, di quella terribile giornata che ha cambiato il corso del mondo, abbiamo un ricordo fatto di parole o, tutt'al più, di dipinti. La via Crucis, del resto, viene spesso percepita come una sorta ballata triste ma non insopportabile. Solo le statue del Sacro Monte di Varese ...si avvicinano agli estremi della «Passione» secondo Gibson. ...Gibson ha dato al Vangelo, immagini, suoni, voci. Lo ha trasformato, da pagina di storia, in uno spaccato di vita. ...lingue del tempo: latino, ebraico(??? (7)), aramaico.(24)

La Chiesa riconosce giustamente il diritto umano alla legittima difesa - perché viviamo ancora in un mondo sottoposto al male - e, con Giovanni Paolo II, anche il diritto di ingerenza umanitaria. Ma Gesù per se stesso ha rinunciato anche alla legittima difesa e ha chiesto ai suoi di seguirlo pure in questa scelta vertiginosa e sovrumana (ha impedito a Pietro di difenderlo con le armi nel momento dell'arresto e, come scrisse il profeta, "ha offerto il dorso ai flagellatori" perché vi scavassero solchi profondi).Non per irenismo, ma perché proprio lì si doveva rivelare la sua potenza irresistibile. Benedetto XVI ha sottolineato nella sua Messa d'insediamento che a salvare l'umanità è il Crocifisso, non i crocifissori. E' la Vittima immolata, non i carnefici. Gesù rivela totalmente cosa è Dio: Amore. Amore padrone della storia, Amore che vince i carnefici.(25 - Antonio Socci)

Il sangue innocente è un tema solo di Matteo. ...
[Solo in Giovanni] dialogo di Pilato con i Giudei sul problema del potere: "Non sei più amico di Cesare". Questa è la versione politica della condanna di Gesù.
I protagonisti ebrei e Pilato, quando si rivolge agli Ebrei, parlano in aramaico, mentre Pilato, quando parla alla moglie o si rivolge ai soldati, parla nella lingua degli occupanti, il latino. Così anche la truppa parla latino. In realtà i soldati nelle zone occupate dai romani, erano indigeni, quindi Siriani o Greci che sapevano forse anche qualche parola di latino, almeno per capire gli ordini degli ufficiali, ma parlavano in genere in lingua locale, il siriaco o il greco. Invece nel film tutto è in latino.
....sarà antiebraismo, antigiudaismo o altro. Ma l'antisemitismo è un fenomeno politico moderno che non c'entra nulla con i racconti evangelici. C'è anche l'accusa di magia. Queste sono le due accuse più pericolose: quella di aver minacciato il tempio e di aver compiuto miracoli ed esorcismi in combutta con il diavolo o Satana. L'accusa di magia è molto grave, perché è prevista la pena di morte, secondo il diritto ebraico, non quello del Talmud, ma quello biblico. L'accusa di magia è ripresa dai vangeli sinottici nelle controversie della Galilea. Matteo e Luca riportano questa accusa degli scribi: "Tu scacci i demoni con l'aiuto del principe dei demoni", chiamato con un termine spregiativo Belzebùl, un nome che indica l'idolatria. Gesù è accusato di magia. Questa accusa viene ripresa nel processo o istruttoria giudaica.
Se il film è antigiudaico, i vangeli sono un tantino più antigiudaici. Bisogna dirlo questo.
La scena di Caifa che sale fino al Calvario, cavalcando una mula, non c'è nei vangeli, i quali dicono che ai piedi della croce c'è la folla, ci sono i capi dei sacerdoti, ma non Caifa il sommo sacerdote. I capi dei sacerdoti sono quelli che hanno il controllo delle commissioni, i prefetti della polizia, dell'amministrazione, dell'orchestra. Si parla della presenza degli anziani, che sono l'aristocrazia laica, ma non c'è Caifa. Gibson invece fa arrivare fino al Calvario i soldati romani assieme al sommo sacerdote Caifa.
Le figure femminili fanno da controcanto alle scene drammatiche. Claudia è alla finestra e guarda. Pilato pensa: "Cosa faccio? Faccio bene?". Si vedono le due donne con il discepolo Giovanni, un po' impassibile, che solo alla fine viene coinvolto emotivamente. Ma è coinvolta soprattutto la madre, abbastanza la Maddalena verso la fine. La profusione di sangue nella flagellazione e nella crocifissione può avere un valore simbolico nell'immaginario popolare della passione. Quando la gente per secoli si è sentita dire che è stata redenta dal sangue di Cristo, lavata dal suo sangue; quando l'Apocalisse si dice che i martiri hanno attraversato la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole bianche nel sangue dell'Agnello. Con questo retroterra dell'immaginario simbolico collettivo, la tentazione di un regista, che vuole visualizzare un'idea, è quella di rappresentare il sangue che fluisce da Gesù in croce. Dunque l'immaginario collettivo popolare sta sullo sfondo di questa rilettura del sangue raccolto. Anche l'immagine dell'Ecce homo corrisponde alla tradizione.
Prima di tutto è notevole il ruolo della madre e delle altre figure femminili, che servono a creare degli stacchi nella tensione narrativa troppo tesa emotivamente, troppo intensa nelle scene più dure. La figura della madre oscilla tra la Madonna tradizionale e l'immagine della madre tenera nella scena di Nazaret, dal Gesù Bambino, al Gesù falegname, due momenti della vita di Nazaret. La madre è anche la donna forte, intrepida, una figura abbastanza coerente, pur nella emozione crescente fino alla fine. E' l'immagine che cattura l'attenzione sullo sfondo del Cristo sanguinante e percosso, sfigurato, come dice Isaia che non ha volto di uomo, da attrarre lo sguardo, disprezzato e reietto. Questo testo sta sullo sfondo della composizione filmica di Gibson. Il rischio di una spettacolarità gratuita delle scene dolorose è attutito dai rimandi alle parole di Gesù , ai suoi gesti che danno un significato religioso al racconto. Questo è molto importante. Non solo c'è lo stacco, ma anche il tentativo di rileggere le scene e dare loro un significato religioso più alto.(27)

La passione di Cristo nella storia del cinema è stata ridotta a mero simbolo e Gesù è stato sempre visto come un bel ragazzo californiano dagli occhi blu...
E tu, chi tu dici che io sia?' Mel ci sbatte in faccia questa domanda di Gesù"
Cristiani dell’est, gli ‘assiri’ che usano l’aramaico come lingua della liturgia e parlano nella vita di tutti i giorni un moderno dialetto aramaico mi hanno sommerso di messaggi di gratitudine per aver risvegliato questo interesse.(28)

...Il Curato d'Ars sostiene che nessuno possa avere cognizione di cosa Nostro Signore abbia sofferto per noi; per capirlo, dovremmo conoscere tutto il male causato dal peccato, e questo non lo potremo sapere fino al momento della nostra morte.
Nel "La morte del Messia" - probabilmente il più completo ed equilibrato racconto della Passione - Padre Raymond Brown ha dimostrato che, pur essendovi alcune differenze tra i Vangeli, essi sono in generale sostanzialmente univoci.
Entro i limiti possibili in una ricostruzione immaginifica della passione di Cristo, il film di Gibson e pienamente fedele al Nuovo Testamento.
Il ruolo di Cristo deve essere uno dei più difficili ruoli da interpretare. Sono stato molto colpito dall'intensità con cui Caviezel ha rappresentato Cristo. Non è facile da ottenere senza manifestare una sorta di autocoscienza intrusiva. Caviezel - e sicuramente anche Gibson - comprendono che Gesù è il Figlio di Dio incarnato, ed è al contempo pienamente umano. Ripensando al film, mi pare che Caviezel ottiene questo principalmente mediante il suo sguardo, anche quando guarda direttamente noi e quelli che lo circondano con il suo occhio sano. Caviezel rende, in modo pienamente convincente ed efficace, il Cristo che sopporta la passione e la morte volontariamente, in obbedienza al Padre suo, in riparazione della disobbedienza del peccato. ...San Paolo: "Come per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l'obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti" [Romani 5:19]. E non è solo questione di obbedienza, ma è principalmente questione di amore. Cristo compie tutto per amore al Padre - e a noi. Questo emerge tecnicamente in maniera lampante nell'eccezionale interpretazione di Cristo da parte di Jim Caviezel.
La Maria di Maia Morgenstern è egualmente efficace. Mi ha ricordato qualcosa che Sant'Anselmo aveva detto in un'omelia sulla Madre  Benedetta: Senza il Figlio di Dio, nulla potrebbe esistere; senza il Figlio di Maria, nulla potrebbe essere redento. Ammirando l'interpretazione della Morgenstern, si sente fortemente che Maria "lascia andare" il suo Figlio affinché lui possa operare la salvezza, e unendosi alle sue sofferenze diventa la Madre di ogni redento.
La sensibilità artistica all'opera è chiaramente più quella del Grünwald e del Caravaggio, piuttosto che quella del Beato Angelico o del Pinturrichio.
...Il corpo rovinato di Cristo deve essere contemplato con gli occhi del profeta Isaia che descrive il Servo sofferente sfigurato e irriconoscibile. La bellezza fisica di Jim Caviezel serve ad accentuare l'impatto generale della progressiva deturpazione che Cristo subisce sotto i nostri occhi - con il terribile risultato che, come il Servo sofferente, ...Richiede gli occhi della fede per vedere che lo sfiguramento del corpo di Cristo rappresenta lo sfiguramento spirituale e il disordine causato dal peccato. ...San Paolo disse nella seconda lettera ai Corinzi: "Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio" [5:21]. Quando guardiamo il corpo rovinato di Cristo in questo film capiamo cosa significa "lo trattò da peccato".
Una è la rappresentazione del diavolo, che libra sullo sfondo, e a volte in primo piano, come una costante e sinistra presenza minacciosa. Non mi viene in mente un altro film che abbia ottenuto questo effetto con tale drammatica efficacia...
Un altro elemento è la solitudine di Cristo: In qualche modo, anche se circondato dalle folle, il film mostra Gesù realmente da solo nel sostenere la terribile sofferenza...
Il significato sacrificale e quindi eucaristico del Calvario è raffigurato mediante questi persistenti flashback. Vi è una sensibilità cattolica molto efficace. Nella recente enciclica sull'Eucaristia, il Papa Giovanni Paolo II dice che Cristo ha istituito il memoriale della sua passione e della sua morte prima della sua sofferenza - anticipando il sacrificio della croce. Nell'immaginazione artistica di Mel Gibson, Cristo "ricorda" l'Ultima cena anche mentre pone in essere il sacrificio che essa commemora. Per molti cattolici che vedono queste immagini, la Messa non sarà più la stessa. In ogni caso, prescindendo da questioni di originalità, il film di Mel Gibson sarà indubbiamente annoverato tra i migliori.
...Nel film è che ciascuno dei personaggi principali contribuisce in qualche modo al destino di Gesù: Giuda lo tradisce; il Sinedrio lo accusa; i discepoli lo abbandonano; Pietro lo rinnega; Erode ci gioca; Pilato consente la sua condanna; la folla lo schernisce; i soldati romani lo flagellano, gli infliggono ogni sorta di dolore e infine lo crocifiggono; e il diavolo, in qualche modo, sta dietro a tutte queste azioni. Tra tutti i personaggi principali della storia, solo quello di Maria è veramente senza colpa. Il film di Gibson rende molto bene questo aspetto dei racconti della Passione. Nessuna persona e nessun gruppo di per sé, indipendentemente dagli altri, è da considerare responsabile: lo sono tutti...
La storia racconta di come i peccati di tutte queste persone cospirano al verificarsi la passione e morte di Cristo, e quindi suggerisce la verità fondamentale per la quale siamo tutti responsabili. I loro peccati e i nostri peccati mandano Cristo sulla croce, e lui li prende su di sé volontariamente. ...Dobbiamo renderci conto che i nostri peccati sono tra quelli che Cristo ha preso su di sé, in modo da essere ricompresi nella sua preghiera: "Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno". ...Naturalmente non "desideriamo" letteralmente che Cristo soffra la crocifissione, ma sì vogliamo essere salvati dai nostri peccati. Dal punto di vista della fede, anche l'agghiacciante "che il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli" deve essere compreso non come una maledizione ma come una preghiera. Esattamente ciò di cui noi abbiamo bisogno - e che la folla radunata davanti a Pilato inconsciamente chiedeva - è di essere "lavati nel Sangue dell'Agnello", come esprime l'Apocalisse...
La spiritualità di ogni grande santo - vengono subito alla mente San Francesco, San Domenico, Santa Caterina da Siena - è stata marcata da una devozione alla passione di Cristo...Perché hanno riconosciuto che non esiste via più sicura per far sgorgare dal cuore umano quell'amore capace di rispondere adeguatamente all'amore di Dio che ha dato il suo Figlio per noi. ...Il cuore dovrebbe essere di pietra per rimanere impassibile di fronte a questo film straordinario e dall'impenetrabile profondità dell'amore divino che esso tenta di rendere vivo sullo schermo.(29)

...Come di fronte ai Promessi Sposi, a un quadro di Caravaggio o alla Commedia siamo rilanciati a domande circa il destino, il senso del viaggio umano e la legge che tiene il mondo, così in modo analogo - pur nella evidente differenza - di fronte a questo film si può alzare la domanda su Gesù Cristo che sorgeva nei primi che lo incontravano: «Chi è costui?»...Diceva Péguy che il "fruitore" ha una grande responsabilità: è lui che compie l’opera d’arte, è la qualità della sua attenzione che ne decide il livello di riuscita. E non è detto che i milioni di persone che stanno guardando il film siano attenti a tal punto da uscire con una domanda vera, con un movimento della propria persona veramente profondo.
...L’arte ha una legge sola: è un gesto differente da tutti gli altri che l’uomo compie per comunicare la propria esperienza. Non è un articolo, non è un saggio, non è un proclama, non è nemmeno un discorrere tra amici. Gibson nella sua Passione ha comunicato la sua esperienza cristiana, e lo ha fatto, come accade per gli artisti, legando una serie infinita di particolari nell’unità di una visione. Sono i singoli particolari (quelli che ci rimangono impressi, che ci raccontiamo di nuovo dopo averlo visto) a muovere le impressioni, a suscitare le più radicali emozioni. Così, in questo caso, il suono delle lingue originali, la brutalità del trattamento subito dal condannato Gesù, certe sospensioni di sguardo dei protagonisti, l’emergere nel ricordo di Gesù o degli altri di scene della vita passata a partire da un particolare come una goccia, la posizione di una gamba… Tutti questi e mille altri sono, appunto, i frammenti che l’artista ha curato perché arrivassero a colpire il nostro occhio e l’occhio interiore della nostra emozione. Ma la riuscita artistica sta nell’aver tenuto l’energia di ognuno di questi particolari uniti nella commozione per la figura umana di Cristo nel momento in cui compie coscientemente la missione affidatagli dal Padre. Non un supereroe, ma un uomo che nell’istante della sua estrema debolezza mostra la sorgente della sua forza vittoriosa: «Fatto obbediente fino alla morte».
...Colpisce l’estrema "normalità" di quegli avvenimenti così eccezionali. Dio che si fa uomo. Quel giovane falegname che scherza con la madre. Che parla ai suoi amici a cena - ogni ricordo è come un quadro di Caravaggio (a cui il regista si è ispirato fin nella scelta delle  tonalità dei costumi di scena) -, spezza il pane, versa il vino: «Non c’è amore più grande di colui che dà la vita per l’amico». Poi il tradimento di Giuda. Il rinnegamento di Pietro, schiacciato dalla paura della rappresaglia. La Maddalena, perdonata. Come non rimanere sorpresi - così come lo è il soldato ebreo - della "semplicità" con cui riattacca l’orecchio mozzato da Pietro? E soprattutto Maria, la madre, «invecchiata più di dieci anni» (Péguy).
Gibson ha scelto come elemento "drammatico" principale, ovvero come azione in cui noi spettatori potessimo cogliere più chiaramente la commozione a cui tutti i particolari tendono, proprio lo sguardo della Madonna a suo Figlio.
Quello è lo "spazio drammatico" principale del film. Esso conta infinitamente più di ogni altro particolare, anzi da tutti gli altri (il processo, la presenza del contro-sguardo demoniaco, il sangue, che è tanto, le grida, il paesaggio) è messo in rilievo, per così dire potenziato. È lei che lo guarda sapendo. Che guarda suo Figlio con l’infinita, straziata tenerezza dell’essergli accanto senza poter alleviare il suo dolore, con il suo materno desiderio di morire con lui, ma anche con la coscienza che si sta compiendo l’evento centrale del mondo. E lui a quello sguardo risponde, cercandolo come lo cerca qualunque figlio soffrendo. Ma lo cerca anche rilanciando, nel momento finale della croce, quello sguardo nella storia del mondo, istituendo la Chiesa come loro vita nel lascito a Giovanni e a lei, Maria, così come nell’Ultima Cena, le cui immagini fanno da significativo contrappunto alla Passione.
...Grazie a un uso sapiente e tecnologicamente avanzato del mezzo cinematografico, Gibson ha offerto una visione della passione di Cristo e della sua figura per nulla sdolcinata o sentimentale. Le polemiche che lo hanno accompagnato sono difficilmente giustificabili, se non in quanto espressione di un disagio per il fatto che si riproponga all’attenzione popolare la figura di Gesù con quella sua pretesa inaudita. Così come non sembrano condivisibili gli allarmi di antisemitismo: il popolo ebraico, che ha portato tutto il peso della storia precedente, è quello in cui sono nati Pietro e Giovanni, la Maddalena, Maria e quindi Gesù di Nazareth come compimento della profezia antica.
Vero è che, trattandosi della questione Gesù Cristo, sta allo spettatore, per una volta, non essere solo spettatore, ma brandire quella domanda che il film rilancia - «Chi è Costui?» - e cercarne una risposta adeguata. Sperando che trovi, fuori della sala del cinema, occasioni che a quella domanda offrano ancora compagnia e ipotesi di lavoro. Poiché è la questione centrale dell’esistenza, di tutti i giorni e dell’universo intero, tutto si gioca su come si posiziona la libertà di ciascuno di fronte al fatto.
Don Giussani racconta di una donna incontrata in confessionale: il marito le era morto e uno dei figli, impazzito, aveva ucciso l’altro. Così era rimasta sola e protestava contro Dio per quella ingiustizia. Lui la condusse davanti a un grande crocifisso in fondo alla chiesa: «Se ha da dire qualcosa, glielo dica». E lei, dopo un lungo silenzio: «Ha ragione».
Forse è proprio questa la forza del film. Un colpo netto, una provocazione a ricordare che il cristianesimo non è un sentimentalismo, una questione di comportamento, ma un fatto totalmente e "crudamente" umano; ha suscitato e suscita anche irritazione, non solo per il suo realismo: può Dio abbassarsi a tal punto e assumere la fragilità, il dolore fino a morire?
Il film si chiude con la resurrezione, e questa è l’inizio di una nuova storia - senza la quale quella raccontata da Mel Gibson resterebbe un incomprensibile fatto del passato -. Una storia altrettanto normale eppure eccezionale, perché umana e divina.
E così la domanda «Chi è costui?» apre a quella ancora più decisiva, perché è la domanda della vita oggi: «Dov’è costui?». Qui si gioca  tutto il dramma della libertà e del presente. Chissà, forse raccontato in un prossimo film.(30)
l’allontanarsi del giovane ricco preso da Marco.
...Le principali questioni teologiche che interessano il pubblico dei film su Gesù sono:
1. L’umanità e la divinità di Gesù, 2. La risurrezione di Gesù.
inizialmente sull’umanità di Gesù per procedere verso una maggiore consapevolezza della sua divinità.
L’umanità di Gesù spesso viene presentata in un modo forte: Gesù che lavora a Nazaret, l’esperienza di profondo dolore umano durante  l’agonia, la flagellazione, le cadute nella via verso il Calvario, la crocifissione. L’umanità la ritroviamo anche nella sua dignità durante il processo, nella sua compostezza di fronte a Pilato ed Erode. Il film la evidenzia anche nell’angoscia dell’anima e nel senso di abbandono durante l’agonia nell’Orto degli Ulivi e sulla croce, ma anche nel suo totale abbandono al Padre.
Mentre il Gesù del cinema è solitamente di costituzione esile e magra, Jim Caviezel è un uomo grande, forte e robusto, un falegname credibile e un uomo solido. Questo rende il Gesù del film più reale del solito.
La risurrezione, seppure presentata brevemente, rimane il culmine della passione.
...Egli gli dice di celebrare l’eucaristia così che la sua passione e la sua morte possano essere loro presenti.
In questo modo, la scenografia evidenzia entrambi gli aspetti dell’Eucaristia: la celebrazione della cena, la comunione; e il sacrificio di Gesù.
...Maria è fortemente presente nel film, appare come una donna di 40 anni, non bellissima ma d’aspetto straordinariamente interessante. Ella appare in due flashback e il suo atteggiamento è serio. Dice molto poco. Con Maria Maddalena e Giovanni, segue la passione e la via crucis senza alcuna teatralità propria di molti ritratti di Maria, tra cui quello di Pasolini nel "Vangelo secondo Matteo". In un certo momento lava il pavimento del pretorio, dal sangue di Gesù, dopo la flagellazione. Bacia i piedi insanguinati trafitti dai chiodi. Il legame tra la madre e il figlio emerge diverse volte attraverso un contatto visivo eloquente, piuttosto che con la parola. Viene anche rappresentata la richiesta a Giovanni di prendersi cura di Maria. Dopo la deposizione, lei sorregge il corpo impersonando la Pietà.
..."The Passion of Christ" si inserisce in una tradizione più che centenaria di film su Gesù. L’epoca del muto ha prodotto sia film brevi ed istruttivi sia film come "Dalla mangiatoia alla croce", il "Christus" italiano e la parte evangelica del film "Intolerance" di D.W. Griffith. I maggiori film degli anni ’20 sono stati "Ben Hur" e il "Re dei re", l’epopea di Cecil B. de Mille.
...Per trentacinque anni, dal 1927 al 1961, non vi è stata rappresentazione di Gesù come personaggio di primo piano in film sui Vangeli prodotti dagli studi americani. È stato visto in diversi film fatti da compagnie protestanti americane. Ed è stato rappresentato parzialmente (una mano, un braccio, le gambe sulla croce o visto da lontano) in film come "The Robe" e "Ben Hur" negli anni ’50.
...Dopo questa vacatio, Jeffrey Hunter appare come il "Re dei re", Max Von Sydow in "The Greatest Story Ever Told". Quando Jeffrey Hunter ha parlato in "Re dei re", è stata la prima volta che il pubblico sentì un attore proferire le parole di Gesù. Pasolini fece un’eccezionale versione in bianco e nero negli anni ’60, "Il Vangelo secondo Matteo", e Rossellini fece "Il Messia" nei primi anni ’70. Brian Deacon apparve come Gesù, in un approccio più evangelico nel film "Gesù" (che è stato distribuito in versione limitata ai pellegrini in visita a Roma per il Giubileo del millennio). Questo filone ha raggiunto il culmine con il "Gesù di Nazaret" di Zeffirelli, alla fine degli anni ‘70.
...Movimenti musicali della fine degli anni ’60 portarono a "Jesus Christ Superstar" e "Godspell", entrambi girati nel 1973.
...La maggior parte dei film mirava a presentare un Gesù "realistico", ma molti (tra cui Pasolini) hanno utilizzato direttamente i testi dei Vangeli (che dovevano essere letti) come una parte sostanziale delle loro scenografie: un uso letterale dei Vangeli, insomma. Zeffirelli, d’altra parte, ha adottato lo stesso metodo usato negli stessi Vangeli: ha preso eventi della vita di Gesù per combinarli in modo da creare effetto sul pubblico.
...I musical in particolare hanno evidenziato come la narrazione cinematografica dei Vangeli è più "stilizzata" che "realistica".
...Dal 1988, vi sono stati un numero di rappresentazioni cinematografiche di Gesù: "L’ultima tentazione di Cristo" (1988) che è una versione "romanzata" dei Vangeli, Gesù di "Montreal" (1998) e "Man Dancin’" (2003) che propongono la rappresentazione della passione in una città moderna, il Gesù animato nel "The Miracle Maker" (2000) e la miscela di umano e divino nella ficion americana "Jesus" (1999). Più recentemente vi è la rappresentazione di carattere piuttosto americano di Gesù nella fiction della Paulist Film Production "Jesus" (2001, uscirà nel 2004) e un Gesù più tradizionale nel film di Philip Saville "Il Vangelo di Giovanni".
...È in questa tradizione che "The Passion" giunge sugli schermi. Mel Gibson ha dimostrato le sue capacità di regia in "Man without a face" (1993) e nel film vincitore dell’Oscar "Braveheart" (1995).
...Mel Gibson ha scelto di rendere gran parte del suo film "naturalistico". Egli dedica molto tempo e sembra non avere nessuna fretta di distoglierci dalle immagini di Gesù che soffre.
Frequentemente usa scene rallentate per farci soffermare su dei momenti particolari.
...La stilizzazione emerge nelle immagini ravvicinate, con le differenze di luce (Getsemani con una luce blu, lo spazio circoscritto della corte del Sommo sacerdote illuminato a giorno, la chiara luce del giorno durante la via crucis), l’inquadratura dei personaggi che ricordano i dipinti della tradizione cristiana, il tempo che passa mentre Gesù pende dalla croce, la sua morte e la successiva sequenza apocalittica, gli spunti sulla risurrezione.
...Nel giardino, Gesù viene colpito nell’occhio e da allora, come durante il processo, egli ha solamente l’uso di un solo occhio; quando riesce ad aprire l’occhio ferito, Gibson dimostra grandemente la sua abilità nel contatto visivo con Pilato, con la mamma e con Giovanni ai piedi della croce, il quale semplicemente guardando Gesù gli fa cenno di prendersi cura di Maria.(31)

... sono sconcertato e muto: per anni ho passato al vaglio, una per una, le parole del greco con cui gli evangelisti narrano quegli eventi, nessuna minuzia storica di quelle 12 ore a Gerusalemme mi è sconosciuta, ne ho tratto un libro di quattrocento pagine che Gibson stesso non ha ignorato. So tutto. O, meglio, scopro adesso che credevo di sapere: tutto cambia se quelle parole si traducono in immagini di una tale potenza da trasformarle in carne e in sangue, in segni graffianti di amore e di odio.
Mel lo ha detto con l’orgoglio unito all’umiltà..." Se quest’opera dovesse fallire, per cinquant’anni non ci sarà futuro per il film religioso. Qui dentro abbiamo buttato il meglio...soprattutto, la nostra certezza che valeva la pena, che ciò che successe in quelle ore riguarda ogni uomo. Con questo Ebreo avremo a che fare per sempre, tutti, dopo la morte. Se non la spuntiamo noi, chi potrà farcela? Ma la spunteremo, ne sono certo: il nostro lavoro è stato accompagnato da troppi segni che me lo confermano ".
...monito del beato Angelico: " Per dipingere il Cristo, bisogna vivere con il Cristo " . Il clima, tra i Sassi di Matera e gli studi di Cinecittà, sembra essere stato quello delle sacre rappresentazioni medioevali, dei cortei dei flagellanti davanti alle reliquie dei martiri. Un Carro di Tespi del Trecento, per il quale, ogni sera, un prete in talare nera, quella con la lunga fila di bottoni, celebrava una messa al campo, in latino, secondo il rituale di san Pio V. Proprio qui, in effetti, è la ragione vera della decisione di far parlare gli ebrei nella loro lingua popolare, l’aramaico, e i romani in un latino basso, da militari, che ferisce le orecchie di noi, vecchi liceali, abituati alle raffinatezze ciceroniane. Gibson, cattolico amante della Tradizione, è coriaceo assertore della dottrina ribadita al Concilio di Trento: la Messa è anche pasto fraterno ma è innanzitutto sacrificio di Gesù, rinnovazione incruenta della Passione. Questo è ciò che importa, non è il " capire le parole " , come vogliono i nuovi liturgisti di cui Mel sbeffeggia la superficialità che gli appare blasfema. Il valore redentivo degli atti e dei gesti che hanno il vertice sul Calvario non ha bisogno di espressioni che chiunque possa capire. Questo film, per il suo autore, è una Messa: che, dunque, sia in una lingua oscura, com’è stata per tanti secoli. Se la mente non comprenderà, tanto meglio, ciò che conta è che il cuore capisca che tutto quel che è avvenuto ci redime dal peccato e ci apre le porte della salvezza. Proprio come ricorda la profezia di Isaia sul " Servo di Jahvé " che, a tutto schermo, è messa come prologo all’intera pellicola. Il prodigio, comunque, mi è sembrato verificarsi: dopo un po’, si abbandona la lettura dei sottotitoli per entrare, senza distrazioni, nelle scene — terribili e meravigliose — che bastano a se stesse.
...Sul piano tecnico, l’opera appare di una qualità altissima...la tecnica vuole essere a servizio della fede. Una fede nella versione più cattolica — non a caso il compiacimento del Papa e di tanti cardinali, Ratzinger non escluso — di cui The Passion è un manifesto che gronda simboli che solo un occhio esercitato discerne in pieno.
...In sintesi estrema, la " cattolicità " radicale del film sta innanzitutto nel rifiuto di ogni demitizzazione, nel prendere i vangeli come cronache precise: le cose, ci viene detto, sono andate così, proprio come la Scrittura le descrive. Il cattolicesimo sta, poi, nel riconoscimento della divinità di Gesù che convive con la sua piena umanità. Una divinità che erompe, drammaticamente, nella sovrumana capacità di quel corpo di subire una quantità di dolore come mai alcuno né prima né dopo, in espiazione di tutto il peccato del mondo. Ma la " cattolicità " radicale sta anche nell’aspetto " eucaristico " , riaffermato nella sua materialità: il sangue della Passione è intrecciato di continuo al vino della Messa, la carne martoriata del corpus Christi al pane consacrato. E sta, pure, nel tono fortemente mariano: la Madre e il Diavolo (che è femmina o, forse, androgino) sono onnipresenti, l’una con il suo dolore silenzioso, l’altro — o l’altra — con il suo compiacimento maligno.
...Da Anna Caterina Emmerich, la veggente stigmatizzata, Gibson ha preso intuizioni straordinarie: Claudia Procula, la moglie di Pilato, che offre, piangendo, a Maria i panni per raccogliere il sangue del Figlio è tra le scene di maggior delicatezza in un film che, più che violento, è brutale. Come brutale fu, appunto, la Passione. Il Pietro disperato dopo il rinnegamento, si getta ai piedi della Vergine per ottenere perdono. Credo, comunque, che l’importanza, anche teologica, attribuita alla Madonna nonchè l’eucarestia, non spiritualizzata, non ridotta a " memoriale " ma vista nel modo più materiale, dunque cattolico (la transustanziazione), creeranno qualche disagio nelle chiese protestanti americane che, senza avere visto il film, già si sono organizzate per favorirne la diffusione.
...Se al martirio sono dedicate due ore, due minuti bastano per ricordare che non fu quella l’ultima parola. Dal venerdì santo alla domenica di Pasqua, alla risurrezione, che Gibson ha risolto accogliendo una particolare lettura delle parole di Giovanni: uno " svuotamento " del lenzuolo funerario, lasciando un segno sufficiente per " vedere e credere " che il suppliziato ha trionfato della morte.
...Chiarissimo è, nel film, che ciò che grava sul Cristo e lo riduce in quello stato non è la colpa di questo o di quello, bensì tutto il peccato di tutti gli uomini, nessuno escluso. All’ostinazione nel chiedere la crocifissione da parte di Caifa (quel sadduceo collaborazionista che non rappresentava affatto il popolo ebreo, da cui era anzi detestato, il Talmud su di lui e sul suocero Anna ha parole terribili), fa più che abbondante contrappeso il sadismo inaudito dei carnefici romani; alle viltà politiche di Pilato che lo portano a violentare la sua coscienza, si oppone il coraggio del sinedrita — episodio aggiunto dal regista — che affronta il Sommo Sacerdote gridandogli che quel processo è illegale. E non è forse ebreo il Giovanni che sorregge la Madre, non è ebrea la pietosa Veronica, non è ebreo l’impetuoso Simone di Cirene, non sono ebree le donne di Gerusalemme che gridano la loro disperazione, non è ebreo Pietro che,  perdonato, morirà per il Maestro? All’inizio del film, prima che il dramma si scateni, la Maddalena chiede, angosciata, alla Vergine: " Perché questa notte è così diversa da ogni altra? " . " Perché — risponde Maria — tutti gli uomini erano schiavi e ora non lo saranno più " . Tutti, ma proprio tutti: " giudei o gentili " che siano. Quest’opera, dice Mel Gibson amareggiato da aggressioni preventive, vuol riproporre il messaggio di un Dio che è Amore. E che Amore sarebbe se escludesse qualcuno?(32)

Non si può dire di questo film: «mi piace», «non mi piace», perché la questione in gioco è più grossa. Questo non è un film su un argomento qualsiasi, o su una trama inventata, ma sul fatto centrale della storia: un uomo che muore in croce, e che dice di farlo per obbedienza al Padre e per salvare l’uomo, per salvare me. Allora non si può neanche dire: «a me un certo genere di film non piace», «troppo sangue», «no, invece a me piace», perché non lo si può ridurre a un film horror o di un qualsiasi altro genere. Bisogna trapassare il genere. Il punto è piuttosto che quel fatto è accaduto così, e i fatti non si possono scegliere: accadono in un certo modo, più o meno pulito, più o meno assurdo, più o meno crudele, e devi starci di fronte, non puoi far finta di niente, o edulcorare l’inferno del reale nel limbo di un bel discorso, di una bella morale. La realtà è più grossa, ed è più cruda, dei nostri pensieri. Se uno non ha mai fatto caso che la passione di Cristo è stata un fatto così cruento, che uno ha sopportato tutto quello che i Vangeli ci raccontano, per ciascuno di noi, ringrazi Mel Gibson che ce ne fa finalmente rendere conto.
Dare un giudizio su un film vuol dire dare un giudizio sul fatto a cui il film si riferisce. E vuol dire anche dare un giudizio su di sé. Chi è quest’uomo? Che ha a che fare con me? Perché questa sofferenza? Che senso ha? Cosa è cambiato da quando quest’uomo è morto? E perché lui sostiene di essere morto per me? Che problema c’era? E che problema c’è? Senza porsi queste domande, semplicemente non si è visto il film. Non solo non si può giudicare il fatto di cui il film racconta, ma non si può dire niente neanche sul film. Sarebbe come non averlo visto. Se elimini dall’opera d’arte la realtà che sta fuori dell’opera d’arte, diceva Bachtin, non c’è più neanche l’opera d’arte.
La portata di quel fatto è dirompente. Entra come la vita sa entrare nel cuore e nell’intelligenza di chi guarda. Di fronte a tutto il sangue che scorre, viene da dire «basta». Di fronte ai colpi violenti delle flagellazioni, uno dopo l’altro. Si aspettano i flashback, i momenti in cui la faccia di Gesù non è più solcata dal sangue, stravolta dalle torture, con l’occhio destro pestato, e la si può finalmente vedere nella sua solarità, con i due occhi bene aperti, mentre pronuncia quelle parole: «Amatevi gli uni gli altri», «Questo è il mio corpo». Durante i flashback tutti si calmano, prendono fiato. Ho il sospetto che questo accada perché lì la partita è già chiusa, già stato tutto neutralizzato in un bel discorso, in una bella morale, in un bell’insegnamento: «Ah sì, sì, bisogna volersi bene», «che belle parole», «eh, signora mia, se tutti facessimo così». No! Alla paura per le scene di sangue, dovrebbe invece corrispondere un impeto di fronte alle parole di Gesù, di fronte alla pretesa di quell’uomo. Gesù non è stato un maestro di morale, il cristianesimo non è una dottrina: questo è il cuore del film. È stato un uomo, quel fatto è accaduto, c’è uno che è morto per me, uno che guarda negli occhi quelli che incontra e li legge dentro. Questo non può lasciare tranquilli: non lasciano tranquilli le torture, ma nemmeno la sua pretesa. Senza capire questo nodo, è come se non si fosse visto il film.
Di fronte alla sofferenza di un uomo, così atroce, la maggior parte si ferma a dire: che atrocità, che ingiustizia! Quante ingiustizie, del resto. È stato veramente un uomo eccezionale. Ma non è stato Dio. La sua divinità dov’è? E poi: lui sì che è stato un grande, ma la Chiesa… Come si fa a dire che quell’uomo è Dio? C’è una scena che fa venire le lacrime agli occhi. Gesù sta portando la croce, Maria e Giovanni lo seguono a distanza. Poi si infilano in una stradina per avvicinarsi di più a lui, per superare la folla. Sono su questa stradina che incrocia la via della Croce. Lui sbuca dall’angolo, percosso e allo stremo delle forze: cade. Per Maria, neanche il tempo di notarlo e subito, l’attimo dopo, deve vederlo mentre cade. Si ricorda allora di quando da bambino era caduto una volta in casa, e lei lo aveva soccorso, correndo verso di lui. Correva verso di lui: qui il flashback finisce, e si vede lei che corre verso di lui che porta la croce. Gli si avvicina, si piega a terra. Lui da terra alza lo sguardo verso di lei, quello sguardo così intenso che domina per tutto il film, in tutti gli incontri di Gesù, e le dice: «Vedi, io faccio nuove tutte le cose». Lì dentro, dentro quello strazio che sembra la fine di tutto: «faccio nuove tutte le cose». Ma come si fa a dire così? È una di quelle frasi che dimostrano la verità del cristianesimo, perché è così illogica, così fuori luogo, che non può essere stata pensata da qualcuno dopo. E dimostra anche il genio di Gibson: cosa ha visto lui, cosa ha intuito, che esperienza ha per inserire qui questa frase? Alla sofferenza fisica, alla brutalità, corrisponde un sentimento in noi (ed è troppo poco), ma a questa frase cosa corrisponde? Che esperienza abbiamo di questa novità? È vero che ha fatto nuove tutte le cose?
Una lettura laicista – in realtà dovremmo dire: una lettura irragionevole – passerebbe sopra questa frase. La considererebbe niente, non storica, non verificabile, illusoria, come se il fatto reale, storico, fosse un altro. E invece questa frase sta dentro quel fatto: è sostanziale, non è accessoria. Perché farla fuori? Solo perché non se ne ha alcuna esperienza? Per chi ha un’esperienza, per chi ha visto farsi nuove tutte le cose, per chi ha sperimentato insomma quel ricominciare delle cose nella sua vita, l’irrompere di un avvenimento che ha stravolto tutto e ha fatto nuovo tutto, zampillando nella sterile armonia del prevedibile, e ha fatto fiorire le cose, quella frase è il cuore del film. Ma dove si vedono queste cose nuove? Questa novità? Come si fa a dirlo oggi? Che è come chiedere: dove sono i segni, da dove si vede che veramente è risorto? Nell’esperienza della Chiesa. Se non ci fosse stata la Chiesa, di quel fatto non sapremmo semplicemente niente. Cristo sarebbe stato un grande maestro di morale, come Socrate, ma non un fatto: non uno a cui dare la vita, duemila anni dopo. Se non si ammette questo, non si capisce nemmeno lo stile di Mel Gibson, non se ne esce.
E quell’obiezione dei farisei sotto la croce, quella richiesta di un miracolo su commissione («scendi dalla croce, se sei il figlio di Dio, e allora ti crederemo»), è l’obiezione nostra: e com’è allora che continuano a esserci le guerre, le stragi, le uccisioni? Se Dio c’è, le facesse smettere, e allora gli crederemmo. Dov’è Lui in tutto questo? Cos’è cambiato da quando è morto in croce? Niente, le ingiustizie ci sono oggi come allora… Ma tutte queste obiezioni – come quella dei farisei sotto la croce – dimenticano il cuore della pretesa di Cristo: lui vuole la libertà dell’uomo, vuole che tu gli aderisca da uomo libero. Non vuole costringerti, non vuole un consenso, una devozione senza ragioni. Vuole la libertà. Se uno non è libero, non crede nemmeno di fronte a migliaia di prove schiaccianti. È la libertà di aderire a lui, la sua libertà di obbedire al Padre, la libertà di Maria nell’accettare il disegno di Dio, il fulcro della storia. Il culmine della storia. Ciò di fronte a cui si piega la storia. Non sta tutto in una investigazione, in una dottrina, in un’idea migliore, in una  commozione, ma nella libertà di fronte a quel fatto che chiede tutto di me. «Vedi, io faccio nuove tutte le cose». Ci vuole la libertà per accorgersene. Come per fare un film così. Come per vederlo sul serio. Da uomini liberi.(33)

L’insistenza sula sofferenza fisica, oltre che interiore di Gesù, mi ha spinto a riscoprire nella "passione" il centro, il culmine e la sintesi della sua vicenda. Non a caso è sulla croce che Cristo dice "tutto è compiuto". Se non si percepisce la dimensione dello strazio, suo e dei suoi cari – di Maria, della Maddalena e di Giovanni in particolare – rischiano ultimamente di sbiadire gli altri passaggi della sua esistenza. E’ in quei momenti laceranti che Gesù ci si presenta nudo e si consegna a noi come vittima indifesa, abbandonandosi completamente alla furia dei suoi accusatori, dei suoi carnefici e dei nostri peccati nella sua disarmata e disarmante umanità. Personalmente Cristo ha incominciato ad interessarmi "sul serio" e direi a diventare Dio nella mia vita solo quando iniziato a vedere in Lui un uomo. Qualcuno, cioè, in carne ed ossa, da poter incontrare e seguire. Non uno "spirito". Gibson vuole mostrare come la sofferenza di Dio in Gesù esprima il vertice di qualsiasi dolore, la somma del patire possibile a un uomo: ed è per questo che si ritrova contro quei teologi che contestano questa idea. The Passion of the Christ è il tentativo — commovente e sconvolgente — di immergere lo spettatore dentro alla Passione di Cristo….Nessuna pellicola ci offre un Cristo così uomo, così di carne e ossa. Nulla è lasciato all’immaginazione, nemmeno i particolari più spaventosi. L’uomo del Calvario soffre sotto i nostri occhi pene indescrivibili: la scena della flagellazione è raccapricciante. La crocifissione non il solito acquarello idealizzato, ma una minuziosa descrizione del peggior supplizio di tutti i tempi. Il Cristo umiliato e coperto di piaghe, spogliato della sua solenne regalità, il volto sfigurato e gonfio di percosse si imprime nel cuore del pubblico: impossibile dimenticarlo». Non è forse questa esperienza di immedesimazione nel "mistero di Cristo" che il triduo pasquale appena iniziato ci invita anche fisicamente a rivivere? E non è questa partecipazione alla sua vera passione e vera morte che ci permette di sentirci – e di essere – meno estranei alla sua resurrezione?(34)

...Abramo chiedeva a Dio "Non passare ti prego senza fermarti...", e anch'io ho chiesto questo.(35)

..."tenerezza"...traspare da tutto il film, l'amore di Cristo per l'umanità: è quello che commuove.(35)

...la presenza-assenza di Maria.(35)

...la nota rivista Famiglia cristiana, che in occasione della Pasqua ha pubblicizzato un suo inserto contrapponendolo in maniera assolutamente gratuita al film La Passione di Cristo: «Famiglia cristiana offre ai suoi lettori per la Pasqua la Passione secondo i Vangeli. Non secondo Mel Gibson».(35)

...il popolo...mi ci sono rivisto io prima ad esaltare e poi ad aggredire Cristo, con i miei peccati.(35)

...finalmente un Gesù vero uomo, e non una "caricatura" efebica e quasi impalpabile alla Zeffirelli.(35)

...Il film è stato voluto fortemente da Mel Gibson, attore australiano e profondamente cattolico, sposato con la sua prima e unica moglie, ha sette figli ed è un personaggio scomodo nel bizzarro mondo di Hollywood. In più occasioni il noto attore australiano ha pubblicamente difeso il matrimonio indissolubile e ha preso posizione contro l’aborto.(35)

..."Quello che mi ha sempre colpito della Passione – afferma Gibson – è stata la capacità di Gesù Cristo, diventato uomo, di sottomettersi ad una sofferenza indicibile per amore dell’umanità. Non potevo non mostrarla in tutta la sua forza e fin nei particolari. Forse sono le immagini più scioccanti che abbia mai visto in un film, ma dovevo farlo". Infatti, alcuni imputano al film un’eccessiva crudezza e violenza, ma quali sono i film contemporanei dove non c’è sangue ed efferatezze? "Il tema della passione e morte di Gesù è obiettivamente cruento, e non si capisce perché la crudezza delle immagini sarebbe legittima per raccontare, ad esempio, la guerra del Vietnam(Full Metal Jacket)e invece ‘ineducata’ per descrivere le sofferenze del Figlio di Dio".(Mario Palmaro, Un film da vedere, in Il Timone, n.30 febbraio 2004) Quanto allo spargimento di sangue: ai ragazzine delle medie è stato fatto vedere "IL gladiatore". In TV ci fanno vedere le operazioni chirurgiche in diretta. I videogiochi sono pieni di sbudellamenti.(35)

...Effettivamente la pellicola non risparmia allo spettatore nessun particolare, dalle frustate al peso della croce ai chiodi che entrano nella carne. Tutto questo per Jim Caviezel,(Gesù nel film)rappresenta una durissima prova : "Credo che questo film sia stata anche la mia ‘passione’".(35)

...rabbino Daniel Lapin autore della Fondazione "Toward Tradition", intervistato ha detto: "[…]The Passion passerà alla storia come il lungometraggio di argomento biblico più serio e poderoso mai realizzato" e questo perché […]la fede di milioni di cristiani verrà irrobustita grazie all’ispirazione e al sostegno che il film darà loro.(35)

...In ogni modo Gibson è sinceramente mosso dal desiderio di raccontare il Gesù dei Vangeli, che muore per la salvezza di ogni uomo. "Siamo stati abituati a pellicole che osservavano il fatto cristiano con la diffidenza dello scettico, pronte a stracciare dal racconto le pagine scomode. Pellicole gravide di interrogativi e povere di certezze. All’insegna di un ambiguo ‘fascino per la figura di Gesù’ ben lontano dall’abbracciare il Credo cattolico"(Ibidem) "The Passion of the Christ" è l’opera di un credente. Le immagini del film fanno vedere il vero Dio che è anche vero uomo, che patisce realmente il martirio. La sofferenza di Cristo non è mai stata così fedelmente rappresentata. Con Gibson il cinema ritrova un Gesù autentico.(35)

...Vedere e far vedere il film di Mel Gibson "è un’autentica opera di apostolato di evangelizzazione, di consolidamento della fede cattolica". Gianpaolo Barra, direttore de Il Timone.(35)

...dopo aver visto il film...ed era come aver ricevuto un cazzotto nello stomaco...(35)

...La divinità l'ho avvertita molto nella stoicità dello sguardo e dei comportamenti con qui il Gesù e la Maria resistono e si rialzano più volte dopo tutto quel dolore e tutta quella sofferenza.

...Stoicissimo e molto divino Gesù che si rimette in piedi dopo aver ricevuto una quantità di frustate tale da stendere un toro, il che rende il tutto, tra l'altro, molto più sopportabile alla vista di quanto non pensassi prima che i romani indiavolati si scatenassero.

...Stoicissima e molto divina Maria durante tutta la Via Crucis del figlio, soprattutto, quando guarda in cagnesco Satana-Celentano che giustamente si tiene alla larga onde evitare brutte conseguenze per la sua testolina.

...La divinità, inoltre, sembra vibrare nel cinema quando Gesù da i suoi messaggi: quando dice a Pilato che il suo Regno non è di questa  terra e che il suo posto sarà sempre alla destra del Padre (il grande Pilato sentendo queste parole si vede che sbanda e che avverte la presenza divina). E sembra vibrare anche quando sul "monte" da il messaggio d'amore alla folla (amate i vostri amici, ma anche i vostri  nemici: altrimenti che sacrificio e che ricompensa c'è?) in cui lo sguardo da serio diventa improvvisamente e così meravigliosamente rilassato.

...Ma c'è anche tanta e tanta umanità in quel film e i momenti in cui Gesù è più uomo che Dio sono anche i più commoventi, secondo me: mi riferisco alla crocifissione quando ad ogni batter di chiodone la sua stoicità sembra venir meno e sul suo volto si staglia all'improvviso e in maniera così umana tutta la sofferenza patita e, soprattutto, durante i flashback che lo vedono protagonista con la Madre... davvero intensi (così tanto amore da così tanta povertà...incredibile!).

...quel silenzio totale che regna dopo la proiezione, quel vedere la sala spopolarsi con ordine, la gente che esce col capo chino, come se si sentisse in colpa e come se ripensasse già di volerlo rivedere un'altra volta. Mentre lo vedi, infatti, si mantiene, comunque e sempre, una certa cognizione che stai guardando un film, ma già quando finisce ed esci dal cinema e te lo rivedi dentro ti sembra, invece, di essere stato lì accanto a Lui in quei momenti, di aver gioito e di aver sofferto con Lui e per Lui e non vedi l'ora di ritornarci perché è troppo emozionante...(Mimmo)(35)

...C'è un'immagine di un'altra mistica (Adrienne von Speyr) che rende l'idea: Dio Trinità ha permesso e deliberato che tra Padre e Figlio e la loro unione nello Spirito Santo venisse frapposto, in quell'ora delle tenebre, il mondo con tutta la sua ribellione, per cui il Figlio non vede più il Padre e il Padre non raggiunge più il Figlio ("Dio mio, perchè mi hai abbandonato") altrimenti che attraverso questa inesorabile espropriazione di Sè a favore nostro. L'Amore ha preso questa strada per raggiungerci e non esiste più situazione umana in cui Cristo non sia presente e attivo per accoglierci e salvarci.(35)

...La Resurrezione è la pienezza DELLA Passione, lo svelamento e avveramento della profondità DELLA Passione, la manifestazione di quel che a Passione ERA GIA' (vedi vangelo di San Giovanni) ma noi non potevamo comprendere, non qualcosa che si aggiunge e che cancella la Crocefissione come ormai inutile. E anche su questo punto molte sciocchezze si sono sentite, anche da parte cristiana: il buonismo che non vuole parlare della Croce perchè ormai c'è la Resurrezione manca completamente il punto, non ha capito...(35)

...I liberi hanno nelle mani il destino di Gesù: tutti si agitano, si inquietano, urlano, rosi dall'odio o sballottati dalla paura, in balìa dell'ansia o di una violenza bestiale. Dall'altra parte Gesù, il loro prigioniero: egli è quieto, silenzioso, in una immobilità terribile e struggente. L'unico libero, l'unico in pace. Agnello condotto al macello, non oppose resistenza, non aprì la sua bocca, dice la liturgia.(35)

...incrocio delle braccia di Gesù e del Cireneo, quando portano assieme la Croce. Mi ha fatto venire in mente il simbolo dei Francescani. Io sono un domenicano laico.(35)

...Maria, quasi sempre silenziosa – abituata a «serbare tutto nel suo cuore» – i grandi occhi neri nel viso che, all’inizio, è ancora giovane e bello...Sapeva, oscuramente, già tutto, già dal primo giorno, ...su di lei quel giorno s’è abbattuta una massa di dolore bestiale...Ma come una donna abbia potuto accogliere tutto quel dolore, è cosa difficilmente comprensibile (è come se l’oceano fosse entrato in un vaso, e il vaso l’avesse miracolosamente contenuto). Ciò che sconvolge è che Maria non arretra mai, per tutta la durata del supplizio. Dal primo istante all’ultimo, dagli insulti alla fustigazione allo sfacelo delle membra, quando gli spettatori in sala non tollerando più chiudono gli occhi, Maria è sempre lì, con Maddalena, che assiste, ferma, come di pietra, straziata – immobile. Ti chiedi: possibile? Massacrano tuo figlio a quel modo, e tu stai ferma, non fuggi, non svieni, resti lì a guardare? Eppure sì, ti rispondi, se una grazia te ne dà la forza, rimani: rimani perché speri che voltandosi lui ti veda, e veda che almeno tu non l’hai abbandonato. Certo, ti costa cento anni di vita. Ed è vecchia infatti Maria sul Golgota, molto vecchia, disfatta, mangiata via dal dolore. Ma neppure per un attimo cede. Con Giovanni e Maddalena – straordinario connubio, la sola senza peccato e l’adultera perdonata, unite da un’estrema tenerezza per l’unico loro Signore – corre per i vicoli paralleli al corteo della croce. Vuole solo una cosa: abbracciarlo ancora. Ci riesce, gli si para davanti mentre lui, già agonizzante, già moribondo per le nerbate e i calci dei centurioni, coperto dai loro sputi, crolla sotto a quel peso...la madre rivede il giorno lontano in cui Gesù cadde, bambino, in cortile, e come lei lo rialzò – e come lui la guardava, e sorrideva. Ora, Maria deve soltanto lasciarlo andare. Quel figlio non le appartiene, non le è mai appartenuto. E deve andare. E al Golgota la Madonna ha il colore di cenere della terra di Palestina. La Passione del figlio le è penetrata in faccia, gliel’ha scolpita come una maschera di dolore. è la Madre, ed è tutte le madri della storia del mondo, tutte le madri che mettono al mondo figli che il male e le pesti e l’odio divorano. Quella sofferenza sulla faccia di una donna è più potente tuttavia di ogni cosa, del sangue e dell’odio, e della bestiale sguaiata ferocia da bestie dei soldati romani. Perché gli ebrei hanno emesso la sentenza, ma che gusto ci hannno preso quei centurioni, a eseguirla.(35)

...Perché cattivi sono sempre "quelli", "altri", e mai, disperatamente, noi, tutti noi?(35)

...Ora sappiamo da Luzzato che Gibson *si sarebbe ispirato* per la sceneggiatura al libro di Papini, e le citazioni di questo servono ad inchiodare quello.(35)

...Monsignor Ravasi e il rabbino Laras lamentano il fatto che il film dedichi alla Risurrezione di Cristo solo i "tre minuti finali". Forse non si sono accorti che il film si intitola "La Passione di Cristo", e non "Passione e Risurrezione di Cristo", o "La storia di Cristo"...(35)

...la riflessione di Pilato sulla verità che svela cos'è davvero il potere.(35)

...rapporto tra il potere romano e il potere del Sinedrio: si detestavano, era palpabile, ma alla fine per mantenere il reciproco potere fanno fuori Gesù. Mi ha fatto venire in mente un pezzo memorabile di Chesterton, che ho trovato nel libriccino "Voltaire" del 1936: "Tutta la storia cristiana ebbe inizio da quel grande avvenimento mondano in cui Erode e Pilato si strinsero la mano (ma qui ci aggiungerei anche Caifa, questa è una mia aggiunta). Fino a quel giorno, lo sapevano tutti nella buona società, i due non si parlavano quasi neppure. Qualcosa li indusse a cercare un reciproco appoggio, la vaga sensazione di una crisi, sebbene ciò che stava accadendo fosse la semplice condanna a morte di una comune banda di criminali. I due capi si riconciliarono precisamente il giorno in cui uno di quei condannati fu crocefisso. Ecco ciò che molti intendono con la parola 'pace': la sostituzione di un regno d'amore con uno di odio".(35)

...dal cinema e dice: ma dov'è andato se è vivo, dov'è ORA. Speriamo che fuori dal cinema incontri la chiesa. La chiesa poi è totalmente  presente in Maria: grazie a Lei il centurione crede. I vangeli raccontano fatti (e se si studia i Vangeli si impara ANCHE questo; ricordate la polemica sul frammento trovato a Qumran del Vangelo di Marco, il famoso 7q5: è fondamentale per la datazione dei Vangeli, scritti da testimoni oculari e dunque vere e proprie testimonianze su un fatto, non opinioni o racconti posteriori edificanti e ricchi di fede); Dov'è se è vivo? Perchè se è vero che è vivo lo si può incontrare. Come? dove?(35)

Le polemiche...si sono tramutate in un boomerang ed hanno contribuito ad accendere la curiosità intorno alla pellicola....ciò non vale sempre infatti per motivi diversi, un precedente film sul fondatore del cristianesimo, L’ultima tentazione di Cristo, destò anch’esso a suo tempo scalpore e polemiche, ma la cosa si risolse in un mezzo flop al botteghino.(37)

...Venerabile Anna Caterina Emmerick. Costei era solo una "visionaria" del 1800? La Parola di Dio al di là dei dibattiti, dei
ragionamenti umani (da qualsiasi parte vengano), è inconfutabile: "Non vi è albero buono che faccia frutti cattivi" (Luca 6,43) (Matteo 7,18). "Dai frutti li riconoscerete" (Matteo 7,16) (Luca 6,44).(36 - pg21)
«Per trasmettere il messaggio affidatole da Cristo, la Chiesa ha bisogno dell’arte — scrive Giovanni Paolo II, nel Documento Numero 60.(36 - pg22)
Tutta la mia vita, come uomo, padre di sette figli, facente parte insieme a mia moglie Robin, di un gruppo cattolico nella Diocesi di Los  Angeles, in viaggio di preghiera anche nelle piccole comunità e nei cenacoli di studiosi dove si cerca di salvare l’aramaico all’estinzione, cittadino inserito ovunque in battaglie contro ogni discriminazione religiosa o razziale, è stata vissuta, nelle piccole come nelle grandi scelte, da cattolico praticante, con il Vangelo sul tavolo del mio studio.»(36 - pg25)
Questo film per il suo autore è una Messa: se la mente non comprende, tanto meglio, ciò che conta è che il cuore capisca che tutto quello che è avvenuto ci redime dal peccato e ci apre le porte della salvezza.» Questo film è più che altro una Messa dal vivo! E pensare che tante volte andiamo alla Messa tutti impellicciati, magari sbadigliando, con noia, superficialità, impazienza ("speriamo che finisca presto", "speriamo che la predica sia corta").(36 - pg47)
L’idea di raccontare il sacrificio di Cristo è nata a Mel Gibson intorno al 1992, in un momento di totale disperazione, in cui l’attore aveva pensato di uccidersi, lanciandosi da una finestra. Lo ha raccontato negli Usa lo stesso attoreregista, in una intervista-confessione televisiva a Diane Sawyer della Abc e del film ha rivelato che promuove «la fede, la speranza, il perdono, i critici che hanno problemi con me, in realtà hanno problemi con i quattro Vangeli.» Gibson ha raccontato che anni fa ha toccato il fondo spirituale e ha detto di essersi trovato in ginocchio a chiedere aiuto, per poi trovare la forza di ricominciare nella rilettura dei Vangeli. «Gesù Cristo è stato pestato per le nostre trasgressioni e dalle sue ferite noi veniamo guariti.(36 - pg50)
All’ostinazione nel chiedere la crocifissione da parte di Caifa fa più di abbondante contrappeso il sadismo inaudito dei carnefici romani; alle viltà politiche di Pilato che lo portano a violentare la sua coscienza, si oppone il coraggio del sinedrita che affronta il Sommo Sacerdote, gridandogli che quel processo è illegale. E non è forse ebreo il Giovanni che sorregge la Madre, non è ebrea la pietosa Veronica, non è ebreo l’impetuoso Simone di Cirene, non sono ebree le donne di Gerusalemme che gridano la loro disperazione, non è ebreo Pietro che, perdonato, morirà per il Maestro? All’inizio del film, prima che il dramma si scateni, la Maddalena chiede, angosciata alla Vergine: "Perché questa notte è così diversa da ogni altra?" "Perché — risponde Maria — tutti gli uomini erano schiavi, e ora non lo saranno più."Tutti ma proprio tutti, "giudei o gentili che siano".(36 - vs55)
Scrisse Hans Urs von Balthasar nelle meditazioni sul Credo Apostolico: «L’ora e l’impero delle tenebre (Luca 22,53), quando gli uomini gli inflissero ogni sorta di dolore fisico e morale e anche il Padre lo abbandonò nei supplizi, è una notte per noi insondabile. Nessuna via Crucis, neppure le atrocità delle torture umane dei campi di concentramento possono darcene un’immagine. Portare il peso del peccato del mondo, sperimentare in sé la profonda perversione di una umanità che nega a Dio ogni culto, ogni riverenza e timore, di fronte a un Dio che distoglie lo sguardo da questi tormenti: chi può concepire che significa tutto ciò? E poiché sono qui raccolte tutte le sterminate età del mondo dal principio alla fine dei tempi, per il Sofferente la croce diventa atemporale; non si può più parlare di una prospettiva di resurrezione di due giorni dopo. Il peccatore può sperare, il "peccato" no: ma Cristo, per amore nostro, Dio "lo trattò da peccato" (Seconda Lettera di San Paolo ai Corinzi, capitolo 5, versetto 21).»(36)
È veramente duro e non concede spazio alla fantasia. La passione di Gesù è descritta nei particolari, senza indulgenze estetiche, ma anche senza falsi pudori. Gli uncini dei flagelli strappano la carne viva e lo spettatore soffre e sussulta insieme con il sanguinante protagonista della storia.(36)
«C’è un solo fotogramma, nel film di Gibson, che da solo varrebbe l’intero prezzo del biglietto. Dopo la morte di Gesù sulla Croce, la macchina da presa, che fino al quel momento ha seguito il dramma senza mai staccarsi da terra, prende il volo e lo spettatore si trova improvvisamente a guardare la scena dall’alto dei cieli. L’immagine è come trasfigurata in uno strano effetto a occhio di pesce. Poi anche quella bizzarra rotondità si muove e comincia a precipitare verso la terra dove si schianterà in pochi secondi. È la prima goccia d’acqua del finimondo che si scatena sul Golgota. «Si rimane stupefatti. La sequenza, brevissima, rimane nell’immaginario dello spettatore annichilito. È come se Gibson abbia avuto l’ardire di poter immaginare e poi di voler raffigurare lo sguardo e, soprattutto, il pianto di Dio. Un gesto di arroganza salutare, pazzesco ma baciato dalla grazia.(36 pag57)
Il mondo non si scandalizza della raffica dei film di violenza gratuita che ogni giorno propinano le Tv. Non si scandalizza più tanto nemmeno delle guerre che scoppiano e si concludono nel giro di pochi mesi o addirittura settimane. Ma si scandalizza della polvere, del  sangue, della carne fatta a brandelli di una rappresentazione della Passione. Ma a quali vie Crucis abbiamo partecipato fino ad oggi?
Se questo film voleva svegliare qualcuno sicuramente, davanti a queste immagini o si fugge via o si resta in mistica contemplazione (è consigliabile per i cristiani pregare almeno un’ora prima di andare a vedere questo film). «La Sacra Sindone — ha detto Gibson, rispondendo alle accuse di violenza — mostra che non c’era più pelle sul corpo di quell’uomo. Questa è l’immagine di Cristo in cui credo. È stato un pestaggio spietato. Il sangue è stato necessario per far vedere quanto sia stato grande il Suo sacrificio.»(36)

"Mel Gibson ha scelto quel periodo per un fattore di luce, di giochi di luce, si adattava ai momenti più intensi"(3)

Uso di uno speciale robot, fatto costruire appositamente, con le sembianze di Jim Caviezel, identico: un robot che respirava, trasudava, dal quale usciva il liquido simile al sangue, questo per le scene dirette sulla croce: molte volte è salito su anche il protagonista, ma con il freddo, ha avuto problemi di ipotermia. Il robot si chiamava animatronic.(36)

«Quando il regista stava girando la scena della crocifissione personalmente, assisteva un teologo del posto, padre Basilio Gavazzani, della Parrocchia di Sant’Agnese. Vi è stata una lunga e animata discussione tra i due, perché in realtà, come pochi sanno i chiodi furono conficcati sui polsi di Gesù, perché le mani attaccate alla croce non avrebbero retto il peso del corpo, ma la tradizione popolare li ha voluti poi sulle mani, così come le stigmate di molti santi compaiono sul palmo delle mani. Gibson difendeva la tradizione popolare.(36)
Mel Gibson...l’ho visto confessarsi spesso con Don Angelo, un sacerdote del posto e recitare il Rosario.»(36)
William Blatty, regista, è rimasto ammirato:«Il film di Mel Gibson è un capolavoro, direi che va oltre il capolavoro. Amo questo film e l’ardore viscerale di chi ha avuto il coraggio di portarlo al termine.»
Jack Valenti, presidente dell’Associazione dei produttori di Hollywood è uscito dal cinema con le lacrime agli occhi: «La commozione mi stringeva il cuore e qualunque sia la religione degli spettatori, non posso credere che vedano in questo film altro che una straordinaria opera d’arte.»
Matt Drude proprietario di un famoso sito internet ha detto: «È un film insuperabile. Come ebreo, ho vissuto il confronto tra Gesù e i suoi carnefici come una raffigurazione dei pericoli della vita.»
Yaniv Moyal, trentasei anni: «Come ebreo non mi pare che si possa trovare antisemita un film in cui gli ebrei mandano a morte uno di loro.»
Maritza Castro, trentadue anni, si asciuga gli occhi all’uscita della sala di Harlem: «Se un capolavoro del cinema merita quattro stelle, io a questo ne darei dieci. Mi sembrava di essere tra la folla sul Calvario, e i singhiozzi mi scuotevano il petto.»
«È incredibilmente potente, come un pugno nello stomaco — ha detto all’uscita di un cinema di Manhattan Lou Christie, sessantun anni — è stata un’esperienza schiacciante. La gente nel cinema piangeva apertamente verso la fine del film e quando la proiezione è terminata, alcuni hanno applaudito, altri invece sono rimasti in silenzio, attoniti.»
"La Messa — ricorda il Santo Padre, Giovanni Paolo II, nell’ultima sua enciclica dedicata all’eucarestia — è ad un tempo e inseparabilmente il memoriale del sacrificio nel quale si perpetua il sacrificio della croce e il sacro banchetto della comunione al corpo e al sangue del Signore."
Un Uomo che pretende di essere il senso di ogni scelta sociale, politica, economica e personale. «E mentre ci si domanda, durante la proiezione, "allora quando muore?" perché non si sopporta di vedere tanto dolore, vengono in mente le agonie interminabili dei nostri cari, le sofferenze atroci di milioni di uomini, donne e bambini uccisi dai tanti poteri ideologici e illusori del nostro mondo. Quando finisce? Quando io prendo posizione di fronte a questa inquietudine. Lui mette al centro la mia libertà di fronte al Suo Amore.»
La Passione di Cristo è stato girato interamente in Italia, principalmente in due luoghi: Matera: Le scene della crocifissione sono state girate nella bella città di Matera, nella regione meridionale della Basilicata, dove anche Pier Paolo Pasolini girò il suo Vangelo Secondo Matteo nel 1965.
Il 40% del film è stato girato di notte o in interni, utilizzando dei teloni, al fine di ottenere l’effetto della luce che cerca di uscire dall’oscurità.
Per le ultime sequenze del film, l’attore James Caviezel, che impersona Gesù, si è sottoposto quotidianamente a sette ore di trucco.
Sito web - www.padulabarchiesi.com. (36)

Lo sguardo di Dio. Chi ha mai osato mostrare lo sguardo di Dio? È impossibile. Mel Gibson ce ne ha dato un’idea, con La Passione di Cristo, mostrando come Dio ha guardato l’uomo nel momento centrale della Storia: il sacrificio di suo figlio. ...Ma non solo. Mel Gibson rivela una finezza (incredibilmente non colta da tanti critici) nel descrivere il profondo, bellissimo rapporto tra Cristo e la Madonna, un vero legame d’amore tra una madre e suo figlio: così tenero, così carnale, così vero.(39)

Nel "Il Mistero della Carità di Giovanna d’Arco" (Jaca Book) (vedi 43), Charles Peguy ha scritto un racconto poetico della Passione che ...è forse la più alta e razionalmente comprensibile rinarrazione di quegli eventi mai fatta in epoche recenti. Chi la legga, non può non convenire che la grandezza, il genio cattolico di Péguy sta nel fatto di essere riuscito a immedesimarsi – e dunque a farci immedesimare – nei fatti. Peguy riesce a farsi cronista di un fatto, e a farcene percepire il senso anche universale e pure teologico. Esattamente quello che, certo per nostra colpa, ci siamo un po’ persi fra le immagini di Gibson, che ci hanno lasciati un po’ al di qua della soglia dell’immedesimazione. E dunque della comprensione... Ultima notazione. I medievali, che la sapevano lunga, dipingevano Gesù sulla croce con gli occhi aperti. Non per ignoranza, ma proprio per significare la "simultaneità" inscindibile di Passione e Resurrezione. E’ lo stesso motivo per cui uno dei testi più belli della tradizione gregoriana canta: "Dulce lignum dulces clavos/ dulce pondus sustinent" ("dolce legno, dolci chiodi/ che sostenete un dolce peso"). Dolce. Le immagini della croce di Gibson hanno quantomeno il pregio di far sprigionare dall’ossimoro tutta la sua potenza. Anche l’occhio tumefatto di Gesù che guarda il Cireneo ha, d’un tratto, la stessa dolcezza. E lo sguardo morente alla Madre e ai due ladroni – a quello buono e anche a quello cattivo – "che urlavano alla morte come dei cani magri", per dirla con Péguy, ha la stessa dolcezza. Una dolcezza che la potente "Passione" di Gibson perde un po’ per strada, o così ci è sembrato, e che è invece l’unico motivo per cui oggi, a qualcuno, possa davvero interessare che le cose andarono "as it was". Fine dell’effetto shock, poi ci ripenseremo.(40)

Non si capisce perché Giuda si presenti scalzo per restituire i 30 denari ai Sommi Sacerdoti; perché il titulus crucis, ben visibile per lo spettatore, sia scritto solo in lingua aramaica e latina, e non anche in greco, come affermano concordemente i Vangeli; perché l'adultera  minacciata di lapidazione viene identificata con Maria Maddalena...oggi gli studiosi sono più propensi a pensare che forse Gesù, oltre all'aramaico, parlasse un po' della koiné.(41)

..e poi alla vacanza di GS c'era l'attore che ha fatto Barabba nel film "The Passion", si è convertito proprio sul set. "Sai che Mel ci ha messo cinque anni a scegliere attori che fossero uguali ai dipinti di Caravaggio su Gesù?" (Figlia di Annalena Valenti - Tempi n.24 - 14/07/05)





BIBLIOGRAFIA
(0) - Tutti i fotogrammi sono stati presi dal DVD "La Passione di Cristo" di Mel Gibson - Edizione Widescreen - Eagle Pictures - Icon Production
(1) - "LA PASSIONE DI GESÙ" rivelazioni di Suor Anna Caterina Emmerick (1) (.doc 430KB - 72 pag.) - Anna Caterina Emmerick
(2) - I Vangeli: Marco - Matteo - Giovanni - Luca
(3) - sassiweb.it di Francesco Foschino (uno studente universitario di Matera, della facoltà di Economia Aziendale) - Il più completo di documentazione sul film. Da visitare!
(4) - Sito ufficiale
(5) - Prof.ssa Lucetta Scaraffia, docente di Storia Contemporanea all’Università di Roma "La Sapienza" da ZENIT.org - 2004-03-15
(6) - Don Arteaga, vescovo ausiliario di Santiago Da Zenit.org 2004-03-19
(7) - Osservazioni di Sandro Di Remigio
(8) - Asianews - 1 Aprile 2004
(9) - Concilio Vaticano secondo COSTITUZIONE DOGMATICA DEI VERBUM SULLA DIVINA RIVELAZIONE 18 novembre 1965
(10) - Da Zenit.org 2004-03-22
(11) - Volto Santo di Manoppello (CH) - 30 Giorni - Settembre 2004
(12) - Suor Joseph Andrew Bogdanowicz - Da Zenit.org 2004-03-24
(13) - Intervista a Mel Gibson - da Zenit.org 2004-03-21
(14) - Cardinal George Pell, arcivescovo di Sydney - da Zenit.org 2004-02-25
(15) - Giovanni Bastiani - Il Quotidiano di Calabria e Basilicata, sabato 28 febbraio 2004
(16) - Guido Verna 23 marzo 2004
(17) - G. Barra - Il Timone
(18) - Rino Cammilleri - Il Timone
(19) - Giovanni Cantoni - di responsabile nazionale di un organismo del laicato, Alleanza Cattolica e direttore della rivista Cristianità, studioso della Dottrina Sociale - Il Quotidiano di Calabria e Basilicata, giovedì 4 marzo 2004
(20) - Francesco Cicerone
(21) - Arcivescovo Monsignor John Patrick Foley - Avvenire, 20 febbraio 2004
(22) - di Giancarlo Padula 27/02/2004
(23) - Orazio Petrosillo - Intervista al portavoce vaticano Joaquìn Navarro Il Messaggero, 11 Marzo 2004
(24) - Antonio Socci - Il Foglio - 27/02/2004
(24) - Gaspare Benincasa - Il Tempo
(25) - Antonio Socci 19.05.2005
(26) - Luigi Giussani - "Egli è solo" Via Crucis S.Paolo
(27) - Mons. Rinaldo Fabris - Lunedì 19 aprile
(28) - Padre William J. Fulco, docente di Culture mediterranee antiche al dipartimento di Archeologia classica della Loyola Marymount University di Los Angeles - traduttore in latino e aramaico del copione de "La Passione" - Da Zenit.org 2004-03-21
(29) - Padre Di Noia della Congregazione per la Dottrina della Fede - CITTÀ DEL VATICANO, 8 dicembre 2003 (Zenit.org)
(30) - Tracce - Aprile 2004
(31) - Peter Malone MSC - Associazione Mondiale Cattolica per la Comunicazione - Da Zenit.org 2004-02-23
(32) - Vittorio Messori - Corriere della Sera, 17 febbraio 2004
(33) - Valerio Capasa - "Guardando la Passione di Mel Gibson"
(34) - Antonio Girardi - Il Trentino 10.4.2004
(35) - Articoli vari presi dall'email arrivate al sito www.stranocristiano.it
(36) - Giancarlo Padula - Tabula fati -Il libro "I SEGRETI DELLA PASSIONE DI CRISTO. www.tabulafati.it
(37) - Rino Cammilleri - nella presentazione del libro (36)
(38) - Mario Palmaro - nell'introduzione del libro (36)
(39) - Antonio Autieri - "Tutto in uno sguardo"
(40) - Maurizio Crippa – Il foglio
(41) - Roberto Di Diodato - Famiglia Cristiana
(42) - Luigi Giussani - "Sulle tracce di Cristo" di Luigi Amicone - BUR
(43) - Libricino "Settimana Santa" PASQUA 2003
(44) - La vita di Gesù nel testo aramaico dei Vangeli - Josè Miguel Garcìa - BUR (9.5 E.)
(45) - Luigi Giussani - Il santo rosario - Misteri dolorosi
(46) - Il processo a Gesù: un caso giuridico ancora aperto di Gaincarlo Dosi
(47) - Antonio Socci 18.04.2006
(48) - da auditorium.info



La Passione secondo la Sindone


Scritto da Mario PALMARO 

Le strabilianti consonanze tra l’Uomo della Sindone e la Passione di Cristo.
Un’altra traccia della credibilità del racconto evangelico lasciata dalla storia.


Un telo di lino color avorio, lungo 4 metri e 36 centimetri per 1 metro e dieci, spesso mezzo millimetro. Sul tessuto è impressa l’immagine di un uomo che porta i segni della flagellazione e di una corona di spine, i fori dei chiodi, una profonda ferita al costato, il ginocchio sinistro malridotto da ripetute cadute. Il volto, di indicibile bellezza, è pure segnato da ecchimosi e tumefazioni. La Sindone – ancora oggi al centro di affascinanti e controverse ricerche da parte degli scienziati – certamente è straordinario oggetto di devozione, che rievoca con impressionante precisione le sofferenze patite da Gesù di Nazaret durante la sua passione. Le analogie con la narrazione evangelica sono impressionanti.
A cominciare dalla flagellazione, che Ponzio Pilato aveva ordinato forse con la segreta speranza di sottrarre Gesù alla pena capitale.
Le impronte della flagellazione – circa 120 – si notano in tutto il corpo dell’uomo della Sindone, ma soprattutto sulla schiena. La vittima veniva infatti legata a una colonna con il viso rivolto verso di essa. Lo strumento usato dai Romani per questa tortura era il flagello taxillato, costituito da strisce di cuoio appesantite da palline acuminate di piombo, che scarnificavano l’intero corpo al punto che talvolta provocavano la morte della vittima. Il sangue è presente in modo copioso su tutto il corpo sindonico. Il Vangelo racconta che i soldati, dopo aver intrecciato una corona di spine, la misero in capo a Gesù, e lo schernivano percuotendolo sulla testa con una canna. Tutta la superficie del cranio dell’uomo della Sindone è segnata da tracce di sangue, che sono più numerose sulla nuca. Ciò corrisponde a una corona non consistente in un piccolo cerchio di spine, ma a un vero e proprio casco di rovi calcato in testa, che evoca le insegne regali in uso all’epoca in oriente.
Il corpo impresso sul lino presenta due ampie ferite lacero contuse sulle due spalle, provocate dallo sfregamento della trave orizzontale che il condannato alla crocifissione doveva trasportare fino al luogo dell’esecuzione. Infatti, nella crocifissione romana il palo verticale, lo stipite, era già infisso a terra, mentre solo il palo orizzontale – una trave del peso di oltre 50 chili detta patibolo – veniva legato alle braccia distese del condannato, e poi assicurato con una fune alle caviglie, collegando con una corda i diversi condannati.
Dunque, le cadute di Gesù furono provocate anche dagli strattoni dei due ladroni che lo accompagnavano.
La Sindone documenta in modo inequivocabile che l’uomo avvolto in quel lenzuolo è caduto molte volte. Ci sono una serie di traumi cranici, provocati dalla robusta trave del patibolo che ad ogni inciampo schiacciava violentemente il capo del condannato contro le pietre della strada. Gesù, le braccia legate al patibulum, non può ripararsi il volto con le mani e va a cadere rovinosamente faccia a terra. Oltre al volto, anche le ginocchia evidenziano numerose lesioni della stessa natura. I soldati del picchetto che accompagna i tre sul Golgota si accorgono della prostrazione di Gesù, e forse temono che possa morire lungo la strada. Allora, con procedura insolita, costringono un uomo che passa di là, Simone di Cirene, a caricarsi il patibolo sulle spalle.
A questo punto, anche se alleviato del carico, il volto di Gesù è una maschera di sangue. L’uomo della Sindone ne fornisce una “fotografia” impressionante: il setto nasale è rotto; c’è una ecchimosi al centro della fronte, e poi una contusione all’altezza dello zigomo destro che comprime l’occhio.
Giunto al Calvario, Gesù viene spogliato brutalmente del suo mantello dai soldati, che per non tagliarlo lo tirano a sorte. Le ferite, rimaste aderenti alla stoffa, vengono riaperte dal brusco strappo della tunica. La Sindone mostra alcuni rivoli di sangue che sono riconducibili proprio allo strappo di un tessuto incollato alla pelle.
Tutto è pronto per la crocifissione. La Sindone riserva qui le sorprese maggiori: tutti gli artisti medioevali raffigurano il Cristo crocifisso nelle mani, mentre nella Sindone l’uomo avvolto nel lino non ha il palmo delle mani forate dai chiodi, ma sono invece i polsi a presentare il segno caratteristico dei ferri. L’anatomia conferma oggi che questa era l’unica modalità che rendeva staticamente sicura la crocifissione. Nell’uomo della Sindone non compare l’impronta del pollice: è un effetto inevitabile della lesione del nervo mediano, causata dal chiodo, che fa flettere automaticamente il pollice verso il palmo. Lo sfregamento dei fasci nervosi contro i chiodi, sui quali va a pesare tutto il corpo, procura un dolore lancinante.
Nell’uomo della Sindone, i piedi sono fra loro sovrapposti e trafitti da un unico lungo chiodo, che tormenta atrocemente il condannato durante il movimento rotatorio di oscillazione tra la posizione di accasciamento e sollevamento. La Sindone, fedelmente, ne fornisce traccia: la ferita del polso sinistro presenta due rivoli separati, che derivano dalle due posizioni tenute dalla vittima durante l’agonia. Lo stesso Gesù – come ogni condannato al patibolo – per alcuni istanti si accascia gravando sui chiodi delle mani, e poi si risolleva per non soffocare facendo leva sul chiodo che gli trafigge i piedi. È in questa posizione che il Figlio di Dio ha la possibilità di parlare, perdonando i suoi carnefici, dialogando con il ladrone pentito, e rivolgendosi a Maria e all’apostolo Giovanni. Poi, tutto è compiuto e Gesù muore. Viene sepolto in tutta fretta per via del sabato incombente. In questo modo, il suo corpo non viene lavato, cosicché viene affidato al sudario con tutti i segni della cruenta passione. Durante la deposizione e il tragitto verso la tomba, molto sangue misto a siero esce dalla ferita del costato. Il colore più intenso dimostra che si tratta di sangue fuoriuscito dopo la morte della vittima. Ma la Sindone ci parla misteriosamente anche della resurrezione: affinché l’immagine si sia riprodotta è stato necessario che il cadavere sia rimasto nel sudario almeno 24 ore ma non più di qualche giorno, perché altrimenti la putrefazione avrebbe distrutto l’immagine e il lenzuolo stesso. Tempi che corrispondono a quanto avvenne nel sepolcro trovato vuoto dalle donne e dai discepoli, la mattina di quel primo giorno dopo il sabato.


BIBLIOGRAFIA


Orazio Favaro, Via Crucis con la Sindone, Elle Di Ci, Torino 1997.
Maria Grazia Siliato, Sindone, Piemme, Casale Monferrato 1997.
Orazio Petrosillo – Emanuela Marinelli, La Sindone un enigma alla prova della scienza, Rizzoli, Milano 1990.


Dossier: La Passione di Cristo? E' storia vera

IL TIMONE - N. 31 - ANNO VI - Marzo 2004 - pag. 44 - 45