DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Jérôme Lejeune: alla ricerca del messaggio


mercoledì 30 gennaio 2013

“Vorrei che oggi ci chiedessimo: sono intellegibili l’uomo e il suo destino?”
“Vorrei che oggi ci chiedessimo: sono intellegibili l’uomo e il suo destino?”.
Il dibattito sulla questione è sempre, e da sempre, rovente, scottante.
Oggi lo è ancor di più in Francia, dove la settimana prossima il Parlamento comincerà a discutere il progetto di legge sul matrimonio gay, sull’adozione di bambini da parte di coppie composte da persone dello stesso sesso, e probabilmente sulla possibilità di inseminazione artificiale indiscriminata per le coppie lesbiche. Un progetto che porterebbe in futuro alcuni bambini ad avere un padre e una madre, e altri ad avere un “genitore-1 e un genitore-2”.
Nonostante le manifestazioni di protesta, il successo de “La Manif pour Tous” (un milione di partecipanti) e sondaggi che mostrano quotidianamente una Francia via via più cosciente del problema e contraria alla legge; il governo Hollande sembra ostinato ad andare fino in fondo, trincerandosi nel rispetto di nebbiose promesse elettorali. Lo sfiancato, stremato cavallo del socialismo francese, zoppica verso un inesistente, in realtà e in natura, “diritto ad avere un bambino”, pronto a calpestare il diritto fondamentale di ogni bambino ad avere un padre e una madre.
Si parla tanto nei salotti di Parigi di educazione sessuale per i giovani, e poi si vuol demolire il loro diritto di crescere potendo determinare la propria identità anche attraverso la consapevolezza della differenza sessuale tra babbo e mamma. Un bel paradosso.

Coloro che intervengono nel dibattito, parlano spesso e a sproposito di un conflitto tra scienza e religione. In realtà, ad avviso di chi scrive, la Francia dovrebbe, far intervenire in materia il suo più grande scienziato del suo XX secolo: Jérôme Lejeune.

Invece molti qui, come altrove temo, non sanno nemmeno chi sia, sembra incredibile eppure...

Jérôme Lejeune (1926-1994) genetista, medico e ricercatore, ma soprattutto scopritore della causa della sindrome di Down, colui che per la prima volta nella storia della genetica medica stabili un legame certo tra malattia e anomalia cromosomica, nonché Servo di Dio dalla Chiesa Cattolica.
La Francia, in questo momento in cui la domanda posta all’inizio (sono intellegibili l’uomo e il suo destino?) è quanto mai incandescente, avrebbe un gran bisogno di riscoprire Lejeune, la sua opera e le sue parole, proviamo a riportare qualche passaggio del suo pensiero:
“Nella vita, in tutta la vita, è presente un messaggio, e, se questo messaggio è umano, si determina la vita di un uomo”.

Come è fatto questo messaggio? Da dove viene?

“Il numero delle possibili combinazioni tra i vari geni che nostro padre e nostra madre ci trasmettono supera il numero degli esseri umani mai vissuti sulla terra. Ognuno di noi è dotato e dispone di una composizione, di una combinazione, assolutamente originale che non si è mai riprodotta prima e che non si produrrà mai più. Abbiamo questa certezza scientifica da oltre mezzo secolo, e oggi possiamo addirittura vederla grazie al “metodo di Jeffreys.
Il codice a barre genetico, tipico di ognuno di noi ed assolutamente unico e personale, è fatto di strisce; guardando attentamente queste strisce si vede che la loro sequenza è caratteristica inscindibile di ogni essere umano. Ma c’è di più, si può vedere che la metà di queste strisce erano presenti nel padre mentre l’altra metà era presente nella madre. Osservando questa carta d’identità genetica, non si capisce soltanto che ogni essere umano è unico, ma che è nato da un padre e da una madre che a loro volta sono unici. L’originalità di ogni uomo e la sua filiazione biologica sono sotto i nostri occhi”.

Jérôme Lejeune è stato un gigante della scienza che con una semplicità disarmante ci ha spiegato come la fede possa essere, anzi debba essere un giudizio totale sulla realtà, quindi anche sulla scienza. Attraverso il suo lavoro e le sue testimonianze ha dimostrato come la fede sia il punto di partenza e l’orizzonte imprescindibile di ogni ricerca; scientifica e filosofica.

“Si può dire che lo stesso impulso della ricerca scientifica scaturisca dalla nostalgia di Dio che abita il cuore umano. In fondo, l’uomo di scienza tende a raggiungere quella verità che può dare senso alla vita... Ogni volta che si fa un’esperienza di verità, si solleva un velo, si apre un nuovo orizzonte...”.

A molti degli scienziati di oggi, che dominano incontrastati nei salotti “bene” e spadroneggiano sui media appoggiati dalle lobby al potere, sarebbe interessante riproporre la seguente riflessione di Lejeune:

“Atei e materialisti sono obbligati, se onesti, a porsi una questione molto pesante: se non c’è nessun Dio, nessuna intelligenza creatrice, nessuno Spirito che abbia scritto le leggi della natura, allora essi devono ammettere che tutto è fortuito, tutto è frutto del caso. Allora anche la nostra intelligenza è il risultato di null’altro che un fortunoso lancio di dadi. Come si può, quindi, pretendere che tra un prodotto del caso come la nostra intelligenza e le leggi che regolano l’universo ci sia una qualche ipotesi di corrispondenza?”

“Al contrario se siamo Cattolici - scriveva Lejeune - siamo di fronte ad un altro postulato: che Dio esiste, le leggi dell’universo le ha scritte Lui. Sappiamo che Dio ha fatto anche noi, a sua immagine, e somiglianza. E se somigliamo a Dio, allora non è irragionevole sperare che anche il nostro spirito possa arrivare a cogliere e a capire le leggi di Dio”.

La fede è il motore di tutta la scienza. L’uomo ricerca, ricerca corrispondenze nella realtà, con una sete inestinguibile di tutto ciò che può rivelarci la verità sulla nostra esistenza, per sapere chi siamo, e qual è il nostro destino.

Come possiamo intraprendere l’odissea della ricerca di una comprensione, se la nostra meccanica intellettuale, il nostro strumento di indagine, non ha nulla a che fare con le leggi del universo? Perché dovrebbero esserci delle corrispondenze? A cosa tende infatti la scienza dei materialisti?
Al potere ovviamente, e agli obiettivi da esso indicati. O al comune sentire, scientemente manipolato ovviamente, alla volontà dei più, là dove conta qualcosa.
Ed ecco quindi che i risultati degli studi di Lejeune, e dei suoi colleghi, invece di rappresentare il trampolino di lancio per una ricerca nella quale non si risparmiano risorse per guarire e curare le anomalie cromosomiche, vengono strumentalizzate per altri fini.
Lui l’aveva capito:
“Devo trovare una cura, devo salvarli, altrimenti li uccideranno, elimineranno il portatore del problema invece di eliminare problema”.

La Francia, l’Europa, il mondo, hanno scelto l’aborto (resistono solo due roccaforti cattoliche, l’Irlanda e la Polonia, nonostante le recenti minacce di sanzione dell’UE, dicembre 2012).
La nostra società non sa più cos’è un uomo. La scienza fredda, gelida, lugubre, made in Odifreddi & Co. non sa da che parte farsi, eppure Lejeune ce lo dice con chiarezza assoluta:

“C’è un messaggio lungo un metro scritto sul DNA nella testa di uno spermatozoo, e un altro lungo un metro dentro l’ovulo. Potrei riassumerlo dicendo semplicemente:

All’inizio c’è un messaggio. Questo messaggio è nella vita e questo messaggio è la vita. E se questo messaggio è un messaggio umano, quella vita è una vita umana”.

“La fecondazione segna l’inizio della vita, vale a dire la comparsa di un essere umano unico e perfettamente differenziato. La prima cellula umana e i suoi 46 cromosomi, 23 materni e 23 paterni, contengono già tutta l’informazione necessaria e sufficiente da cui uscirà quel bambino che avrà un nome e caratteristiche proprie. Il metodo di Jeffreys, per lettura del DNA dei cromosomi, fornisce la prova scientificamente irrefutabile, del carattere rigorosamente unico di ogni individuo. Non esiste alcuna differenza di natura tra l’embrione, il feto e il bambino dopo la sua nascita: si tratta, in ogni caso, di una sola e stessa persona presa nei diversi stadi del suo sviluppo.
Dal primissimo attimo, l’embrione è un, minuscolo, essere umano differente da sua madre, animato da una vita propria”.

È, in un certo senso, autonomo, nel senso che si è preso le informazioni dai genitori e ne ha una propria, ne ha una sua, irripetibile e irreversibile:

“Un’autonomia che di fatto rende anche possibile la fecondazione extracorporea, l’embrione può essere trapiantato in un utero che non è quello della madre, pur conservando la sua identità”.

La Francia e l’Europa hanno bisogno di Lejeune , abbiamo bisogno di riscoprirlo, di presentarlo con forza ai nostri giovani, si deve trovargli spazio nel dibattito (sì, anche quello Parlamentare) sulle leggi che si discutono in questi mesi.
La Francia con il suo Comitato di Etica schiavo della sola Raison d’Etat, e quindi nullo, la Raison è determinata di volta in volta dalla politica, sta per imboccare il tunnel della fecondazione artificiale per le coppie lesbiche, due mamme, due figlie, non sorelle, senza padre. Genitore-1, genitore-2.
Le speranze della Francia e del continente sono riposte fortemente anche nell'opera di intercessione del suo Santo medico dal Paradiso.

“Aldilà dell'intelligenza, c'è un'altra legge di vita che domina anche la ragione. È l'affetto per il proprio simile, la difesa del debole, la compassione per quelli che soffrono, e il rispetto senza limitazioni per gli sconosciuti, per coloro che sono lontani, e per coloro che ci sopravvivranno su questa terra.
Oggi, il vero pericolo per l'uomo è nell'uomo... nello squilibrio sempre più inquietante tra la sua potenza che aumenta, e la sua saggezza che regredisce...”
J. Lejeune





Autore: Costa, Luca  Curatore: Mangiarotti, Don Gabriele
Fonte: CulturaCattolica.it