DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Cirillo e Metodio, Due fratelli per i due polmoni d’Europa




Giuseppe Perri

Dal Concilio Vaticano II, il 14 febbraio
la Chiesa cattolica romana
celebra i santi Cirillo e Metodio,
gli “apostoli degli Slavi” (in precedenza la
data era il 7 luglio); il loro culto era stato
esteso a tutta la Chiesa da Leone XIII
con l’Epistola enciclica Grande munus, del
1880.
Un secolo dopo, il 31 dicembre 1980, Giovanni
Paolo II, con la lettera apostolica Egregiae
Virtutis, li dichiarò compatroni d’Europa,
secondo un disegno ecumenico di grande respiro
e nell’ambito di una visione europeista à
part entière che era propria del papa polacco
e della sua visione dell’Europa dai due polmoni,
l’uno occidentale e l’altro orientale. La
figura dei due gli sembrava tanto rilevante, in
ordine all’identità culturale dell’Europa, che
cinque anni dopo volle tornare nuovamente
sul tema, con l’epistola enciclica Slavorum
Apostoli, del 2 giugno 1985.
I due fratelli tessalonicesi sono ricordati,
naturalmente, anche dalle Chiese ortodosse:
Cirillo il 14 febbraio (il 27 per il nostro
calendario), giorno della sua “nascita
al cielo” e Metodio il 6 aprile. Nel 1863
il Santo Sinodo russo ha istituito la festa
congiunta dei due santi per l’11 maggio,
che in molte nazioni dell’Europa orientale
è anche un festa nazionale (altre nazioni
mantengono la data del 7 luglio).
L’attività missionaria dei Bizantini si concentrò
in due periodi, il primo fu nel VI secolo
e il successivo nel IX-X secolo; essa
fu di tre tipi: interventi militari (pochi)
per sostenere la fede cristiana, missioni
diplomatico-religiose (la categoria più
vasta, spesso presentate nelle fonti come
richieste dagli stessi sovrani pagani), infine
missioni personali di singoli evangelizzatori
(come i missionari monofisiti che
si avventuravano in Etiopia e Arabia). Così
la diffusione della fede greco-cristiana fu
poco l’effetto delle cosiddette conversioni
con la spada (come nel caso dei Sassoni da
parte di Carlo Magno oppure dei Prussiani
da parte dell’Ordine Teutonico), ma fu
soprattutto espressione di quel “compelle
intrare” che si nutriva della superiore civilizzazione
bizantina, fatta della esibizione
di sfarzo, cultura, arte della navigazione,
mezzi tecnici e, non ultimo, del monopolio
monetario della circolazione aurea medievale.
I Balcani e l’Europa centro-orientale sono
stati investiti dall’attività missionaria bizantina
nell’ondata del IX-X secolo, durante
la quale si sono avute la seconda conversione
dei Serbi, il battesimo della Bulgaria,
una missione in Dalmazia, la missione (fallita)
di Cirillo
e Metodio
in Moravia,
missioni in
Pannonia e
Ungheria.
Ci fu infine,
la conv
e r s i o n e
del principe
(knjaz’)
della Rus’,
Volodymyr
(la Rus’ è il
protostato
slavo orientale,
entro
cui si sono
poi differenziate
le
c o m u n i t à
ucraina, bielorussa e moscovita, quest’ultima
chiamata “Russia” dal 1720).
La conoscenza che abbiamo delle missioni
dei Santi Cirillo e Metodio si basa principalmente
su due biografie anonime (scritte
in slavo ecclesiastico, ma composte da
autori di cultura bizantina), conosciute anche
con il nome di Leggende pannoniche.
Sebbene agiografici, questi testi resistono
spesso all’incrocio e al controllo effettuato
sulla base della documentazione certa
(cfr. P. Duthilleul, Les sources de l’histoire
des saints Cyrille et Méthode, in Échos d’Orient
179, 1935).

Non furono, comunque i due santi a ope-
rare la conversione degli slavi orientali,
poiché essi erano già morti da un secolo
quando Volodymyr venne battezzato, nel
988. Anche per la conversione della Rus’
le fonti greche sono assai parche e le dedicano
non più di un paio di righe (Leone
Diacono, Historia, Bonn 1828, 175, 9-10).
Ci dice di più lo storico arabo Yahya di
Antiochia, un cristiano melchita dell’XI
secolo, che riferisce come l’imperatore
Basilio II, che aveva subito una sconfitta
da parte dei Bulgari e che era minacciato
dalle truppe dell’usurpatore Bardas Foca,
«costretto dalla necessità, inviò un’ambasciata
al re della Rus’, anche se era suo
nemico, per chiedere aiuto. [...] E il re della
Rus’ si sposò con la sorella dell’imperatore
Basilio, dopo aver accettato la condizione
di battezzarsi con tutta la gente del suo
Paese. [...] L’imperatore Basilio più tardi gli
inviò metropoliti e vescovi».
D’altra parte, l’attività missionaria di Cirillo
e Metodio, benché iniziata sotto gli
auspici dell’Imperatore bizantino, come
ricorda la loro biografia, per cui il principe
Rastislav della Grande Moravia aveva
chiesto all’imperatore, Michele III, di inviare
al suo popolo «un Vescovo e maestro...
che fosse in grado di spiegare loro
la vera fede Cristiana nella loro lingua»,
si svolse in simbiosi anche con Roma. In
Moravia e in Pannonia s’intrecciavano
infatti le spedizioni missionarie latine e
greche; Metodio, dopo aver ricevuto l’ordinazione
sacerdotale proprio dal papa,
ottenne anzi da Giovanni VIII l’eccezionale
autorizzazione a dire la messa in lingua
slava (greco, latino ed ebraico erano
le sole lingue liturgiche ammesse). Dopo
la morte dei due fratelli, i loro discepoli
greco-slavi furono però espulsi dalla
Moravia e si rifugiarono in Bulgaria. Da
questo fallimento nacque comunque una
grande eredità: nei monasteri bulgari, due
generazioni di missionari perfezionarono
(tra la fine del IX e l’inizio del X secolo), la
lingua slavo-ecclesiastica. Si trattava del
preziosissimo strumento per la traduzione
dal greco dei testi sacri, teologici e profani;
era una lingua che era slava nel suono,
ma molto bizantina nei termini e nei contenuti.
Usava ampiamente, ad esempio, le
parole composte, come il greco praticato
a Bisanzio. La cultura bizantina che fu
assorbita a Kiyv dopo la cristianizzazione
arrivò soprattutto attraverso la mediazione
bulgara, sotto la forma delle traduzioni
in slavo ecclesiastico della Scrittura, dei
testi liturgici e della letteratura bizantina
(cfr I. Ševčenko, Byzantium and the Slavs).
Tutte le conversioni che seguirono le mis-
sioni bizantine avevano la stessa caratteristica,
di essere conversioni fatte dall’alto:
era il sovrano pagano che abbracciava la
fede cristiana e, dopo, essa veniva trasferita
al suo popolo (secondo una lunga
tradizione, che apparteneva anche al versante
latino). Dal punto di vista dei Bizantini
– il che è molto interessante, perché
il loro atteggiamento diventa un archetipo
delle relazioni politiche tra i popoli
slavi-ortodossi – il re convertito diventava
vassallo dell’Imperatore e veniva aggiunto
alla “famiglia” dei re e delle nazioni bizantine;
egli si impegnava inoltre a difendere
il territorio dell’Impero; anche se spesso,
nella realtà, accadeva esattamente il contrario,
vale a dire che la conversione veniva
compensata da concessioni territoriali,
come viene riconosciuto anche dalle fonti
bizantine, almeno nel caso bulgaro o come
è accaduto nel caso di Volodymyr della
Rus’, al quale, secondo la Cronaca di Nestore
(kyiviana), la conquista della città di
Chersoneso in Crimea diede la possibilità
di dettare i termini di conversione all’Imperatore
bizantino.
La Cronaca di Nestore è anche coerente
con le fonti bizantine a proposito dello
svolgimento tipico delle missioni: qui viene
riportato il rimprovero dell’Imperatore
bizantino alla principessa Olga (che si
era privatamente convertita prima di suo
nipote Volodymyr) per non aver mandato
truppe in suo aiuto; la lunga citazione
dal Vecchio testamento che un “filosofo”
avrebbe fatto a Volodymyr prima della
sua conversione è coerente con le attività
pedagogiche di missionari che venivano
inviati prima della missione risolutiva
finale.
Lo stesso vale per il largo uso che si
faceva, in queste missioni pedagogiche,
di vite illustrate dei Santi e di
Cristo. Anche la decisione finale di Volodymyr,
riportata dalla Cronaca kyiviana,
di scegliere alcuni bambini di nobile famiglia
per iniziarli allo studio della nuova
religione, si ritrova in altri resoconti bizantini.
Nel Sermone in lode dei santi Cirillo e Metodio,
in slavo ecclesiastico, così viene
sintetizzata la loro attività liturgico-nomologica:
«nelle terre d’Occidente, nelle terre
di Pannonia e di Moravia, risplendeste
come due soli e respingendo le tenebre
del peccato, illuminaste con le lettere e
insegnaste ai discepoli l’intero ordinamento
ecclesiastico»

La Croce 15 febbraio 2015