DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

IL WEB E I SOCIAL NON SONO E NON SARANNO MAI UNA "COMUNITA'" (SOLO COSI' SI POSSONO USARE CON SAPIENZA E DISCERNIMENTO)




INTERVISTA FONDAMENTALE AL FILOSOFO POLACCO BAUMAN PER COMPRENDERE COME LE RETI SOCIALI E INTERNET IN GENERALE POSSONO ESSERE UTILIZZATE PER COMUNICARE E ANNUNCIARE PERFINO IL VANGELO, MA SOLO COME UN INIZIO, UN AIUTO. MA NON POTRANNO MAI E POI MAI SOSTITUIRE QUELLO CHE DIO HA DONATO ALLA SUA CHIESA (E CHE NEL CAMMINO NEOCATECUMENALE SI SPERIMENTA IN MANIERA DECISIVA): LA COMUNITA'. 

IN ESSA I RAPPORTI SONO REALI E DONATI, E PER QUESTO MAI VIRTUALI. ALLA LUNGA NELLA COMUNITA' LE FINZIONI VENGONO A GALLA E SI COMPRENDE ALLORA IL POTERE INSOSTITUIBILE DELLA GRAZIA (CHE GIUNGE A CIASCUNO ATTRAVERSO LA PAROLA E I SACRAMENTI). PER QUESTO NELLA COMUNITA' APPARE LA COMUNIONE, CHE I SOCIAL NETWORKS NON POSSONO FAR SPERIMENTARE.

ATTENZIONE DUNQUE AI VARI "GRUPPI" E PSEUDO "COMUNITA'". HANNO SOLO BASI VIRTUALI E QUINDI NON POSSONO (PER LA LORO NATURA INTRINSECA) SUPERARE QUESTA SOGLIA CHE RENDONO LE RELAZIONI "LIQUIDE" COME LA CULTURA DI QUESTA SOCIETA'. ATTENZIONE AI RAGAZZI E A CHI SI ILLUDE DI STRINGERE RELAZIONI AUTENTICHE LADDOVE MANCA IL VOLTO REALE DELLE PERSONE. 

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ZYGMUNT BAUMAN: IL VERO DIALOGO NON E' PARLARE CON CHI PENSA COME TE"

Zygmunt Bauman, nato a Poznań (Polonia) nel 1925, dovette emigrare con la sua famiglia in quella che all’epoca era l’Unione Sovietica quando era appena un bambino per sfuggire alla persecuzione nazista. Nel 1968 dovette nuovamente fuggire per evitare la purga antisemita seguita al conflitto arabo-israeliano. Si stabilì temporaneamente a Tel Aviv, per poi trasferirsi in Inghilterra, dove fece carriera all’Università di Leeds. In un’intervista rilasciata a gennaio di quest’anno a Ricardo De Querol per Babelia, su El País, ha spiegato come le reti sociali, pur avendo cambiato in buona misura le forme tradizionali dell’attivismo sociale, non siano se non un sostituto della formazione di comunità autentiche. Nell’intervista, De Querol ha citato lo stesso Bauman, per il quale l’attivismo online è un “attivismo da sofà” e Internet la maggior parte delle volte non fa che “addormentare con intrattenimento a basso costo”. Il giornalista gli ha quindi chiesto se le reti sociali, parafrasando Marx, non siano il nuovo “oppio dei popoli”. Bauman non ha esitato a rispondere che l’identità, come le comunità, non è qualcosa che si debba creare, ma qualcosa che “si ha o non si ha”. “Quello che le reti sociali possono creare”, ha segnalato il sociologo, “è un sostituto. La differenza tra la comunità e la rete è che tu appartieni alla comunità ma la rete appartiene a te. Puoi aggiungere amici e puoi cancellarli, controlli la gente con cui ti relazioni. La gente si sente un po’ meglio perché la solitudine è la grande minaccia in quest’epoca di individualizzazione. Ma nelle reti aggiungere amici o cancellarli è così facile che non c’è bisogno di capacità sociali”. Queste ultime, ha segnalato Bauman nell’intervista, si sviluppano nel contatto quotidiano umano diretto, in spazi condivisi, sia pubblici che privati: per strada o nell’ambiente di lavoro, in cui è necessaria un’interazione “ragionevole” con la gente; insomma, in interazioni che esigono dialogo, negoziato e apertura.
A questo proposito, Bauman non esita a ricordare che papa Francesco ha concesso la sua prima intervista dopo essere stato eletto Sommo Pontefice a un giornalista apertamente e militantemente ateo, Eugenio Scalfari. “È stato un segno”, ha indicato Bauman: “il vero dialogo non è parlare con gente che la pensa come te”. Il dialogo, ha specificato il sociologo in un’intervista rilasciata di recente ad Avvenire, è “insegnare a imparare. L’opposto delle conversazioni ordinarie che dividono le persone: quelle nel giusto e quelle nell’errore”. “Entrare in dialogo significa superare la soglia dello specchio, insegnare a imparare ad arricchirsi della diversità dell’altro. A differenza dei seminari accademici, dei dibattiti pubblici o delle chiacchiere partigiane, nel dialogo non ci sono perdenti, ma solo vincitori”. “È la vera rivoluzione culturale rispetto a quanto siamo abituati a fare ed è ciò che permette di ripensare la nostra epoca. L’acquisizione di questa cultura non permette ricette o facili scappatoie, esige e passa attraverso l’educazione che richiede investimenti a lungo termine. Noi dobbiamo concentrarci sugli obiettivi a lungo termine”. “E questo”, ha concluso Bauman, “è il pensiero di papa Francesco. Il dialogo non è un caffè istantaneo, non dà effetti immediati, perché è pazienza, perseveranza, profondità. Al percorso che lui indica aggiungerei una sola parola: così sia, amen”. (Aleteia, 26 settembre 2016)

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