DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Fatima e la Russia. Vittorio Messori


Il Timone, di Vittorio Messori




Per gli storici, ci sarà lavoro per chissà quanti  decenni negli archivi che conservano la memoria, sempre  oscura e spesso tragica , dei 74 anni della Unione delle Repubbliche Socialiste  Sovietiche.  Come nei giganteschi archivi della Stasi –  la polizia segreta  della Germania “ democratica “,  con una spia  ogni dieci abitanti , la maggior percentuale in ogni tempo e paese  – come a Berlino, dunque , anche a Mosca  i documenti più compromettenti sono  stati  distrutti nell’imminenza del crollo  da politici,   militari, funzionari    compromessi in  molti crimini .   Ma è restata ancora una quantità immensa di materiale da esplorare . E si avranno ulteriori , e innumerevoli , conferme  della verità del paradosso di Augusto del Noce, il filosofo cattolico : << Dicono,  per giustificarsi,  coloro che hanno militato nei partiti comunisti occidentali ( in Italia avevamo il maggiore )  che il comunismo è stata una buona idea realizzata male. In realtà è il contrario : è stata una cattiva idea realizzata bene >>. Nel senso, cioè, che ha avuto tutto  il tempo e  tutta  la forza per  realizzarsi interamente  , rivelando  così in pieno le sue potenzialità negative:  invece dell’uomo nuovo promesso , ha  creato l’uomo disumanizzato. Dopo tanti decenni di “ educazione socialista“,  appena caduta la costrizione statale e poliziesca  i vizi di sempre  sono subito emersi ancor più virulenti che altrove .  Dicevano  che era l’edificazione  in terra del Regno sul quale splendesse il sole  senza fine della giustizia e della pace ,  ed è stato invece solo una temporanea  parentesi della storia,  da cui i “ salvati “ sono usciti non solo sollevati ma pazzi  di gioia . Peccato che pochi  ( anche tra gli “ ex“) sembrino riflettere, alla luce dell’esperienza disastrosa  su  quel monito –  valido in ogni tempo-  del salmo 126  che converrà ripetere come prezioso promemoria per coloro che ancora siano attratti da utopie terrene, da guru , da santoni da pseudoprofeti:  << Se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori . Se il Signore non custodisce la città , invano veglia il custode.Invano vi alzate di buon mattino , tardi andate e riposare e mangiate pane di sudore….>>. E sorprende, anzi amareggia constatare come molti cristiani abbiamo dimenticato nei decenni scorsi   – seguendo  Marx , Lenin e altri per maestri –  che il messaggio che percorre tutta la Scrittura è il rifiuto di ogni idolo umano  : che  sia politico, culturale , economico . Ci si sta dimenticando che, per fare un solo esempio tra mille  , alla fine degli anni Settanta il tema della riunione annuale della Conferenza Episcopale francese  a Lourdes ( ma, sì, proprio accanto alla Grotta!) fu la discussione e l’approvazione di un  documento dal titolo : << La svolta socialista della Chiesa >>. Così, come un positivo  dato di fatto, senza neanche un punto interrogativo.
Ma non andiamo troppo OT , Out of Thread , come si dice nei blog sulla Rete. Per tornare agli archivi di Mosca, tutto ci saremmo aspettati tranne che da essi  saltassero fuori testimonianze di una apparizione mariana che coinvolse nientemeno che un ex-seminarista della Chiesa georgiana, tal Josif Vissaroniovic , in arte Stalin .
Veniamo subito ai fatti che poi vedremo  di commentare. Ne varrà la pena anche perché, a quanto ne  so,  l’episodio sembra sconosciuto in Italia. Nel 1997 , sei anni dopo la fine dell’Urss , apparve a Mosca una biografia  del terribile despota che i comunisti del mondo intero , italiani in prima fila , acclamavano come “ Grande Padre“ , “Orgoglio del Mondo “ , “Eroe Invitto “ . Autore della biografia, pubblicata dall’ editore Vagrius,  era Edvard Radzinky, uno scrittore  assai conosciuto e che, a sua volta,  ben conosceva il defunto regime in quanto aveva fatto parte della Nomenklatura culturale, essendo stato tra l’altro   anche autore di drammi teatrali a soggetto storico. Radzinky era  noto al pubblico e agli studiosi  pure come autore di importanti  biografie  di  Nicola II, lo zar fatto fucilare da Lenin nel 1918  con tutta la famiglia,   e del “ diabolico “ Rasputin .  L’importanza della   vita di Stalin – scritta “dall’interno”,  cioè da un uomo che lo aveva conosciuto e frequentato – è confermata anche dal fatto che il libro fu subito edito in inglese dalle edizioni Sceptre di Londra  che , nella fascetta editoriale , parlavano della << migliore biografia del dittatore sinora uscita >> . E si aggiungeva che si trattava della prima ricerca compiuta dopo l’apertura degli archivi segreti , fino ad allora impenetrabili . Seguirono poi la traduzione francese , tedesca  e altre.
Una fonte seria, dunque, che rende attendibile ( anche perché sono citate le fonti documentarie)  quanto l’autore  dice al capitolo XXI. Capitolo che mi è stato tradotto direttamente dall’originale russo , per evitare eventuali fraintendimenti dell’edizione inglese , da un lettore che non conoscevo  di persona, che mi scrisse alcuni anni fa. Questo signore mi segnalava la cosa  ed  essendo cultore di slavistica, mi inviava con grande cortesia la sua traduzione letterale di quanto scritto da Radzinky. Come si sa, nel giugno del 1941 la Germania attaccò con ogni forza disponibile l’Unione Sovietica, cogliendo di sorpresa , anzi sbalordendo amaramente, Stalin . Il quale – e troppo spesso lo si dimentica – nel 1939 aveva permesso alla Germania nazista di scatenare la seconda guerra mondiale , firmando con Hitler un patto di non aggressione . Il Fuehreraveva vissuto di persona , combattendo come caporale ( e coraggiosamente, va detto : due croci al valore che portò sempre come unico ornamento sulla  giacca militare  )  avendo vissuto, dunque, la verità di un assioma della strategia teutonica : la Germania era in grado di vincere la Francia a Ovest e la Russia a Est,  ma una dopo l’altra, non insieme. Non a caso , il Capo dello Stato Maggiore prussiano, il celebre von Schlieffen, aveva per decenni perfezionato il piano che porta il suo nome: in caso di guerra, subito un colpo di maglio  sulla Francia, sbaragliarla in quattro   settimane e poi trasportare ogni uomo e mezzo ad Oriente per battere la Russia, prima ancora che potesse mobilitare le sue masse. Si sa come il piano non abbia funzionato (seppure per un pelo, quando già i tedeschi si approssimavano a Parigi e il governo francese era fuggito a Bordeaux ) e la guerra fu persa dopo quattro anni di lotta all’ultimo sangue. Hitler , preparando la rivincita , si premurò dunque di accordarsi con la Russsia, divenuta nel frattempo Unione Sovietica:  Stalin avrebbe avuto in cambio la Polonia Orientale e la Germania  si sarebbe presa quella occidentale . Non solo : i comunisti avrebbero fornito il  carburante necessario ai carri armati e agli aerei nazisti  e ne avrebbero ricavato grandi  quantità di marchi, valuta pregiata di cui avevano estremo bisogno  , visto che al di fuori delle frontiere sovietiche  il rublo non era accettato da alcuno, nel mondo. Si sa che il piano quella volta  funzionò : avendo la schiena al sicuro  , il Blitz-Krieggermanico,  nelle  quattro settimane previste  sbaragliò non solo le  truppe francesi ma anche quelle inglesi , così  Hitler e Stalin si spartirono il bottino polacco. Il dittatore sovietico si fidava del collega tedesco e invece fu aggredito all’improvviso , cadendo in una sorta di catalessi , chiuso in un rifugio segreto ,  senza dare segni di vita alle sue forze armate e al suo Paese mentre  la Wehrmacht avanzava trionfalmente  Soltanto il 3 luglio pronunciò alla radio un appello per denunciare il tradimento dell’alleato e per incitare alla resistenza. Un appello famoso,  anche perché si  rivolse ai popoli dell’Urss non con il canonico , obbligatorio “ compagni  e compagne “ , bensì  con un inedito , per lui e per il regime tutto,  “ fratelli e sorelle “ . Un linguaggio cristiano, dunque , che sbalordì sia i russi che i governi del mondo intero ,  che ben conoscevano l’implacabile e sanguinaria persecuzione alla Chiesa e a tutti credenti praticata dall’ex seminarista georgiano  con costanza e crudeltà davvero sataniche. Nel 1938 , aveva varato il  “ piano quinquennale dell’ateismo “ che prevedeva per il 1943 la chiusura dell’ultima chiesa ancora aperta e l’eliminazione dell’ultimo sacerdote .  Ma, in quel 1941,  accade qualcosa di ancor più sconvolgente : agli ufficiali  fu ordinato di ritornare all’antica prassi  zarista , secondo la quale le truppe erano avviate alla battaglia con un  : “ Avanti , con Dio ! >>. Alle truppe , inoltre, fu assegnato un buon numero di quei cappellani che , ovviamente, non esistevano più  sin dai primi tempi di Lenin.  Si succedettero altre  misure sbalorditive,   come l’ordine di riaprire al culto ben 20.000 chiese e, con particolare solennità , due dei santuari più venerati dal popolo : il monastero della Trinità di   San Sergio e quello    “ Tre Grotte” a Kiev. Il regime   non aveva mai permesso che fosse coperto il posto di Patriarca della Russia  ed ecco che la Pravda , per la prima volta, diede  notizia che Stalin aveva  ricevuto una delegazione ecclesiastica e ( parole testuali del giornale ufficiale del PCUS )  << il   Comandante Supremo delle Armate  e Capo del governo   ha espresso la sua comprensione alla proposta dei religiosi di eleggere un Patriarca e ha dichiarato che da parte del governo   non verrà opposto   ostacolo >> .  Ancor più sconvolgente per popoli abituati alla lotta implacabile contro le “superstizioni “  : nella Leningrado assediata dai tedeschi riapparve , dal magazzino in cui era buttata     assieme a    moltissime altre immagini sacre , l’icona veneratissima della Madre di Dio di Kazan, protettrice della Russia  e, sotto il tiro dell’artiglieria tedesca  e della Lufwaffe, le autorità stesse    organizzarono una devota processione. E non finì lì : l’icona così cara a tutti  i credenti fu trasportata a Mosca, essa pure sotto tiro   , e un’altra processione fu celebrata con la collaborazione del Partito   ateo. Ma lo sbalordimento raggiunse il culmine   quando la Madre di Dio di Kazan , con un viaggio lungo e tormentato , raggiunse un’altra città assediata , una città che portava il nome stesso del  Grande Capo e che quindi aveva un altissimo  valore simbolico: Stalingrado.
A che cos’era dovuta questa svolta del tutto  imprevista ? Perché, proprio mentre era   in corso il  “ piano quinquennale dell’ateismo“ , il   regime persecutore non era divenuto solo tollerante ma addirittura promotore e fiancheggiatore della ripresa religiosa nella Unione comunista?  Fino all’uscita del libro di Radzinky, gli storici  mettevano in gioco  la  Real Politik di Stalin    che , vistosi sull’orlo dell’abisso , aveva fatto appello alla resistenza del popolo russo anche in nome di quel cristanesimo cui aveva aderito tardi ma in modo appassionato. Già con Napoleone e poi con le divisioni  del Kaiser, nel 1914 ,  le masse    dei contadini , per quanto poco o niente armate , erano andate al massacro senza   paura perché alla loro testa stavano i pope che alzavano le Sacre  Icone di Maria e dei Santi. Anche la  guerra dei comunisti doveva diventare la guerra della Patria : ma di questa faceva indelebilmente parte lo spirito religioso che bisognava tentare di far risorgere
C’è del vero , naturalmente , in questa lettura. Ma c’è anche altro  che, fino alla consultazione dei  documenti segreti da parte di Radzinky,  era oggetto solo di voci  confuse  e incontrollabili . Dietro a tutto questo ci sarebbe  , nientemeno, che  una apparizione della Madonna. Andò così : in quel crogiolo di religioni e di confessioni  che è il Libano , i cristiani ortodossi ( la maggior comunità religiosa dopo i   cattolici ) avevano per metropolita un asceta, venerato dal suo popolo,  a nome Elia. Davanti al disastro che si profilava per la Russia , quel presule decise di chiudersi nella cripta della sua cattedrale , restando in ginocchio per tre giorni e tre notti, senza mangiare, bere né dormire e pregando  la Madre di Dio. Elia non aveva alcuna simpatia per i comunisti, sapeva bene come perseguitassero i credenti , eppure quel Paese  restava  per lui – ortodosso – la Santa Russia e Mosca era pur sempre la Terza Roma che non doveva essere violata da stranieri . Nell’ultimo dei tre giorni di penitenza , ecco la visione prodigiosa : in una colonna di fuoco gli apparve quella Regina  del Cielo che aveva invocato con tanto ardore e che gli trasmise  le disposizioni del Cielo : << Bisogna riaprire in tutta la Russia  chiese e monasteri. I sacerdoti devono essere liberati dalle loro prigioni . Non cederanno  a Leningrado se porteranno  in processione l’ icona, così venerata di Kazan. Questa deve poi essere onorata anche a Mosca e a Stalingrado >>. Su questa immagine  mariana di Kazan e sul ruolo importantissimo che ebbe nella storia  russa ( dunque, di riflesso , anche  nella storia dell’Europa intera) ci piacerebbe parlare nel prossimo appuntamento, qui non essendoci per ora spazio . Basti dire che quella icona aveva già mostrato quali fossero i suoi effetti, avendo liberato, alla fine del Trecento, Mosca occupata da Tamerlano  alla testa dei suoi mongoli .
Dopo la visione,  il  patriarca Elia non ebbe esitazioni : scrisse subito  una lettera per i suoi confratelli russi   e la fece recapitare tramite l’ambasciata  sovietica a  Beirut . Si sa che quel messaggio del metropolita libanese fu certamente  letto dal dittatore perché gli fu segnalato come da non sottovalutare dal capo di stato maggiore dell’ Armata Rossa, il generale Boris Shaposnikov . Costui era stato un  valoroso  colonnello nell’esercito dello zar,  godeva del favore di Stalin per le sue  doti  militari ,  era scampato alle terribili “ purghe “ volute dal despota tra le alte gerarchie dell’Armata . E questo ,  malgrado non nascondesse di sentirsi  ancora un credente ortodosso, seppure non più praticante . Ma il dittatore era disposto a “ perdonarlo “….
Secondo lo storico Radzinky dietro la clamorosa svolta “ religiosa“  tra 1941 e 1942 ( e sino alla fine della guerra)  c’è questa lettera profetica, non c’è soltanto il calcolo politico , la finzione per coinvolgere il popolo nella difesa del regime.   Quella svolta , in effetti,    non fu del tutto rinnegata dal regime a vittoria ottenuta. Continuò la repressione ma la persecuzione fu alleviata e del “ piano quinquennale “ per l’estirpazione della fede non si parlò più.   Anzi  ( ed è forse la prova principale della verità dei fatti ) nel 1947  al metropolita  fu assegnato  uno dei  premi Stalin , il Nobel sovietico, conferito ogni anno non solo ad artisti e scienziati ma anche a coloro che  avessero compiuti << importanti servizi all’Unione Sovietica e alla causa del  socialismo >>, come diceva lo statuto.  Tutti si chiesero perché a quel presule straniero  , sconosciuto in Russia ,  ignorando ovviamente ( anche nelle alte sfere )  il retroscena “mariano“.  Il metropolita  , però,  seppure ringraziando cortesemente , rifiutò il Premio – già dicemmo come fosse ostile al comunismo –  ma chiese che il grosso importo di denaro che comportava fosse impiegato  per soccorrere i piccoli orfani russi  della guerra. Promosse poi, allo stesso fine , una colletta tra i suoi fedeli e la inviò a Mosca .
Questa , dunque , una vicenda misteriosa ma seriamente documentata e che pone anche al cristiano degli interrogativi.  Come scrisse Pio XI nelle sue encicliche  contro ogni totalitarismo,  comunismo e nazionalsocialismo erano, per il loro ateismo, fratelli gemelli, anzi erano “come la peste e il colera“ : non si poteva dire quale fosse il peggiore . Perché , dunque , il Cielo avrebbe dovuto favorire Stalin  rispetto a Hitler ? Il male minore, in quel momento ? Un modo per alleviare la sofferenza dei cristiani almeno nell’Urss , interrompendo  il genocidio programmato per far scomparire del tutto fede, fedeli, sacerdoti, chiese?  La prospettiva che un asservimento della Russia alla Germania (  era il piano di Hitler , gli slavi, etnia di schiavi,  dovevano essere posti con la forza  sotto il dominio dell’ariano Herrenvolk , il “ popolo di  signori “ ) sarebbe stato  peggiore che l’espansione del comunismo ad Occidente , come avvenne dopo la guerra  ?    Sono  casi in cui  ci si può  unire all’espressione islamica  davanti agli enigmi della vita : << Dio ne sa di più ! >>. Non dobbiamo dimenticare che  i    piani di Dio non sono i nostri , che le Sue vie non sono le nostre vie e  che a noi non resta che accettare i fatti .   Certi che la Provvidenza – e Maria che ne è   il portavoce, in questo  come in tanti altri casi –  sanno  ciò che è meglio   per il bene degli uomini ,  soprattutto tra tante sofferenze., come le guerre ,  create proprio dagli stessi uomini.
Vedemmo la volta scorsa come  Stalin, sino ad allora impegnato nel genocidio del cristianesimo, per salvare sé e il regime minacciati dai tedeschi non esitò a prendere sul serio – andando addirittura  al di là delle indicazioni celesti – una apparizione marianaad personam, indirizzata proprio a lui. L’ex-seminarista passato dal Vangelo di Gesù a quello di Marx e Lenin,  sapeva bene come da mille anni il cristianesimo impregnasse ogni fibra della Russia , unendosi all’amore per la terra natale : dunque , per cercare di arrestare i nazionalsocialisti,  bisognava fare appello non ai “ compagni e compagne “ ma ai << fratelli e sorelle >>. Solo così poteva sperare in una reazione energica anche di coloro – ed erano la stragrande maggioranza – la cui fede aveva perseguitato . << Il popolo russo  >> è stato osservato << è per Dio ma può essere anche contro  Dio : in ogni caso, mai è senza Dio >>. In questa “ossessione“ del divino ( da venerare o da combattere ) che porta ai miracoli della santità o alle stragi contro i  credenti , i  due estremi d’Europa , Russia a Oriente e Spagna  a Occidente, sembrano assomigliarsi.  La storia mostra che , se decide di tagliare i legami col Trascendente , il russo finisce in un nichilismo feroce che assume i tratti del satanismo: e nessuno, come si sa, pensa giorno e notte a Dio come Satana.
E’ misteriosamente significativo  che proprio  la Russia e il suo destino facciano parte importante del messaggio di Fatima . Maria profetizza (era il 1917 , Lenin stava conquistando il potere ) un ruolo nefasto  per quel Paese  che << spargerà i suoi errori per il mondo >> e << distruggerà varie nazioni >> . Ma segue il risvolto positivo della profezia : << Il Santo Padre mi consacrerà la Russia , che si convertirà >>. In effetti,  come tutti sanno  bene, Giovanni Paolo II fu ferito all’addome  in un modo  tale che solo << per intervento di Maria  che deviò il proiettile >>  parole sue)  non fu mortale,  proprio nella sessantaquattresima  ricorrenza della prima apparizione di Fatima. Dunque, il 13 maggio del 1981 . Nel giorno dell’Annunciazione, il 25 marzo di quattro anni  dopo, il Papa procedeva alla consacrazione del mondo, coinvolgendo tutti i vescovi di ogni continente , con chiaro, riferimento alla Russia . Cinque anni dopo, ecco  – imprevisto da tutti, servizi segreti di ogni Paese compreso – quel collasso mortale , senza alcuna speranza di ripresa , dell’Unione Sovietica e dei suoi satelliti .
Lasciamo stare ogni discussione sulla << conversione >> che, in effetti si è davvero realizzata , visto il passaggio subitaneo  da uno Stato persecutore  della fede a uno che , in nome della fede , ha ricostruito a sua cura e  spese cattedrali, chiese, monasteri distrutti dal regime precedente . Uno stato il cui attuale capo, Putin, porta in omaggio a papa Francesco  una copia della Madre di Dio di Wladimir  che è, come dicevamo la volta scorsa , uno dei simboli stessi non solo della fede ma della nazione intera. Singolare il fatto – testimoniato dal filmato sull’incontro – che il pontefice  abbia ammirato l’icona, ma evidentemente  non abbastanza , come un po’ distratto,  allontanandosi subito. Tanto che Putin lo ha richiamato  e , cercando maggior interesse per il dono prezioso, ha detto  al pontefice : << Bella, eh ?>> . Francesco ha annuito  e allora il leader politico, per ribadire una devozione anche personale  che voleva  testimoniare  in pubblico, ha alzato  l’icona dal tavolo dove era deposta , l’ha portata  alle labbra e l’ha delicatamente  baciata  .
Francesco ha capito e si è deciso egli  pure a dare  un bacio alla sacra  tavola. Insomma, un ex-ufficiale del  KGB, la tenebrosa polizia segreta sovietica, che – diciamolo pure – è sembrato dare lezione  di devozione a un pontefice, poco propenso a dar segni   di omaggio che, forse, gli sembrano eccessivi  . Un  suo stile, pare, ben diverso da quello così appassionato di  Giovanni Paolo II : uno slavo egli pure , e non per caso. Sta di fatto che  non è difficile parlare di “ conversione “, davanti al   leader della Russia  attuale, che non porta al Capo della Chiesa romana un dono “ burocratico “ ma un oggetto di devozione anche per lui, già spia del Partito e , come tale, avverso a ogni segno di religiosità.
Per tornare a Fatima:  alla luce di quella  profezia,  paiono lanciare segni misteriosi anche le date : si ricordino  l’accordo per lo scioglimento dell’Urss,  firmato  l’8 dicembre  del 1991 e, nello stesso anno, la bandiera con la falce e martello ammainata per sempre dalla cupola più alta del Cremlino, per far posto all’antica con l’aquila zarista,  il 25 dicembre. Date “ cattoliche “ , va pur detto: il dogma dell’Immacolata Concezione, festeggiato dal 1854 in quel fatidico 8 dicembre,  non è accettato dalla Chiesa russa , anche se per ragioni più polemiche che teologiche  e forse anche per fraintendimenti  su ciò che quel dogma davvero significa. In effetti , sia nella liturgia che nel popolo ortodosso appare chiaramente la fede in una Madre di Dio senza peccato sin dal concepimento. Ma i teologi si sono chiusi nella loro ostinazione, quasi per un bisogno ormai millenario  di opporsi per principio a colui in cui vedono, al massimo, il Patriarca di Roma , senza alcuna autorità di proclamare un dogma: cosa che, semmai, toccherebbe a  un Concilio ecumenico che radunasse Oriente ed Occidente e desse a ciascun vescovo diritto di voto. Sempre per ragioni di polemica verso Roma , l’ortodossia russa non ha voluto accettare , nel calendario  liturgico , la riforma gregoriana , restando al computo detto giuliano, quello della Roma imperiale e non papale, così che la data del Natale non coincide con quella cattolica.  In questi “ segni “ cattolici, ci sarà un significato? Ci si può meditare ma non pretendere di penetrare l’enigma:  ancora una volta, Deus scit.
Ma sarà bene dire qualcosa che aiuti a capire  questa fede  russa  con la quale dovremo sempre più confrontarci:  dopo la caduta del comunismo, i contatti sono divenuti assai  frequenti, anche nella vita quotidiana,  a causa dell’immigrazione. Tra l’altro, per la prima volta , a Roma è stata costruita da pochissimi anni una chiesa voluta e finanziata non  dal patriarcato di Mosca ma ( sempre a proposito di “ conversione “ dell’apparato pubblico) direttamente dallo Stato russo che ha concesso come prestigioso terreno per edificare  il parco della lussuosa ambasciata che fu dell’Urss. Mai i diplomatici sovietici devono avere sospettato un simile esito finale dell’ ateismo da materialismo dialettico!  Mi dicono che, la domenica,  la bella chiesa con le cupole a cipolla e le innumerevoli icone, è sempre gremita non solo da ortodossi ma anche da cattolici, attratti dalle splendide – e lunghissime – liturgie .
Va  detto innanzitutto – non ci si  pensa quasi mai –  che quella che noi chiamiamo oggi Russia  e quelle che chiamiamo Ucraina  e Bielorussia, all’inizio strettamente unite,  sono entrate nella cristianità quando essa era ancora , malgrado tutto, indivisa.  In effetti, già da molto tempo i  rapporti tra Roma e il Patriarcato di Costantinopoli  erano sempre meno stretti e talvolta burrascosi . Ma lo scisma tra i cattolici e coloro che si dissero “ ortodossi “ , in quanto pensavano di essere i soli a seguire l’antica dottrina dei primi Concili ecumenici , quello scisma, dunque, si verificò nel 1054 . Il 16 luglio di quell’anno, i legati pontifici giunti da Roma  a Costantinopoli  , vista l’impossibilità di  vincere l’ intransigenza del patriarca Michele Cerulario, duramente antiromano , deposero sull’altare di Santa Sofia il  decreto papale  di scomunica. Al quale , naturalmente il bizantino replicò con un controdecreto, esso pure di scomunica. Da allora , non ci fu più legame, almeno canonico, tra Bisanzio e Roma. Ma la “ conversione “ di Wladimir , principe di quelle che sarebbero diventate la Russia ,  l’Ucraina e la Bielorussia   risale a 66 anni prima : dunque l’entrata di quei popoli slavi fu nel cristianesimo ancora indiviso, almeno formalmente . La storia di questa cristianizzazione è singolare: Wladimir (che la Chiesa ortodossa venera come santo) decise che le sue genti, per contare in Europa, avrebbero dovuto lasciare i loro culti pagani  e  abbracciare una delle tre grandi religioni monoteiste . Dunque, stando alle  antiche cronache, inviò dei saggi ad indagare,  affinché trovassero la fede che meglio convenisse  al temperamento e ai bisogni spirituali dei loro popoli.  Il giudaismo fu subito scartato , come fede di un popolo  sconfitto, senza una patria ,  un credo non universale ma legato a una etnia particolare. Fu scartato poi anche  l’islamismo , esso pure  legato strettamente   a un popolo , quello arabo . Ma anche perché , dicono sempre le cronache , il suo libro sacro, il Corano,  vietava le bevande alcoliche . << Non posso negare ai miei popoli ciò che è così importante per loro: bere ! >> , avrebbe esclamato Wladimir . Restava il cristianesimo : se fu scelto,  è perché quei saggi  slavi  giunsero a Costantinopoli e restarono ammaliati dalla bellezza e dalla grandiosità delle messe e delle altre liturgie nelle meravigliose basiliche della capitale  dell’Impero romano d’Oriente . << Qui >> scrissero a Wladimir << non sapevamo più se eravamo in Cielo o in Terra . Abbiamo sperimentato  che davvero Dio si intrattiene con  questo  popolo >>. Così,  il principe si fece inviare sacerdoti e teologi greci perché l’istruissero nella fede che aveva scelto e nel 988, come dicevamo, riceveva il battesimo.
Storia singolare, dicevamo , non solo per i suoi inizi ma anche per i suoi esiti ormai millenari : i Russi , come  gli Ucraini e i Bielorussi, divennero cattolici  , seppur di rito bizantino, non per libera scelta, non perché fossero stati catechizzati e convinti  da missionari ma perché , secondo le loro leggi , erano obbligati a seguire la religione  del principe . Cuius regio, eius religio… Furono battezzati in massa , come da ordine di Wladimir , prima ancora di sapere quale fosse questa nuova fede alla quale  erano iniziati per obbligo.  Soltanto in seguito, schiere di sacerdoti inviati dall’imperatore da Costantinopoli li iniziarono ai misteri del cristianesimo, costruirono chiese  e cominciarono a celebrarvi  quelle   liturgie che avevano portato alla scelta principesca. A noi moderni, tutto questo appare inaccettabile se non, addirittura , scandaloso . Eppure , quella fede straniera e  sconosciuta ,  imposta per decreto  prima di conoscerla,  diede origine a uno dei popoli più profondamente cristiani, più radicalmente impregnati di Vangelo , più eroicamente disposti a morire invece di rinnegare le proprie credenze . Le nostre vie  non sono quelle di Dio .  Non è un caso che , Costantinopoli essendo  stata   presa dai  turchi ( 1453 ), i teologi slavi proclameranno  che, caduta la prima Roma, caduta anche la seconda , toccava a Mosca , come “ terza Roma “ , guidare tutta la cristianità, almeno quella orientale.
Una cristianità contrassegnata soprattutto da un elemento:  il posto di assoluto rilievo  -pur se  sempre accanto al Figlio, anche nelle icone-  dato alla Madre di Gesù , proclamato come Dio egli stesso , come Seconda  Persona della Santissima Trinità.  Un rilievo che è  evidente a un primo sguardo, entrando in una qualunque casa russa dove , al posto d’onore , è ritornata quella icona splendente di dorature  della Madre di Dio che era stata nascosta per 70 anni , ma che è subito riemersa con la caduta dei  nemici della religione. Nelle abitazioni private come nei luoghi pubblici non ci sono , come presso i cattolici , delle  croci : questi sono oggetti sacri  , deposti   sull’altare delle chiese  e che solo i sacerdoti possono toccare , presentandoli alla venerazione dei fedeli inginocchiati. Ovunque altrove , unicamente icone di santi ma soprattutto ( e sempre ) la Madre di Dio , indicata sulla tela – è un obbligo canonico – con le iniziali di quello che è appunto il suo ruolo eccelso :  la maternità divina.
Sergij Bulgakov , il famoso teologo,  ha potuto scrivere: << Un cristianesimo con Cristo ma senza la Madre non è un’altra confessione cristiana : per l’ortodossia russa  è, nell’essenza, un’altra religione, con la quale i fedeli non vogliono avere a che fare >>. Nei secoli , i protestanti europei hanno cercato in molti modi di allearsi con Mosca per combattere , uniti, il cattolicesimo romano. Ma ogni proposta è stata respinta : e questo,  va detto, non  per amore di un papato del quale ancora e sempre  si diffida ( la Russia è forse il solo Paese dove i pontefici non siano stati mai   invitati per una visita,   per volere  del Patriarcato), non per amore del papa , dunque. Ma per amore di Maria , declassata dai riformati da Regina del Cielo a  membro della  Chiesa primitiva,  a normale  casalinga di Galilea , a donna  che aveva   prestato provvisoriamente il suo utero  a un Dio che aveva deciso  di incarnarsi nel corpo di una femmina umana . Compiuta la missione , ecco la  consumazione del matrimonio con Giuseppe ( egli pure un artigiano come tanti )  e poi  figli a volontà, rientrando nell’ombra da cui era stata tratta solo  per il servizio del parto.  Ancor più che i  cattolici, a questa prospettiva non ci stanno proprio  gli ortodossi  e,  in modo particolare,  i russi : se ne ebbe , tra l’altro, una conferma clamorosa,   dagli echi internazionali, nel 1927 alla prima riunione , in Svizzera , del Consiglio delle Chiese cristiane , un organo voluto  dalla impotente Società delle Nazioni,  creazione  dall’utopismo un po’ ipocrita  del presidente Wilson . I rappresentanti della Chiesa di Russia – scampati per il momento alle persecuzioni comuniste,  grazie all’accettazione della nomina dei vescovi fatta dal Partito unico –  dichiararono  subito   che non avrebbero   partecipato  ai lavori se tutti, protestanti in primis , non avessero accettato di mettere gli incontri sotto la protezione della Madre di Dio e non l’avessero lungamente  pregata, come conveniva a dei cristiani veri . I riformati rifiutarono e la delegazione russa rientrò in  patria, anche se là l’attendeva un futuro incerto se non tragico.
San Dimitrij di Rostov  ( XVIII secolo), uno fra gli innumerevoli altri : << Dopo il Nostro Signore , nessuno è più potente della nostra Sovrana e Madre del Signore, la sempre vergine Maria. Ella, infatti, può convincere Dio stesso con le sue intercessioni . Lei , che aveva avvolto il Verbo in fasce, lo avvolge ora per l’eternità con le   preghiere di misericordia per gli uomini >>. Altri santi mistici russi hanno sostenuto addirittura  che il suo potere di intercessione può spingersi sino al punto di mutare il giudizio divino e  di ottenere la liberazione di dannati dall’inferno.
Eppure , malgrado questa fiducia totale  nel suo intervento misericordioso verso tutti i bisognosi , la grande  liturgia russa ha un carattere “disinteressato“ , “gratuito“. Per noi , figli della Chiesa occidentale, la preghiera alla Madre termina   sempre, o quasi,  invocando il suo aiuto. L’Ave Maria stessa , dopo la prima parte evangelica, con lasalutatio angelica  esprime una intercessione: Ora pro nobis peccatoribus , nunc et in hora mortis nostrae . Il rosario termina  con le litanie dette “ lauretane “  dove dopo a  ogni proclamazione di un attributo mariano gli oranti replicano con  un ora pro nobis.Invece, nel culto ecclesiale russo ( ma spesso diversa è la pratica popolare, dove si arriva  a flagellarsi  a sangue o a imporsi  duri pellegrinaggi o  digiuni disumani per ottenere una grazia da Maria)  , invece di chiedere si glorifica, si loda , si ringrazia Dio per il dono fattoci con una simile Donna . Invece dell’ora  pro  nobis c’è il kaire greco , quello che in latino suonerebbe sia ave che gaude, rallegrati.
Questo orientamento liturgico deriva dal fatto  che , mentre per gli  occidentali Maria è soprattutto Madre nostra ( come da parole di Gesù in croce a Giovanni , presente come rappresentante dell’ umanità intera ) , per l’ortodossia russa ,  ucraina, bielorussa mai si dimentica che tutto deriva dal fatto che il Concilio di Nicea non l’ha proclamata  solo   Madre di Gesù    ma , addirittura,   Madre di Dio. Da qui quasi lo sgomento , l’aura solenne delle icone , il grazie ripetuto all’infinito  per avere a tal punto elevato una creatura umana. Da noi,     è chiamata , quasi come suo  titolo massimo di gloria , “ la Santa Vergine “. Per  gli ortodossi in versione russa , la triplice verginità ( prima , durante , dopo il parto ) non fa né problema né  discussione : nelle icone , Maria è circondata da tre stelle , simboli appunti delle tre fasi  in cui restò corporalmente intatta . L’ipotesi – purtroppo oggi adombrata anche da qualche  teologo di università “ cattoliche “ e non solo dagli  Hans Kueng e soci  –l’ipotesi  che Gesù sia stato solo il primo di molti fratelli e sorelle,  provoca tra il  popolo russo  non scandalo ma sbalordimento , seguito  subito dall’ironia sulla salute mentale  di chi azzardi simili empietà. Nessun dubbio, dunque, sulla “ purità “ perpetua e totale  di Maria. Essendo cosa scontata, ci si focalizza  sul titolo da cui tutto deriva : Theotokos,  Madre di Dio. Una maestà  che traspare dalle icone che non  sono “ dipinte “ ma “ scritte “. E  non da artisti ma da asceti che , tra digiuni e penitenze, lavorano spesso in ginocchio. Nulla è più lontano da questa devozione come certe Madonne , soprattutto italiane , del Rinascimento,  ma anche del Settecento , per dipingere le quali si è presa a modello la  bellezza di  una popolana, magari scollacciata.
In ogni caso, non dimentichiamo mai il nostro debito verso quel talvolta maltrattato cristianesimo greco-bizantino,  che ha così profondamente plasmato   i popoli slavi . E’ da là ,  dall’Oriente,   che ci giungono tutte le grandi festività mariane e le loro liturgie che hanno ispirato quelle latine  : la Natività , la Presentazione al Tempio , l’Annunciazione , l’Assunzione ( detta   Dormizione ) e ogni altra  a seguire. E’ un patrimonio inestimabile  che abbiamo ereditato e  che merita la gratitudine di ogni credente.