DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Usa: a Seattle arriva il distributore automatico di marijuana, mentre in Italia si dà il via alla commercializzazione. Senza alcuna certezza e molti rischi...


New York, 4 feb. (askanews) - Gli abitanti di Seattle, nello Stato di Washington, possono comprare marijuana così come acquistano bibite in lattina e snacks: usando un distributore automatico. L'unica differenza è che per farlo devono prima entrare in un apposito centro ed esibire una speciale carta d'identità che consente il consumo della cannabis.
American Green, il gruppo dell'Arizona dietro a questa tipologia di distributori, ha spiegato che quello piazzato nel Seattle Caregivers è il primo distributore automatico, climatizzato e capace di verificare l'età dei consumatori. E per chi teme disguidi Stephen Shearin, presidente e direttore operativo dell'azienda, garantisce: c'è sempre una persona che controlla l'identità del consumatore anche se lo scanner di cui il distributore è dotato può verificare i dati anagrafici.
"Non si ha mai accesso alla macchinetta se non c'è nei dintorni un essere umano che verifichi l'identità di un cliente", ha spiegato. L'idea è nata dai distributori di sigarette che si trovano dentro certi bar d'America. Quello di Seattle, si legge in un comunicato, offre "una vasta gamma di marijuana sia per uso medico sia per uso ricreativo, cibi e articoli vari" tutti al sapore di cannabis.


Cannabis, occhio agli effetti indesiderati
di Danilo Quinto e Claudia Di Lorenzi
La Regione Toscana avvia un progetto pilota per la produzione in Italia di prodotti farmaceutici a base di cannabis. Il governo Renzi non presenta ricorso, dunque accetta l'esperimento. Ma, come spiega il professor Pisanu, di "Progetto Uomo", non abbiamo alcuna certezza sulla sua efficacia medica. In compenso si apre il rischio che la produzione di farmaci derivati dalla cannabis sia un pretesto per passare alla liberalizzazione della marijuana. Non per fini terapeutici.

La Toscana avvia un progetto-pilota di fabbricazione di farmaci derivati dalla cannabis nello stabilimento chimico-militare di Firenze. Lo scopo è medico, ma esiste la possibilità che si trasformi in un pretesto per liberalizzare la marijuana. Non a caso i primi ad applaudire all'iniziativa toscana e a proporne l'estensione a tutta l'Italia, sono proprio i radicali.

"Se noi garantiamo l’uso corretto e monitorato della sostanza, che effettivamente può avere effetti benefici ciò è eticamente positivo, perché la salute della persona è un principio inderogabile". Ma "concedendo questa possibilità si apre un meccanismo che ha anche delle ipoteche, sia sulla salute della persona stessa, sia sulla società".

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