DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Quei laicissimi roghi che il Corriere dimentica. Rino Cammilleri


Il Corsera, omaggiando il politicamente corretto, affianca il rogo del pilota giordano a quelli dell’Inquisizione, tanto per ricordare che a rosolare gli avversari ideologici hanno pensato prima i cristiani. Certo, un commento è un commento e il commentatore, anche se esperto, deve fare i conti con lo spazio che gli viene concesso. Cito: «Furono bruciati per primi gli eretici, cristiani che avevano idee un po’ diverse».

Queste «idee un po’ diverse» erano, per esempio, quelle dei catari. Che cristiani non erano affatto. E vediamole, queste “idee”. Secondo i catari la materia era stata creata da una divinità malvagia, perciò occorreva evitare che le anime (create dalla divinità buona) finissero prigioniere nei corpi (creati da quella cattiva). E come? Smettendo di procreare. Il catarismo fu un problema talmente serio che ad accendere i roghi furono prima la gente comune e poi le autorità, tanto che la Chiesa dovette intervenire per avocare a sé il problema. Cioè: in tema di religione solo la Chiesa ha la competenza necessaria nonché la misericordia occorrente affinché sul rogo non ci finisca qualche sprovveduto. Perciò creò l’Inquisizione, un tribunale di esperti teologi con tanto di garanzie che accertava che l’”eretico” fosse veramente tale e non un poveraccio tratto al catarismo da ignoranza (o paura, perché in certi luoghi i catari erano potenti e privi di scrupoli). Se l’imputato persisteva nelle sue “idee”, la Chiesa non poteva fare più nulla per lui e passava la mano all’autorità civile. La quale non intendeva permettere che, a furia di vietare la procreazione, l’umanità si estinguesse (tra l’altro, i catari proibivano il giuramento, che era la base della società feudale).

Proprio contro le “idee” dei catari san Francesco intonò il suo Cantico delle creature e a contrastarli mandò il francescano più colto e santo: sant’Antonio di Padova. Non a caso l’Inquisizione fu affidata ai nuovissimi ordini mendicanti, francescani e domenicani, i più amati dalla gente. Naturalmente, è buona norma politicamente corretta non menzionare mai gli inquisitori a cui gli eretici fecero la pelle. Andiamo avanti col commento del Corrierone. Cito ancora: «dal Duecento fino a metà del Settecento (…) una stima approssimativa calcola che i roghi delle Inquisizioni cattoliche fossero circa 20mila, mentre le condanne capitali per eresia in Inghilterra e Svizzera furono molto minori». Prendiamo per buona la cifra approssimata e ricordiamo che va spalmata su seicento anni e su Spagna, Francia, Italia, Portogallo. In Inghilterra, però, gli «eretici» erano i cattolici, e bastò un solo paio di secoli per giustiziarne sui 70mila. É vero, non erano roghi ma forca con squartamento. Quanto alla Svizzera, era meglio non avvicinarsi: lo stesso Giordano Bruno scappò.

Il commento del Corsera, bontà sua, ammette che, per quanto riguarda le streghe, i protestanti ne eliminarono molte di più dei cattolici; anzi, questi ultimi molto poche. E che il loro numero complessivo va ridimensionato di parecchio. Cose note, certo, però una stoccatina finale alle «sentenze» emanate «in nome di Gesù Cristo» riequilibra le cose, non sia mai che la Chiesa cattolica passi per buona e giusta. Aggiungiamo, noi, a beneficio dei nostri lettori, che la pena del rogo non fu un’invenzione medievale, ma era stata presa pari pari dal diritto romano (che ancora oggi si studia nelle università) e risaliva a un decreto di Diocleziano. Veniva comminata per «lesa maestà» e fu inaugurata contro i manichei. Per quanto riguarda le sentenze emanate in nome di Cristo, infine, una buona volta bisogna prendere il toro per le corna e chiedere: avete mai visto una civiltà, una sola, senza inquisizione? Socrate fu inquisito e fatto fuori dai civilissimi greci. Dei romani sappiamo (v. le persecuzioni anticristiane). Sappiamo dei Paesi musulmani di ieri e di oggi. Paesi buddhisti come la Thailandia e Myanmar salvaguardano le basi religiose (un “laico” direbbe ideologiche) delle loro società. L’India ha leggi anticonversione e tribunali appositi. Dei Paesi comunisti come Cina e Vietnam e Cuba e Corea del Nord non è il caso di parlare, perché abbiamo già visto all’opera l’impero sovietico. La Germania hitleriana e l’Italia fascista avevano, com’è noto, le loro inquisizioni. Ma ne aveva una anche il Messico del XX secolo e scusate se abbiamo dimenticato qualcuno.

Ai laicisti odierni che si rifanno ai loro antenati Illuministi ricordiamo il Comitato di Salute Pubblica e la ghigliottina per quelli che avevano «idee un po’ diverse». Oggi, a Terzo Millennio inoltrato, abbiamo leggi che sbattono in galera chi professa «idee un po’ diverse» su omosessualità e minoranze (anche animali) che l’odierno Stato ideologico ha dichiarato sacre. Morale: non esiste, né può esistere, una società che non si basi su un corpus strutturato di idee (chiamateli, se volete, valori, princìpi, religione civile) e che non lo difenda se vuole continuare a sussistere. Chi dissente può essere tollerato, ma se insiste diventa sovversivo. La nostra liberalissima Italia prevede quelli che sono a tutti gli effetti reati di opinione (legge Mancino, divieto di apologia del fascismo etc.), ma non fa altro che difendere quel famoso corpus di idee su cui si fonda. Nei secoli cristiani tale corpus era la dottrina cristiana, tutto qui. Sotto quale inquisizione sia meglio vivere lo sa chi conosce la storia. 

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