DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Per la generazione web 2.o la storia è finita


Roberto Cotroneo

Non è esagerato dire che siamo
di fronte a un pericolo. La generazione
dei social network
e del web 2.0 è una generazione
che non sa quasi nulla. E allo
stesso tempo si nutre di informazioni
di ogni tipo che non sa mettere assieme.
Immaginate di arrivare in un paese
dove esiste la fame e ci sono pochissime
risorse idriche. Un paese dove la morte
per denutrizione è all’ordine del giorno.
E immaginate che sia accaduta una cosa
impressionante. Per combattere la fame
le multinazionali del fast food, quelle
dell’industria dolciaria, e quella delle
bibite gassate sono sbarcate in grande
stile. I bimbi denutriti potrano addentare
hamburger pieni di salsine di vario
genere, avere a disposizione dolci ipercalorici
e bere bevande dolci e gassate.
Gli integrati del web, coloro che dicono
e sostengono che la rete crea immense
opportunità di conoscenza, sono di fatto
gli ideologi dell’hamburger con senape
e maionese per combattere la fame.
Hamburger alle volte anche di carne
scadente. Le generazioni più giovani
stanno infatti assistendo a una sorta di
fne della storia per eccesso di storie,
che sono il cibo scadente che spesso
trovano in rete. Non sono più in grado
di collegare gli eventi, i fatti, le cause
e comprendere quello che è accaduto
nel passato. E non sono più in grado di
scegliere quali sono i fatti da prendere
seriamente in considerazione, e quelli
che invece non hanno alcun valore. Convivono
con elementi tossici, rielaborati,
gustosi in apparenza, ma a guardar bene
per niente sani e poco attendibili. Stiamo
assistendo alla fne della storia, che
si è consegnata mani e piedi alle storie,
ai racconti accattivanti, a quanto non è
verifcabile. La frase di una generazione
intera: l’ho trovato su internet, è il segno
di tutto questo.
Banalità della rete La fne della
storia non è più dimenticare il passato,
ignorare la nostra identità nazionale,
ma è trasformare tutto quello che siamo
in clip staccate una dall’altra, curiosità,
dettagli, eccentricità senza contesto,
citazioni estrapolate. Come una microstoria
alla Braudel ma fatta solo di dettagli,
di particolari. È vero che il web permette
di moltiplicare nozioni e informazioni in
una maniera un tempo impensabile. Ma
è solo cibo di cattiva qualità. Per usare
un’altra metafora possiamo dire che ci
siamo perse le viti, i bulloni, i chiodi, le
staffe, i tasselli, tutte cose che servono a
dare una forma vera a quello che siamo
diventati e a quello che saremo. I due
episodi, lontanissimi tra loro, che devono
farci rifettere su questa cultura del web
riguardano l’elezione alla presidenza della
Repubblica di Sergio Mattarella. In quei
giorni un quotidiano ha lanciato il solito
sondaggio su internet. Chi vorreste al più
alto Colle? E la risposta è stata una palese
sciocchezza: Giancarlo Magalli, un presentatore
televisivo di lungo corso. Una
risposta tipica del criptismo del web. Il
criptismo in natura è quel fenomeno che
consente a certe specie animali di mimetizzarsi
completamente con l’ambiente.
Sul web è un modo di scomparire nella
banalità della rete, di perdere pensieri,
identità, punti di vista, e fare come
tutti gli altri. È un modo per difendersi.
Tutta l’indignazione, la protesta, tutte le
polemiche della rete sono un criptismo
difensivo: non sono provocazioni per
farsi notare, ma al contrario, per lasciarsi
dimenticare: è una forma paradossale
di invisibilità. Appena eletto, Sergio
Mattarella è andato alle Fosse Ardeatine a
rendere omaggio al sacrifcio di 335 civili
e militari italiani massacrati il 24 marzo
1944 dai nazifascisti. Un gesto importante
che però ai più giovani deve essere apparso
curioso, quasi illeggibile, per certi
aspetti. Noi diremmo: un gesto simbolico
che si inserisce in una consapevolezza
della storia e della conoscenza. E che non
ha nulla a che vedere con la irritualità
invisibile di un popolo del web fuori dagli
schemi, e non per scelta consapevole, ma
per ignoranza di quegli stessi schemi,
paradigmi e metodi che ci consentono di

capire il mondo.

sette 13 febbraio 2015